IL ROMANISTA (D. GALLI) - Il tempo era "bello", il terreno "buono", i baffi di Paolo Conti barcollavano tra i pali, Turone era gol ma ancora non lo sapeva, di Bruno ce nè (sempre) uno e viene da Nettuno, tira Agostino, Carletto Ancelotti, il Bomber e Liddas erano lalba di uno scudetto che verrà, sì, ma solo quattro anni e mezzo dopo. Recita il tabellino di quel Roma-Ascoli, 2 settembre 1979, turno eliminatorio di Coppitalia: "Circa 75.000 spettatori presenti di cui 71.212 paganti per un incasso record di 291.801.000".
"Circa 75.000 spettatori presenti di cui 71.212 paganti
per un incasso record di 291.801.000". Valeva una
striscetta di coccarda, che vale poco solo per chi ha provato per undici volte la vergogna della B. LOlimpico era un sole, tanto era fico, tanto era romanista. E tantissimi erano i romanisti: settantamila. Anzi, di più.
LIngegner Roma, Donna Flora, Ciarrapico, linterregno del generale Di Martino, Franco Sensi. E ora Rosella.
Cosa è cambiato dalla Roma di Viola a quella attuale? Tutto. È statistica. È botteghino. E i dati sono preoccupanti anche se rapportati al recente passato. Senza più il paracadute Spalletti, gli incassi precipitano. Nelle prime cinque partite di campionato, con Juventus, Fiorentina, Napoli, Livorno e Bologna, sono passati attraverso i tornelli dellOlimpico 47.407 biglietti. La media è da brividi: 9481,4 a incontro. Certo, con il Napoli la prevendita è stata tremendamente complicata dal Viminale. Senza restrizioni, compresa la chiusura del settore ospiti, il dato complessivo sarebbe stato migliore. Ma di poco. Le incomprensioni con Spalletti, che poi si dimetterà, la campagna acquisti assente, la contestazione permanente alla Sensi, le speranze tradite di un passaggio di proprietà e lavvio di campionato disastroso si sono tradotti in un tracollo al botteghino.
È bastato controllare il numero dei paganti delle gare interne, a cominciare dalla stagione 2005/06. Prima, contava poco. Il tricolore era stato scolorito dalla salvezza dei mesi precedenti, nel calvario dei cinque allenatori e fino al gol biblico di Cassano a Bergamo. Azzerato il passato, in panchina va Spalletti e lentamente rifiorisce lentusiasmo. Contro Udinese, Parma, Siena, Lazio e Ascoli i paganti sono 68.446, per una media di 13.689,2 a partita. La stagione seguente va ancora meglio. Il totale passa a 73.661, la media a 14.732,5. Il vero mini boomsi ha nel 2007/08. La Roma è una favola che incanta lEuropa, per le strade cè profumo di leggenda e il calendario aiuta la biglietteria. I primi sei match allOlimpico sono infatti con Siena, Juve, Inter, Lazio e Cagliari. Sei, e non cinque, perché in quei cinque cè Roma- Napoli: per ragioni di sicurezza, il Viminale sceglie di consentire lingresso solo ai 27.313 abbonati giallorossi. Drogato dalle sfide con bianconeri, intertristi e parenti (cosìdicono) acquisiti, il totale simpenna: 107.710, media di 21.542 a gara.
Nella stagione 2008/09, e diversamente dallanno precedente, lOsservatorio sulle manifestazioni sportive permette la trasferta ai napoletani. Risultato, la Roma conta 11.983 tagliandi staccati solo per la prima di campionato. Dalle quattro partite successive è esclusa Roma- Samp. Sospesa per il diluvio universale che si abbatte il 29 ottobre sulla Capitale, sarà ripresa a giocare il 14 gennaio.
Dopo cinque gare, la Roma registra 73.802 paganti, 14.760 a incontro. Poi il declino. Anzi, il crollo: in media,
finora sono stati cinquemila in meno rispetto a un anno fa. Senza più paracadute, il cielo sopra lOlimpico sarà come i suoi seggiolini. Sempre più blu.