
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Era evidente che fosse successo qualcosa, ma adesso è ufficiale: Claudio Ranieri ha scavallato, è diventato veramente lallenatore della Roma, non più solo perché a inizio settembre ha firmato un contratto. Ranieri sè preso la Roma con la testa, piano piano, i risultati, la semplicità. Ha tratteggiato lombra di Spalletti solo per farne qualcosa di solido da tagliare: gessetto, forbici e via. Calcio semplice, scuola elementare. Ranieri sè preso la Roma perché Francesco Totti glielha data.
Magari a ruoli invertiti, ma siamo alla notte di Natale in cui il Papa investì Carlo Magno imperatore. Da giornalisti il titolaccio è Totti scarica Spalletti e lancia Ranieri. Via: il senso lo dà. E oggi - adesso - è ancora più importante, alla vigilia di Milan-Roma, la partita alibi per i Soliti ignoti, ma senza scuse per chi ci mette la faccia. Ranieri ce lha messa sempre, domani gli piacerebbe farsi un ritratto di quelli forti, alla van Gogh, senza rimetterci lorecchio (per questo non gioca Lobont). Luomo che arriva da San Saba si vuol prendere San Siro, anche perché in versione rossonera gli è riuscito solo in Supercoppa (ai tempi di "Irina te amo", quando Batistuta era De Rossi). Testaccio contro Milano. Bello. E la grande prova, sarebbe il grande passo, si aprirebbero prospettive nemmeno immaginabili a fine agosto. Ma il fatto è strano. Nel momento in cui Totti gli consegna la Roma, Ranieri si ritrova per la prima volta con la Roma senza Totti (col CSKA non conta, ci aveva già pensato Falcao venticinque anni fa). Ma allora il fatto è proprio questo. Un altro simbolo, unaltra investitura: sarà la Roma di Ranieri a giocarsela nel posto che per un romanista più estraneo non cè (la terra del profitto, del successo, della scalata, in Borsa o sociale che sia). Saranno le sue scelte, le sue intuizioni, la sua tattica che cresce continuando a giocare semplice. Saranno Okaka o Menez, o tutti e due e nessuno. Julio Baptista e Vucinic. Saranno i pensieri di Claudio Ranieri. Poche cose sono più lontane da Roma di Milano, e stavolta la Roma ci va apposta collimpronta testaccina a sottolineare la differenza: lì dove Spalletti ha saputo facilmente, e più volte, salire la Scala, Claudio Ranieri vuol fare un salto. Volare.