Ranieri, il mister all'antica che fa il talent scout

07/10/2009 alle 09:29.

CORSPORT (R. MAIDA) - Non è un allenatore per vecchi. Ci sono le prove, ci sono 23 anni di carriera a dimostrar­lo. E c'è quella frase che sembra un promemoria e un'anticipazione: « Ho lanciato tanti ragazzi » . E' vero. Quando vede gente brava, Claudio Ranieri non ha paura delle gerarchie e dei salti nel vuoto. Okaka, Cerci, Faty, Andreolli han­no molti esempi da seguire nella scalata alla Roma. L’importante è non scottarsi quando la palla è trop­po calda.
DOPO MARADONA - Il primo è stato Gianfranco Zola. Era il 1991. Ra­nieri arrivò a Napoli nella stessa si­tuazione che ha trovato Donadoni ..

DOPO MARADONA - Il primo è stato Gianfranco Zola. Era il 1991. Ra­nieri arrivò a nella stessa si­tuazione che ha trovato Donadoni in Nazionale tre anni fa. Post ato­mica. Era finito un ciclo, Maradona aveva problemi che ne avrebbero annientato - giusto per iniziare - la capacità di giocare al calcio. L'alle­natore nuovo scelse di scommette­re. Dentro Zola, allora, il frugoletto sardo di 25 anni che era abituato a fare l'ombra di Diego. Risultati ot­timi, almeno per un anno: il quarto posto per il di quei giorni fu un risultato importante. E il promettente Zola deve ringrazia­re: qualche anno dopo, sarebbe stato premiato dalla regina d'Inghilterra, mica da Pippo Baudo.

CHELSEA, ENGLAND - A proposito di inglesi: Ra­nieri li incrociò all'improvviso nel 2000 senza ave­re bisogno di dire «good morning» . Veniva dalla Spagna, dove aveva conquistato e deluso, valoriz­zando “solo” giocatori del livello di Albelda (ven­tenne), Claudio Lopez e Sissoko. Al Chelsea capi­tò in un periodo scomodo. Aria di fallimento, nel senso di crack finanziario, salvato nel 2003 da Abramovich a 48 ore dall'esplosione della bomba. Ranieri, quello che chiamano yes man, non perse tempo a piangere. Approfittando delle mansioni destinate agli allenatori d'Inghilterra, che sono manager e non solo uomini di campo, sfruttò il budget dell'estate 2001 per andare qualche chilo­metro a est, in casa del West Ham. «I want Lam­pard » . Undici milioni di sterline, quasi tutto il de­naro che aveva in cassa, per un centrocampista di 23 anni che a Londra era ancora Lampard junior (perché il giocatore conosciuto era Frank senior, suo padre). Un investimento non male, a quanto pare. E Lampard 2 ° l'ha riconosciuto pubblica­mente, prima di Chelsea- della scorsa , chiaman­dolo Claudio, come un amabile zio: « Non potrò mai dimenticarlo. Ha creduto in me quando non ero nes­suno. Al Chelsea ha fatto un lavoro fantastico. Se io e Terry siamo di­ventati calciatori di alto livello lo dobbiamo anche a lui » . Ah già, c'è anche John Terry, il capitano di adesso. Nel 2000, a 20 anni, era rientrato al Chelsea da un infrut­tuoso prestito al Nottingham Fo­rest. Ranieri decise di tenerlo e metterlo alla prova. Lui come Joe Cole e Glen Johnson, due colonne della Nazionale di Capello che com­prò quando si materializzarono i soldi di Abramovich. Cole aveva 22 anni, Johnson 19. Lo stesso Willy Gallas, semisco­nosciuto difensore del Marsiglia classe 1977, fu comprato dal Chelsea nell'èra Ranieri.

IL RITORNO - Il gusto progressista è rimasto anche al rientro in Italia. Del resto già a Firenze, con Cristiano Zanetti, Ranieri aveva dimostrato atten­zione al sottobosco. A Parma, tre stagioni fa, ha voluto e ottenuto Giuseppe Rossi, all'epoca ven­tenne. E' stato ricambiato con 9 gol che hanno evi­tato la retrocessione della squadra, svezzato un campioncino e riabilitato un allenatore scompar­so. La finiamo qui? Macché. Pure alla , tra difficoltà ambientali e dubbi societari, Ranieri ha resistito alle pressioni di chi non accetta gli uma­ni errori dei laureandi del pallone. Ha puntato for­te su Marchisio, che ora è in Nazionale, e Molina­ro. Su Giovinco meno, ma chissà se aveva torto.