Da campo Testaccio alla testa di Turone. Con gli arbitri ci perdiamo di... svista

20/10/2009 alle 10:01.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Sin dalle origini il rapporto con i fischietti è stato un fiasco. In un derby del ’31 ci annullarono la vittoria e ci squalificarono lo stadio. Anche negli anni di grazia ’42 e ’83 provarono a toglierci il sogno tricolore. Lo scrivo subito, per non incorrere nell’usurata accusa dei romanisti “piagnoni”, dietro l’elenco di gemme arbitrali storiche che ho cercato di assemblare a partire dagli Anni 30, non vedo complotti, o malafede a prescindere. Non ho in mano documenti che mi possano permettere di ipotizzare alcunché, mi limito ad evidenziare, per puro interesse statistico, come ..



Partiamo con il derby del 24 maggio 1931. La Roma, in lotta per la conquista dello scudetto è a due punti dalla capolista , a sette gare dalla fine del torneo. L’arbitro Gama annulla per un inesistente fuorigioco una rete di Costantino e la Lazio, si porta in vantaggio per 2-1. All’88’ la Lupa pareggia con una violentissima punizione di Bodini e si getta in avanti alla ricerca della terza rete. Il pallone termina in fallo di fondo, ma quando De Micheli si reca a recuperarlo, Giorgio Vaccaio, futuro numero uno della FIGC, con un calcio lo allontana. Ne nasce una rissa che come conseguenza vedrà la
per una giornata di Campo Testaccio, 4 turni per De Micheli, tre per capitan Bernardini e per Attilio Ferrarsi. La domenica seguente la Roma perderà per 5-0 a Milano contro l’Ambrosiana e addio sogni di gloria.




Ci spostiamo al campionato 1941/42, torneo che secondo alcuni bene informati la Roma avrebbe vinto grazie agli aiuti della classe arbitrale per volontà di Benito Mussolini. Il 26 aprile 1942, però, il Duce si deve essere

leggermente distratto, perché la Roma, seconda in classifica ad un punto dal Torino, si reca in visita al Venezia, che a sua volta la insegue a una lunghezza. Al 21’ Diotalevi batte a rete, a meno di tre metri da lui, c’è il terzino della Roma Andreoli che non riesce a smaterializzarsi e la palla colpisce il suo braccio. Per Ciamberlini è calcio di rigore … Masetti, però neutralizza il penalty e la Roma espugna il Pierluigi Penzo.



Andiamo allora al 10 maggio 1942, questa volta la Roma visita l’altra rivale per lo scudetto, il Torino, a cui è appaiata con 32 punti. Vincere sarebbe di straordinaria importanza. Invece i nostri pareggiano, ma con un piccolo particolare che ci sentiamo di evidenziare, l’arbitro Galeati, splendidamente coadiuvato dai guardalinee Mattucci e Caprioli annulla due reti (due..) ad Amadei. Evidentemente anche quel giorno Mussolini si era distratto prima di riprendere le sue trame segrete a nostro favore. Nel campionato 1980/81, facciamo mancia dell’episodio legato al gol di Turone, lo regaliamo volentieri a chi non ama fare i conti con la  storia e ci permettiamo di ricordare il peccato veniale dell’arbitro Menicucci di Firenze, che nella gara Avellino–Roma del 24 maggio 1981, non concede un calcio di rigore apparso ai più evidente, per un fallo subito da Carlo .




Ci spostiamo al 6 marzo 1983. L’incontro in cartello è quello tra la Roma e la . Vincendo, la Roma conquisterebbe di fatto il suo secondo scudetto (che come ci ricordano gli affezionati detrattori di questi colori


arrivò per volontà del Papa per festeggiare l’anno santo...). Della volontà del pontefice, evidentemente, non sono stati informati i due guardalinee dell’incontro. Quando infatti Paolo Roberto Falcao batte Zoff al 17’ del secondo tempo, la bandierina di uno dei collaboratori di Barbaresco si alza al cielo. Ad indicare cosa? Non certamente la volontà del Papa Re, che come ci hanno spiegato in seguito palpitava per le nostre fortune. In pochi rileveranno l’episodio, tra questi il presidente Viola, che a fine gara, commentando la sconfitta dichiarerà: «Non sono arrabbiato ma inquieto. La mia inquietudine è nata quando sul gol di Falcao ho visto un guardalinee sventolare ». Tanto per la cronaca mettiamo anche a verbale la rete del 2-1 siglata da Brio fra le inutili richieste di off side della truppa giallo-rossa.



Ultimo balzo della nostra ricostruzione e ci spostiamo nel XXI secolo, per considerare come quando gli arbitri sbagliano a favore della Roma (succede … succede), possano essere inseriti in una fisiologica rotazione per

favorire i più in forma. E’ il caso dell’arbitro Messina, che dopo aver compiuto degli errori a favore della Roma nella gara contro la del 23 settembre 2001, viene fatto riposare per quattro turni... considerando che


all’epoca il gettone di presenza era superiore ai 5 mila euro si può capire, quanto pesante sia stata questa sanzione. Sempre nello stessa stagione, Collina (proprio lui), dopo i due calci di rigore assegnati in favore della Roma nel corso di Venezia – Roma del 10 aprile, venne escluso, nelle ultime quattro gare di campionato dalla possibilità di arbitrare le gare di Roma, e Inter. Siamo sicuri che con pari rigore, vedremo inserire Rosetti nella medesima rotazione, per favorirne un pronto ritorno alla forma ideale. La gara con il Milan, ci ha fatto anche tornare, disordinatamente alla memoria, il match a San Siro del 7 dicembre 2002. Antonio Maglie del C.d.S. scrisse: «Inzaghi il gol partita non avrebbe dovuto segnarlo per due motivi: in primo luogo perché Collina avrebbe dovuto espellerlo per una gomitata rifilata qualche minuto prima a Zebina, in secondo luogo perché la palla in occasione della rete se l’è aggiustata, sul lancio di Pirlo, fraudolentemente,


con una mano».