CORSPORT (P. TORRI) - Il sorriso di Flora Viola si è spento ieri, nel primissimo pomeriggio. E si è spento il sorriso di tutto il mondo romanista. Perché Donna Flora, come è sempre stata chiamata con grande e sincero affetto, non è stata solo la moglie dellingegner Dino Viola, il presidente del secondo scudetto, è stata assai di più. Se non altro per quel ruolo di presidentessa, prima nella storia del calcio italiano, che assunse con coraggio e cuore romanista, quando lingegnere se ne andò per un male incurabile, lo stesso che ha portato via il sorriso di Donna Flora. Una persona che aveva fatto della discrezione e delleducazione uno straordinario stile di vita, lasciando il segno per la sua signorilità e per il grande legame che tutta la sua famiglia ha sempre..
La signora Flora è sempre stata amatissima dal mondo giallorosso, fino a qualche anno fa non mancava mai a una partita della Roma allo stadio Olimpico, come era sempre presente alle feste dei tifosi, con quellinvidiabile sorriso che lha sempre contraddistinta, quel sorriso che ricordano bene tutti i giocatori della Roma degli Anni Ottanta, che sapevano di poter contare sempre su Donna Flora quando cera da discutere qualche cosa con il presidente.
Bruno Conti, uno dei protagonisti principali di quella Roma che si trasformò, dopo anni di anonimato, nella sfidante della Juventus di Boniperti e del Trap, quando ha saputo la notizia non è riuscito a trattenere le lacrime: «E una notizia che mi colpisce al cuore, sono addoloratissimo. Voglio abbracciare i tre figli, Ettore, Riccardo, Federica, tutta la famiglia Viola che mi ha fatto vivere unepoca straordinaria della Roma. La signora Flora la ricordo sempre al fianco dellingegnere e poi anche come il nostro presidente, felice a Genova per quella Coppa Italia che avevamo vinto. Ci mancherà.
Con il suo sorriso sapeva sdrammatizzare qualsiasi situazione» . Anche Francesco Totti ha voluto ricordare la signora Viola: «Mi ha sempre colpito per la serenità che riusciva a trasmettere insieme alla signorilità. Soprattutto ricordo il suo sorriso che per me, giovane calciatore, è sempre stato rassicurante. Un abbraccio a tutta la famiglia» .
La Roma ha ricordato la signora Viola con una nota nel sito ufficiale della società giallorossa. Anche il mondo politico della Capitale ha voluto manifestare il suo cordoglio per la scomparsa della signora Viola. Il sindaco Alemanno ha diffuso una nota, anche lex sindaco Walter Veltroni, il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, il Presidente del Consiglio Comunale Marco Pomarici, hanno voluto ricordarla con parole che si possono riassumere così:
«Con la scomparsa della signora Viola se ne va un pezzo della Roma. Ne siamo addolorati profondamente » . Ci associamo con tutto il cuore abbracciando i figli Ettore, Riccardo e Federica, la nipote Francesca che ancora oggi lavora nella Roma con la Roma nel cuore.
Alla famiglia Viola le più sentite condoglianze del Corriere dello Sport- Stadio
LINTERVISTA DEL 30 GENNAIO 1991
Le sue parole da presidente «Nella mia Roma vorrei sempre giocatori come Rocca E che gioia per lo scudetto!»
Ecco un estratto dellintervista, pubblicata sul Corriere dello Sport-Stadio il 30 gennaio 1991, che il nostro direttore Alessandro Vocalelli realizzò con la signora Flora Viola subito dopo il suo insediamento alla presidenza della Roma.
Signora, il primo incontro con Dino Viola.
« Lui studiava già a Roma ma lestate veniva in villeggiatura sullAppenino Toscano. Io ero in vacanza con la famiglia, avevo 18 anni soltanto. Conoscerci, come succede ai ragazzi, fu facile».
Poi ha conosciuto lamore di Dino Viola per il pallone.
«Mi diceva che non aveva mai avuto dubbi. A 14 anni aveva deciso che avrebbe acquistato la Roma, che avrebbe fatto il presidente.
Si era innamorato della squadra quando abitava in via Machiavelli.
Un giorno vide sfilare i tifosi, prese a seguirli si ritrovò nello stadio. Il mio ' impatto' è stato altrettanto romantico. Un passeggiata in bicicletta con Dino ed altri amici, fino a Livorno. Dove giocava la Roma, la Roma che avrebbe vinto il suo primo scudetto».
Lei ha accompagnato suo marito in tutte le trasferte, in Italia e allestero. Quale ricorda con maggiore affetto?
« Quando a Genova vincemmo lo scudetto. I tifosi facevano festa, la città cantava di gioia, noi invece andammo direttamente a Terrarossa, a brindare tra noi.
Tra laltro la festa fu rovinata dalla vicenda- Falcao. Voleva andar via e mio marito faticò moltissimo a trattenerlo».
Ma lei, per un momento soltanto, è stata 'gelosa' della Roma?
« Una volta soltanto, nel 76. Ci trovavamo a Chianciano e, pochi lo sanno, mio marito rischiò la vita. Fu ricoverato durgenza per unulcera perforata. Al risveglio delloperazione mi disse: Flora, mi sarebbe dispiaciuto morire. Non ho ancora fatto nulla per la Roma. Io ci rimasi malissimo. Poi capii. Il calcio era la sua grande passione».
La partita più amara?
«Non ero allo stadio per la finale di Coppa Campioni. Mia figlia Federica aspettava il primo figlio, ogni momento poteva essere buono. Ed io non potevo lasciarla perché lei già soffriva terribilmente nel non poter seguire la squadra. Vedemmo la partita in tv ed aspettai mio marito: non è possibile, non è possibile continuava a ripetermi. Il giorno dopo però...».
Il giorno dopo?
«Non voleva rilasciare interviste, non voleva parlare al telefono. Andai io perciò, a rispondere. Era il presidente Pertini: Dica a suo marito di non rammaricarsi. E come se la Roma avesse vinto ugualmente. Dino parlò con Pertini e ritrovò il buon umore».
Cè qualcosa che non ha condiviso nella sua gestione?
« Forse limpegno, lo sforzo, per costruire il nuovo stadio. Non perché non avesse ragione: oggi tutti si affrettano a dire che che Dino Viola aveva visto più lontano di tutti. Ma avevo intuito che non ci sarebbe stato nulla da fare, che non sarebbe mai scattato il meccanismo giusto. Sensazioni di donna, che purtroppo si sono rivelate esatte».
Se la vedesse presidente, cosa direbbe Dino Viola?
« Non riesco a pensare ad una risposta perché a lui una cosa del genere non era venuta mai in testa. Non pensava, non avrebbe mai pensato, a cosa gli stava per riservare la sorte. Forse lunico campanello di allarme era il suo scarso appetito ma ci diceva che dipendeva dagli impegni, dalla fatica, dallo stress a cui era stato sottoposto questanno».
Il carattere di Dino Viola ed il suo.
«Forse io sono più accomodante. Lui era capace di giudicare subito una persona, io sono portata a credere di più nella gente. Ho capito, ora so perfettamente però, che in tanti gli hanno voluto bene».
Eppure si dice anche che lei abbia più volte provato a convincere suo marito a lasciare.
«Sarebbe stata, credetemi, una fatica inutile».
Pensa che il suo esempio, una donna presidente, finisca per essere seguito?
«Non sono una femminista. Nel senso più acceso della parola. Ma credo che anche una donna possa dire e fare qualcosa. Il calcio non è più uno sport maschilista».
Cè un giocatore dei dodici anni di Dino Viola che vorrebbe vedere nella 'sua' Roma?
«Francesco Rocca, come si potrebbe rinunciare ad uno del suo temperamento?».