
IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Buona la prima. Anzi buonissima. Ventotto minuti, anche qualcosa in più, di calcio stellare. Fatto di triangoli, tocchi di prima, recuperi, grinta. La partita col Bari una risposta, magari non ancora definitva, lha data: il tridente funziona. Eccome se funziona. Menez non ha dovuto aspettare tanto per vedere il suo sogno realizzato.
«Spero che Totti torni presto per poter giocare insieme a lui e a Vucinic - aveva detto dopo la partita di San Siro con lInter - Sarebbe il massimo. Un 4-4-2 classico, con Mirko esterno alto sulla fascia sinistra ed io e Francesco in avanti. Sono convinto che potremmo fare delle belle cose». E le hanno fatte. Ieri Ranieri li ha schierati tutti e tre anche se non proprio nel modo in cui pensava Jeremy. Ma ha funzionato ugualmente a meraviglia. Grazie a Totti, certo, per il quale non si trovano più gli aggettivi (bastano le facce di Perrotta e di Ranieri che si chiedevano da quale pianeta fosse sceso questo extraterrestre dopo quel sinistro di inaudita potenza e precisione che ha dato il 3-0), ma anche grazie al modo in cui Menez e Vucinic hanno interpretato i rispettivi ruoli e la partita nel suo complesso.
Non due giocolieri in attesa della palla, ma due frecce lanciate avanti e indietro per tenere compatta la squadra. Volevano dimostrare al tecnico, e non solo, che la Roma può giocare così, che può permettersi il lusso di tanta qualità. I dubbi, inutile nasconderlo, cerano. Si temeva che alle spalle del tridente si potessero creare delle praterie dove gli uomini di Ventura avrebbero potuto pascolare a loro piacimento. Probabilmente lo temeva anche Ranieri, cui va dato il grande merito di aver saputo osare. «Lho letto sui giornali! Mi avete ispirato voi - ha detto il tecnico scherzando nel dopo partita -. Io cerco sempre di mettere qualità in campo ma cè bisogno di capire il momento giusto. Ho parlato con tutti e tre prima della gara e gli ho spiegato cosa volevo».
Evidentemente Ranieri da questa chiacchierata ha ricevuto delle indicazioni importanti, ha visto negli occhi dei tre la voglia di sacrificarsi. Per la squadra, ma anche per loro stessi. Perché adesso non dovrà più rimanere fuori uno di loro a turno. Almeno non sempre. Fin qui le note positive, che in ogni caso sono molte più di quelle negative. Ma, se si vuole andare un po oltre, resta il fatto che i gol sono arrivati ancora una volta solo da Totti. Sì, è vero, Vucinic è stato sfortunato a prendere il palo e poi bravo a prendersi il rigore. E vero che la prestazione di Menez è stata comunque superlativa, ma forse nella faccia imbronciata del francesino (un po diversa dalla solita) al momento del cambio cera un po di quella rabbia per non aver trovato il gol. Magari non era contento neppure di essere il primo dei tre lì davanti ad uscire. Sfumature in una giornata di festa.
Sfumature che non sono sfuggite a Ranieri, che lo ha raggiunto per dirgli: «Bravo, bravo Jeremy». Menez, Vucinic e Totti: tutti promossi tutti sostituiti (anche se il capitano solo nel recupero per la standing ovation). Perché stanchi, forse pure per ché Ranieri li vuole ancora tenere sulla corda fino a quando meccanismi non saranno perfetti. Una cosa però è certa: il tridente può funzionare. Se avete dubbi, chiedete al Bari per conferma.