
IL ROMANISTA (S. PETRUCCI) - Tra novantasei giorni, Francesco Totti sarà libero di firmare per chi vuole. Spifferi correttamente registrati (o diffusi a tassametro) informano che lo farà molto prima, diciamo entro il mese di ottobre. E - come è ovvio - per la Roma. Il guaio è che la stessa cosa si diceva a giugno, anzi anche in precedenza, ed è andata via via ripetendosi, come un disco rotto, una settimana via laltra, ogni volta che largomento è stato tirato in ballo da quei terrificanti rompipalle dei giornalisti (quelli veri, sintende): il contratto di Francesco?
Una formalità, è tutto pronto. Proprio così. E tutto pronto,
apparecchiato, già servito in guanti bianchi da una vita, in un turbinare di sorrisi, ammiccamenti, annunci, proclami. E puntuali rinvii.
Totti nel frattempo si è compromesso non poco, sventolando il suo legame con la proprietaria della Roma
("Rosella? Per me è come una sorella"), e non poco soprattutto ha compromesso il suo rapporto con la tifoseria, specie nella larga porzione ormai nauseata dalla pubblica esposizione di dubbie parentele. Ma ora
sembra aver capito. Che lo stiano usando, come è già capitato mille altre volte? Che la favola della fratellanza serva da parafulmine, anzi da diversivo di fronte a problemi ben più grossi? Sta di fatto che il contratto, che pure qualche tifoso ha cominciato a contestare nellentità economica e nella durata, ancora non si vede. E che Totti, aprendo gli occhi, ha preso a proporre sullargomento repliche assai più secche, persino
stizzite, sia pure accompagnate dalla solita ironia: «Il contratto? Se non me lo fanno vuol dire che me ne andrò
via». Ipotesi lontanissima, per carità. Dalla testa di Totti, che la sua scelta lha compiuta da un pezzo, e anche da quella di Rosella Sensi che, per quanto esclusivamente impegnata nelle ultime settimane nellaccurata
selezione di mecenati pronti a costruirle gratis stadio più annessi (e, pare, nello sfrenato accaparramento di preziose strutture in titanio...), sa bene cosa potrebbe accadere in questa città se il reclamizzato rapporto tra fratelli dovesse finire come la storia di Caino e Abele.
Però il contratto resta chiuso chissà dove. E sì che in tanti sembrano conoscerne ogni dettaglio: 5 milioni
netti a stagione (con un taglio più o meno di 700 mila euro, rispetto allaccordo che scade a giugno 2010) per
cinque anni; diritti di immagine interamente a favore del giocatore; possibilità di trasferimento dal campo ad
una scrivania dirigenziale (con ulteriore ritocco verso il basso degli emolumenti), in caso di accertato tramonto
tecnico. Le firme latitano, ma su questi numeri la gente discute da mesi: è tanto, è troppo, è poco, è giusto. Per
il grosso dei tifosi, il problema neanche si pone: Totti è il più grande calciatore romanista di sempre, si metta
daccordo con il club e vada pure avanti finché ha forza e voglia. Ma quà e là si levano anche altre voci. Capita, in una città che pare aver smarrito la memoria. E sono voci spesso invelenite quelle chi si colgono nel consueto interminabile tam-tam radiofonico: perché tutti quei soldi a un trentatreenne, per di più in tempo di crisi? Facile sarebbe rispondere che, in un club dove un manager dal rendimento medio della dottoressa Rosella Sensi percepisce quasi centomila euro al mese, uno stipendio superiore "solo" cinque volte ad un fenomeno come Totti risulta persino scarso, al di là di qualsiasi analisi. Ma il problema è un altro. Perché
la sorella Rosella tace?
Considerato il valore indiscusso del suo fratello acquisito e, a stare appunto a quanto annuncia da mesi, con un contratto già pronto, perché non respinge al mittente certe chiacchiere?
Non servirebbe nemmeno, per una volta, chiedere aiuto ai geni della comunicazione che popolano Trigoria. Basterebbero poche parole nette: «Discutere il ruolo e il futuro di Totti nella Roma è persino ridicolo. Lui fa parte della famiglia, laccordo è una cosa nostra, privata, che risolveremo in tutta serenità».
Invece niente. Zitta e muta, la sorella presidente.
E sì che il peso di Francesco - non solo quello tecnico,
è chiaro - lo conosce bene, anche se la sua gestione è
già nel Guinness dei primati per non essere riuscita a
sfruttare affatto limmagine del giocatore più grande
della storia della Roma. Vogliamo rinfrescarci la memoria?
Nel 99, Totti presta la sua immagine al lancio
della carta di credito della As Roma senza percepire
una lira. Cinque anni dopo, fa lo stesso per unaltra
campagna, ancora più delicata: quella della ricapitalizzazione.
E fa anche di più: accetta di trasformare in
azioni del club due mensilità e un premio ancora non
percepiti; sono 1,5 milioni di euro, che va a sommarsi
ai 300 mila euro di titoli Roma già acquisiti nei mesi
precedenti. Non a caso, Totti è il terzo azionista della
società. E veniamo agli sponsor. Se sulle maglie giallorosse,
a lungo orfane di simboli pubblicitari, oggi cè
scritto Wind è anche e e soprattutto merito di Francesco,
che trascinando al successo un altro gestore telefonico
(Vodafone), spinge nel 2005 laltra grande società
di telecomunicazioni a investire sulla Roma.
Stessa scena nel 2007, quando scade il contratto
tra il club e il fornitore di materiali tecnici Diadora. Si
fa sotto Robe di Kappa, scavalcando la Legea: offerta
di 3,5 milioni di euro allanno, per tre anni. Ma basta
la voce che Diadora, sponsor personale di Totti, possa
rinnovare laccordo con la Roma perché Robe di Kappa
rilanci sul filo di lana: 4 milioni e 750 mila euro, oltre
14 milioni in tre anni. E si potrebbe continuare allinfinito,
ricordando ad esempio quanto vale una
tournée della Roma con la presenza di Totti o meno.
O, meglio, quanto si può chiedere a Sky o Mediaset
quando cè da rinnovare laccordo sui diritti tivù. Tutte
cose che Rosella sa. Ma allora perché tace? Magari
perché il fastidioso chiacchiericcio attorno al contratto
di Totti fa comodo. Per evitare che si parli daltro
(della campagna acquisti mancata, del flop dellavvio,
delle prospettive azzerate, dei progetti fumosi, dei
debiti dellItalpetroli) e anche perché, a forza di discutere,
quei 5 milioni allanno fatti trapelare - ma mai
messi nero su bianco, almeno sinora - potrebbero ridursi
un po. Forse un po tanto. Abbiamo colto nel segno
o siamo i soliti maliziosi detrattori del villapacellismo?