CORSPORT (P. TORRI) - Parlare con Christian Damiano, con laccento sulla o, è come sentire al telefono uno spezzone dello straordinario ispettore Clouseau-Peter Sellers nella serie della Pantera Rosa. Sia chiaro, nulla di offensivo, ma quellerre francese, quegli accenti a cui neppure oserebbe immaginare.
Lo abbiamo chiamato, Clouseau- Damiano, per parlare un po di Menez, enfant- prodige del calcio francese, sbarcato a Trigoria ormai da più di un anno, regalando conferme di un talento al di sopra di ogni sospetto ma con una discontinuità che inevitabilmente rimetteva giudizi e certezze. A San Siro il ragazzo cresciuto nelle banlieau parigine, ha ribadito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il talento cè ed è purissimo: «Menez sin da ragazzino ha dimostrato di essere un giocatore di grandi qualità. E cresciuto nel settore giovanile del Sochaux, esordendo in prima squadra giovanissimo. Si vedeva che aveva una marcia in più. E stato protagonista in tutte le nazionali giovanili francese, con Benzema e Ben Arfa ha dato vita a un terzetto dattacco fantastico, andando a coprire un buco generazionale che si era creato dopo la generazione degli Henry e Anelka. Insieme hanno vinto un Europeo under 19 e disputato un grande Mondiale under 20. In Francia eravamo tutti convinti, e lo siamo ancora, che Menez sia destinato a una grandissima carriera » .
NATO PER IL GOL - Menez, sin da giovanissimo, è sempre stato un giocatore offensivo. Anche se bisogna mettersi daccordo su quale sia il ruolo migliore per lui. Prima punta ci sembra di poter azzardare di no, però meglio seconda punta o trequartista? «Nelle giovanili francese ha giocato sia da seconda punta che da trequartista. Io credo che lui per dare il meglio abbia bisogno di giocare faccia alla porta perché ha la straordinaria qualità, quando gli arriva il pallone, di verticalizzare subito la sua azione, sfruttando uno scatto sui quindici- venti metri veramente formidabile. Menez è un giocatore completo, ha grandissima tecnica e creatività costante. Se proprio devo trovargli un difetto, dico che non è bravo nel colpo di testa, ma può migliorare anche questo aspetto del gioco, basta che se ne convinca. Il meglio riesce a darlo negli spazi stretti, ha controllo del pallone e riesce a saltare lavversario anche con poco spazio a disposizione. Quello su cui deve lavorare è la continuità di rendimento, se riuscirà a trovarlo sono convinto che possa ancora ambire alla maglia della nazionale francese maggiore. Ha tutto per riuscirci» .
NUOVO DESTINO - Quello che gli manca, probabilmente, è pure la continuità di giocare. In questa Roma non è semplicissimo, soprattutto quando Totti è a disposizione. Ma è altrettanto chiaro che il Menez di San Siro non può proprio rimanere in panchina: «Il problema di Menez è stato quello di arrivare in Italia un po troppo presto, come ho detto pochi giorni dopo il nostro arrivo a Trigoria. Fateci caso: tutti i francesi che sono arrivati giovani in Italia, hanno fallito e se ne sono andati. E stiamo parlando di giocatori come Henry, Vieira, Gourcuff. Il campionato francese è un gradino sotto a quello italiano, se arrivi troppo giovane rischi di pagare dazio nei confronti di un campionato di uomini. Ci sono state solo un paio di eccezioni a questa regola, mi riferisco al portiere Frey e a Mexes che, peraltro, quando si è trasferito alla Roma, alle spalle aveva già centocinquanta partite nel campionato francese. Menez è ancora giovane, diamogli un po di tempo e poi, vedrete, sono convinto che potrà stupire» .