Roma contestata, "il mercato dov'è?"

06/09/2009 alle 08:47.

GASPORT (CATAPANO) «Mamma, ho paura». Al bambino trascinato per un braccio verso il grosso dei manifestanti importa poco se siano «semplici» petardi o pericolose bombe carta: una, due, tre. Boom, boom, boom. Lui ha paura comunque.

Novanta minuti Sembra di stare allo stadio: per la tensione che si respira nell’aria, per gli sguardi incattiviti, per i cori pesanti, per i poliziotti (tanti) schierati in tenuta antisommossa, con caschi, scudi e manganelli pronti a entrare in azione. Non ce ne sarà bisogno, non accadrà nulla che metta a rischio l’ordine pubblico, resterà solo una rumorosa (e volgarotta) contestazione di quattro-cinquecento «avvelenati, soprattutto con la società». Certo, tutto sembra tranne una scampagnata, questi fanno sul serio, anche se l’abbigliamento dei contestatori fa pensare che il grosso, lasciato Trigoria, raggiungerà il mare. Strillano, sparano, accendono fumogeni. Tengono in scacco il — mentre all’interno del centro sportivo, a pochi metri di distanza, la squadra si allena— per un’ora e mezza.

«Sensi vattene» Ce l’hanno soprattutto con la presidentessa («Tu alla presidenza, noi all’opposizione», diceva il lenzuolo in testa al gruppo). Il tenore degli striscioni, la durezza dei cori, la frequenza delle proteste (la prossima è già fissata per Roma- del 20 settembre) fanno pensare che la frattura con la tifoseria— almeno con questa minoranza rumorosa— sia insanabile, che la società abbia definitivamente perso contatto col proprio «elettorato». Anche le dimissioni di Spalletti (evocato il suo fantasma, come quello di Aquilani, completamente ignorato Ranieri) sono state interpretate come una cacciata, «perché la società non ha fatto mercato e il mister non è stato messo nelle condizioni di continuare». Perfino l’ingresso nelle giovanili dell’«ex laziale» Roberto Muzzi è stato preso a pretesto: «Finalmente c’hai comprato una punta. Grazie Rosella», recitava un cartello.

Citazioni Cori e striscioni contro la presidentessa (ai piedi di una scritta che ironizzava sul suo stipendio— «Non ce magni con 1,1 milioni?» — c’era un piatto di pasta al sugo), il suo consigliori Pippo Marra (accusato anche di essere un tifoso della Lazio), la responsabile economica del club Cristina Mazzoleni e il d.s. Daniele Pradè (invitato a presentarsi al cospetto della folla). Insomma, nel mirino il grosso dell’attuale organigramma giallorosso che si vorrebbe mandare a casa. Ma nemmeno una parola su possibili compratori. Tutto sommato contenuta la contestazione alla squadra, se si eccettuano qualche «tifiamo solo la maglia» e una razzista quanto inutile aggressione verbale al povero Mauro Esposito. non si è fatto vedere e non se lo è filato nessuno. , invece, l’unico acclamato. Anche questo, forse, è il segno dei tempi.