Vito Scala: "Francesco ha ancora margini di miglioramento e potrà giocare fino a 38 anni"

06/10/2009 alle 09:38.

CORSPORT (D'UBALDO) - Una vita al fianco di Francesco Totti. Vito Scala non è solo il preparatore atletico del giocatore più importante del­la Roma, ma è l’amico, il confidente, l’uo­mo che lavora a 360 gradi per il capitano. Il loro sodalizio professionale è comin­ciato nel 2000, ma i due si conoscevano da prima, essendo partiti dallo stesso quartiere, San Giovanni. Vito Scala, una laurea all’Isef, 45 anni, sposato, tre figli, conosce tutti i segreti di Francesco Totti

Oggi che ha 33 anni dove può arrivare?

«Ancora oggi non conosco i suoi margi­ni di miglioramento. Ogni volta ci stupi­sce

con qualcosa di diverso. Credo che Francesco abbia portato al massimo l’in­novazione

in ogni ruolo che ha interpre­tato: trequartista, esterno nel tridente, se­conda

punta, centravanti. La sua qualità più grande secondo me è la facilità di let­tura

delle situazioni di gioco. E’ velocis­simo nell’individuare la chiave della par­tita.

Chi gioca al suo fianco ne trae van­taggio. E secondo me ha margini di mi­glioramento

dal punto di vista tattico. Da centravanti in questo inizio di stagione ha realizzato

sedici gol, è l’attaccante che ha avuto il massimo rendimento nell’an­no solare. E

viene da due grandi infortu­ni ».

Qualcuno dice che abbia poca vo­glia di allenarsi. Un luogo comune?

«Nelle situazioni di difficoltà diventa meticoloso e scrupoloso, quasi maniaca­le del

lavoro. Stamattina (ieri, n.d.r.) era già a fare fisioterapia. E’ molto

professio­nale. Anche questa volta se non ci saran­no controindicazioni darà

velocemente la sua disponibilità a rientrare in campo. Francesco non è uno

scansafatiche. Ma la battuta romana non gli manca mai».

Avete vissuto insieme i due momenti più importanti della vostra carriera: lo scudetto

e la coppa del mondo


«Lo scudetto per chi è romano come Francesco è la gioia più grande, un’emo­zione

unica. Il Mondiale è la consacrazio­ne a livello internazionale. Una scom­messa vinta

dopo il grave infortunio».

A livello internazionale lo ha fatto co­noscere l’Europeo del 2000

«Da lì è cominciato a diventare . Dimostrò di avere, oltre alle qualità


tat­tiche e fisiche, anche di personalità, cal­ciando il rigore con il cucchiaio».

Com’è fuori dal campo?

«Passiamo tanto tempo insieme, che è difficile condividere altri momenti. Ma in

occasione delle ricorrenze ci ritrovia­mo con le famiglie e qualche volta andia­mo a

pranzo insieme. Francesco è un ra­gazzo semplicissimo, vive serenamente il suo status

di campione. E’ un ottimo pa­dre di famiglia, attaccatissimo ai figli. Li segue al

parco giochi, porta Cristian al nuoto. E’ sempre molto presente».

Quali sono stati i momenti più brutti?

«Dal punto di vista umano i due infor­tuni, sotto il profilo professionale dopo

l’Europeo 2004 (lo sputo a Poulsen, n.d.r.) ha attraversato un periodo difficile».



Com’è con gli allenatori?

«Ha avuto buoni rapporti con tutti. Ma l’allenatore con il quale ha avuto la

tra­sformazione fisica e ha avuto la spensie­ratezza di giocare è stato Zeman».

Lei è convinto che giocherà fino a 38 anni, come ha detto?

«Io lo scongelerei prima di ogni parti­ta e subito dopo lo rimetterei nel ghiac­cio.

Lo farei giocare fino a quando alzerà il braccio e dirà basta».

Quella spinta a Livorno, la ricorda an­cora?

«Certo, fa parte della nostra storia, dei nostri segreti».

Cosa farà quando smetterà?

«Non ci pensa, è talmente preso a fare il calciatore che non fa programmi. Per me

diventerà un grande dirigente. Ha una conoscenza importante dei calciato­ri, ha

carisma ed è un personaggio credi­bile. Potrà rappresentare la Roma a qual­siasi

livello e quando arriverà il momen­to di dire basta si metterà a disposizione della

società».

E lei cosa farà?

«Resterò con lui. E’ una scelta fatta tan­to tempo fa. Condivisa con la società».



Qual è il suo impegno con ?


«Secondo me Francesco ha stravolto il modo tradizionale di gestirsi di un

calcia­tore. Lui ha il fratello Riccardo che lo rappresenta come procuratore e poi ha

una serie di professionisti che lo seguono dal punto di vista legale, commerciale,

amministrativo e per quanto riguarda gli investimenti. Io smisto le numerose

ri­chieste che giungono a alle varie componenti della sua struttura».

ha mai pensato di lasciare la Ro­ma?

«Può averci pensato, ma la scelta di re­stare è stata di cuore. Se fosse andato via,

sarebbe andato a guadagnare di più».

Dove potrà arrivare ?

«Più in alto possibile. Il suo obiettivo è vincere ancora con la Roma».