
IL ROMANISTA (Z. BONIEK) - La notizia della morte di Flora Viola mi ha profondamente colpito e addolorato. Anche se un po me laspettavo, perché lavevo vista un mese e mezzo fa e mi era sembrata spenta rispetto al solito. Ma martedì, quando lho saputo, mi sono rattristato parecchio.
Estata la moglie di uno dei presidenti più importanti della storia della Roma e io la ricordo come una donna di gran classe, sempre disponibile e tranquilla. Sorridente, in qualunque occasione. Il Presidente ogni tanto si arrabbiava, ma lei era sempre lì, non perdeva mai la calma e trasmetteva serenità a tutti. Non potrò mai dimenticare le cene a casa loro, anche prima di firmare per la Roma ero stato loro ospite.
E poi, in questi anni, abitando non distante da casa sua, la vedevo spesso la mattina, mentre faceva la sua passeggiata: ci salutavamo, scambiavamo due parole, mi raccontava dei figlio e dei nipoti, prima di andare ognuno per la propria strada. Era una piacevole abitudine che adesso non ci sarà più. E scriverlo me ne fa prendere dolorosamente atto, per quanto sia umano quello che è successo. E lorologio della vita. Ciao signora Flora, mi mancherai.