
IL MESSAGGERO (R. RENGA) - Tempo fa ci capitò di sostenere una tesi: i romanisti non sono più quelli di una volta. Gli avvenimenti recenti ci danno insieme ragione e torto. Ragione: mai in passato si era fischiato lautore di un gol giallorosso. Torto: in Coppa siamo già tornati alla normalità. Segno che i vecchi romanisti, nati e cresciuti prima dellera televisiva, hanno fatto capire ai nuovi dovera lerrore.
Cè unaltra teoria. La dobbiamo a Claudio Ranieri, che si sente sempre più solo. Il tecnico lha detto chiaro e tondo: dietro bombe carta, uova e corona di fiori cè chi rema contro. Dunque un mandante e dunque un regista. In questo caso, evidente il piano: attaccare la squadra per attaccare la società. Il caos, è chiaro, potrebbe facilitare il cambio di proprietà. Se fosse vero, luscita del tecnico avrebbe imposto una pausa.
Si può dire una cosa, comunque: la Roma non vive le sue giornate migliori. Giocatori che si ammalano, guariscono, spariscono. Medici con la museruola. Brasiliani che dovrebbero figurare nel libro paga della loro Federazione. Montali non ancora presentato: si vede, parla, ha buone maniere, ma non si sa, ufficialmente, di che cosa si occupi e in che maniera stia ottimizzando i quadri tecnici.
Cè poi questo problema del settore giovanile. Si dice che lallenatore degli allievi nazionali, Stramaccioni, un anno fa sia rimasto a Roma dietro la promessa (scritta?) che a fine stagione avrebbe avuto la Primavera, squadra guidata da Alberto De Rossi, padre di Daniele. Da allora, silenzio. Pare che si sia inserita lInter, che, in un colpo solo, potrebbe portare via tecnico e giocatori, alcuni dei quali già lanciatissimi in carriera. Una soluzione ci sarebbe: De Rossi supervisore tecnico, Stefanelli allorganizzazione, Stramaccioni in panchina. Ma di tempo ce nè poco.
La squadra ormai la conosciamo. Capace di rimonte e di cadute. E sarà sempre così sino a quando non verrà presa in braccio da Francesco Totti, il solo in grado di trasformarla, come capitava con Capello, con Spalletti, con tutti.