
LA STAMPA - Ci sono campi e incroci dove, a sipario calato, vince sempre limbarazzo. Così, la sfida fra Catania e Roma scivola ancora una volta nel Far West, stavolta sui titoli di coda e quando il verdetto del Massimino stava per sorridere agli etnei. «Abbiamo appena assistito ad una comica. Ditemi cosa ci sta a fare in A un guardalinee come quello che ha concesso un corner a dir poco inventato...», tuona il patron siciliano Pulvirenti.
Langolo della discordia è la traiettoria che porterà De Rossi a firmare l1-1 nel 2° minuto di recupero, una svolta nata dallamnesia del signor Petrella, assistente numero 1 di Saccani. «Vergogna...», urla il pubblico. Lo stesso fanno i giocatori etnei ormai convinti di aver messo in cassaforte il gol di Morimoto in avvio. «Non ho capito bene cosa sia accaduto dopo il loro pari, ma - continua Pulvirenti - se mi dite che i ragazzi non volevano riprendere il gioco posso capirli. La rabbia era al limite della sopportazione».
Niente fughe stile Mondiali dell82 quando lo sceicco del Kuwait scese in campo per ordinare la ritirata alla sua squadra nella sfida con la Francia, ma un accenno di ribellione di Mascara e compagni per lasciare sotto i riflettori quello che i ragazzi di casa considerano un torto. Un pomeriggio che va dunque a mettersi in scia alle due precedenti avventure quando Catania e Roma diedero vita a duelli fuori orbita.
Così, il 18 maggio 2008, giorno dello scudetto interista e della salvezza siciliana (nel sottopassaggio successe di tutto); così il 22 dicembre scorso, stesso film, stesse tensioni. Caos e voglia di vendetta che trovano origine in un 7-0 inflitto dai giallorossi agli etnei, rovescio mal digerito da queste parti soprattutto per latteggiamento di chi, questa laccusa, infierì. Se la rilettura del copione del Massimino sfugge al corto circuito dei nervi tesi, ecco spuntare sulla scena una Roma da dimenticare per come non ha giocato per lintera partita. «Contro il Catania abbiamo fatto un grosso passo indietro. Non siamo né carne, né pesce, ma - così De Rossi - una squadra ancora a metà strada fra il recente passato e un domani da costruire. A tratti sembravamo un gruppo morto, senza anima: sono un po preoccupato per il nostro futuro». De Rossi suona lallarme.
Troppo brutta è stata la versione di una Roma in affanno davanti ad un Catania ben equilibrato e in campo con il giusto atteggiamento (in almeno tre occasioni i siciliani potevano chiudere il match). Zero i pericoli creati da una corazzata apparsa senza bussola in tutti i suoi interpreti, Totti compreso che non ha potuto brindare ai suoi 33 anni come avrebbe voluto. «Non possiamo cominciare le partite con questa mentalità. Cè molto da rivedere», sussurra un Ranieri comunque ancora imbattuto dallinizio della sua avventura romana.
Se contro la Fiorentina, la sua Roma aveva impressionato per la forza durto messa in campo per travolgere i viola in meno di mezzora, la doppia tappa in Sicilia nel giro di 4 giorni ha riportato i giallorossi a recitare un copione fin troppo prevedibile e solo gli assalti finali (anche il 3-3 di Palermo è arrivato ad un niente dal fischio finale) hanno evitato due pericolosi capitomboli.