IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Pierino Prati, detto la peste. Nato a due passi da Milano. Il bello della sua carriera lo ha vissuto con la maglia rosso e nera del Milan, una soddisfacente parentesi di quattro anni nella Roma, dal 73 al 77. Con Liedholm, Cordova e anche con un giovanissimo Claudio Ranieri. Professione, attaccante esterno, lalter ego di Gigi Riva. Ora lavora per la società rossonera, fa listruttore e losservatore. «Ma la Roma mi è rimasta nel cuore. E stata unesperienza non lunga, ..
Cè Milan-Roma domenica.
«Una partita che a me fa sempre male. Vorrei vincessero tutte e due. Però purtroppo non è possibile. Diciamo che in questo momento, i rossoneri hanno un maggior bisogno di punti». E arrivato a Roma e subito ha giocato unamichevole contro il Milan, 5 settembre 1973: due gol alla ex squadra. Da lì, è diventato un beniamino dei tifosi giallorossi.
Che ricorda dei tempi romani.
«Solo bei momenti. La prima stagione fu tormentata dagli infortuni, giocai poco, segnai poco. Lanno dopo siamo arrivati terzi dopo un inizio sconcertante. Era una Roma poco ambiziosa, ma con grandi talenti. Peccato, sarebbe stato bello poter vincere qualcosa. Ero felice lo stesso. Avevo istaurato un rapporto bellissimo con i tifosi. Ricordo le mie corse sotto la Sud dopo un gol, le tante persone presenti quotidianamente al Tre Fontane durante gli allenamenti. Una passione smisurata, a Milano non cè».
Come mai?
«Ho sempre dato tutto, poi facevo gol. E per i tifosi, uno che segna, specialmente in un derby poi, è sempre gradito. Qualche tempo fa ho saputo che i tifosi della Roma, in Sud, mi hanno dedicato uno striscione in occasione del mio compleanno. Mi ha fatto davvero molto piacere».
Totti fa tanti gol eppure qualcuno lo ha contestato.
«Francesco ha il suo carattere e magari a qualcuno non piace. Ma per quello che fa in campo può essere solo ammirato. Uno che va in gol tutte quelle volte, con un rendimento costante da anni. Non scherziamo, Totti non può essere messo mai in discussione».
In quella Roma cera anche Ranieri.
«Era giovane, ma si vedeva subito la personalità della guida. Ha fatto carriera, sono contento per lui. E un ottimo allenatore».
Le piace la sua Roma?
«Sta andando bene, fa risultati. Quindi ha ragione lui. Sta pian piano mettendo a posto i meccanismi difensivi: ha dato stimoli a Burdisso, sta sistemando certi movimenti difensivi. La squadra continua a segnare e se si assesta può dire la sua per i vertici della classifica. Domenica ci sarà da soffrire. Poi con un Totti così. Lui è il pericolo numero uno».
Poi ultimamente, a San Siro...
«Vince sempre la Roma, ricordo bene. Poi questo Milan...».
Non bene, diciamo. Che succede?
«I problemi sono tanti, di varia natura. Giocatori che non riescono a dare quello che potrebbero; le punte che non segnano, Leonardo che non riesce a farsi capire evidentemente».
Campagna acquisti sbagliata?
«Ogni anno arriva uno o due giocatori di livello, anche questanno è successo. E stato preso un attaccante come Huntelaar. Ma poi se non gli fai giocare tanti palloni è difficile che faccia gol. Stesso discorso vale per Pato, per Inzaghi. La squadra non crea gioco per gli attaccanti. Rocco diceva sempre ai giocatori: ho tre attaccanti, a fine anno gli dovete far fare sessanta gol. E tutti si mettevano al servizio delle punte».
Ronaldinho?
«Lui deve essere lenergia, alla fine le partite migliori del Milan cè lui protagonista. Eppure viene criticato».
Lei ora è tifoso del Milan.
«Beh, a Milano sono cresciuto. Il Milan è un po come la moglie, come la prima casa».
E la Roma?
«E lamante, a cui si vuole sempre bene. Come avere due donne, una la sposi, laltra la porti sempre con te.. Oppure Roma è la casa di campagna, dove si va volentieri a spendere il tempo libero. Due città che amo».