Come il generale Patton

20/10/2009 alle 09:22.

IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Zio Claudio ha fatto strike domenica sera in tivù. Bello, cazzuto, sintetico e definitivo come certi sfregi sui muri. Lo dice uno che si è asciugato un paio di furtive lacrime quando Luciano ha detto “ciao”. Uno che ha buttato sangue dal capezzolo quando, sempre zio Claudio, al suo esordio a Trigoria non ha trovato di meglio che farci sapere: “Sapete che nuova c’è? Scordatevi il bel gioco”.



Noi Spalletti ce l’avremo sempre in qualche anfratto del cuore ma da domenica sera abbiamo cominciato a dimenticarlo. Merito tutto di Ranieri. Dell’uomo di Certaldo ci piaceva quasi tutto. Non ci piacevano due cose: quel suo nascondersi troppo sovente nelle nebbie di una sintassi da capogiro per quanto faticosa, involuta e democristiana e la sua evidente faccionaggine da telecamera. Quel suo darsi di gomito con Ilaria come se fosse Ilary e con Massimo Mauro come se fosse Walter Cronkite. Ranieri sembrava domenica sera la reincarnazione del generale Patton. Poche parole, quelle giuste, nessuna perifrasi. Teso ma non cupo, sobrio ma non banale. Perfetto nel vestire la rabbia e l’orgoglio di essere romanisti quella sera, alle 22 e 30, dopo lo show ragliante di Rosetti delitti perfetti.



Voto dieci con lode a Ranieri. Anche perché non ce lo ricordavamo così. Quello intravisto (e massacrato) a Torino, ma anche prima a Parma, a Londra e a Valencia, sembrava un uomo soggiogato dal mito  dell’educazione e delle braccia conserte, destinato a prendere schiaffi persino da Mourinho. Si capisce che Testaccio, dopo averlo messo al mondo, ora lo ha posseduto. Meglio così, meglio per noi. Il suo esempio deve aver contagiato anche la signora Sensi che ha scoperto meglio tardi che mai il gusto delle barricate dopo aver praticato il masochismo dei silenzi. Peccato solo una cosa. Che le sue grida vengono dal loggione. Rumorose ma ininfluenti. Se Galliani la chiama per tirarle le orecchie, lei le orecchie è costretta a farsele tirare. E dunque, viva Ranieri!