Senza soldi e progetti: così si va avanti al buio

03/08/2009 alle 16:16.

CORSPORT (L. FERRAJOLO) - Non è in discussione la famiglia Sensi, ma il fu­turo della Roma. Possibile che non se ne possa parla­re, senza commettere il reato di lesa mae­stà? Nessuno deve ricordarci i meriti di Franco Sensi e della sua famiglia, nessu­no deve farci il conto delle risorse umane ed economiche che questa famiglia ha bruciato per il bene e la gloria della Ro­ma. Noi ne siamo stati fedeli, attenti, testi­moni e cronisti.

Nessuno può saperne più di noi. Ma il punto non è questo, la gratitudine verso Franco Sensi, come verso Dino Viola, resterà intatta, eterna. Solo che ora bisogna guardare avan­ti e in questo momento la Roma appare come una società senza futuro e con un presente molto precario, allarmante. Sollevare il problema è doveroso, oltre che inevitabile.



La Roma oggi è completa­mente ferma, imbalsamata, pa­ralizzata dalle sue fragilità e dal debito pesante che la soffo­ca. Sa di dover fare sacrifici, come del resto è già successo negli ultimi tempi. I tifosi que­sto lo capiscono, non si sono mai tirati indietro, hanno già accettato cessioni eccellenti. Negli ultimi anni sono partiti fior di giocatori e tutti hanno capito, condiviso, hanno bene­detto, magari con rammarico, quelle cessioni necessarie, per­ché rientravano in un equili­brio complessivo di bilancio, in un progetto più ampio. Oggi è diverso, c’è una società col cap­pello in mano che aspetta di vendere magari un talento co­me Aquilani, per poter tirare avanti. C’è una bella differen­za, mi sembra.



La differenza nasce da un da­to di fatto che qualcuno trascu­ra o finge di dimenticare: la Roma è soffocata da un debito ormai enorme che prima o poi dovrà onorare. Non le baste­rebbe vendere un campione, nemmeno il più grande, per ri­mettere le cose a posto. La fa­miglia Sensi pare stremata dal­la acrobatica gestione degli ul­timi anni e dunque la possibili­tà che la Roma scivoli verso un brusco ridimensionamento o, peggio, verso una lenta agonia esiste, non si può scartare. Tra tante debolezze, la sua forza viene da una tifoseria straordi­naria nonché dallo spessore di una squadra che, nonostante l’ultima sciagurata stagione, ha comunque ancora qualità e gente di valore. Ma questa ri­sorsa non è infinita, col tempo si depaupera, è legata tra l’al­tro ai risultati agonistici e co­munque costa un bel po’. I diri­genti, i tecnici e i calciatori, in­fatti, nonostante la crisi pro­fonda, continuano a riscuotere stipendi onerosi, all’altezza di un grande club, mentre gli uni­ci che pagano sono i tifosi. I quarantamila che corrono al­l’Olimpico a fine luglio per una partita col Gand o quelli che fanno la fila per confermare l’abbonamento.



In una situazione come que­sta, non facile, che rischia di precipitare, la dottoressa Sensi ha scelto con ostinazione la fa­cile via del silenzio. Così non solo siamo di fronte ad un club immobile, imbalsamato, ma anche afono, senza voce, inca­pace di orientare i tifosi, di da­re almeno spiegazioni. I tifosi accettano tutto, sacrifici e de­lusioni, ma purché sia rispetta­to il sacrosanto diritto di sape­re: pretendono quantomeno chiarezza, trasparenza. Non si può dire che la Roma in questi mesi li abbia rispettati, sotto questo profilo. I silenzi assor­danti sono stati interrotti solo da un’intervista spot della dot­toressa Sensi a Roma Channel, o da frasi di pura cortesia, di­spensate in occasioni ufficiali. Nemmeno una parola sugli svi­luppi e sui problemi societari, nemmeno un accenno alla campagna acquisti e cessioni, tantomeno al futuro prossimo della società. L’unico che met­te la faccia è Spalletti, ma natu­ralmente solo per dirci che gli piace Guberti e che sta bene.



Tutto questo non è accettabi­le. Intervenendo in questo di­battito, il senatore Serra, con una visione quasi onirica della situazione, invita i tifosi a so­gnare lo stesso, ad avere fidu­cia nella squadra, a fidarsi del­la storia recente del club. Al tempo stesso scopre che il cal­cio ormai è solo questione di soldi, un business che non la­scia spazio alla passione. Non è proprio così, nel calcio conta­no ancora la competenza, le ca­pacità individuali, la fortuna di avere un tecnico bravo e un gruppo di persone per bene, conta anche il cuore, ma poi serve il conto in banca. Non è un insulto alla passione, né un segnale del declino dei tempi, caro senatore, è stato sempre cosi. Forse il grande Franco Sensi per vincere lo scudetto non acquistò Batistuta ad una cifra folle? Nessuno ha mai vinto senza una solidità econo­mica alle spalle, senza il conto in banca.



Proprio per questo spaventa l’immediato futuro della Roma. Proprio per questo vorremmo sapere dalla dottoressa Sensi qual è il suo piano, come pensa di affrontare la stagione che viene. Ha avuto contatti con di­versi politici, di solito bravi e generosi a parole, forse nella speranza di allentare la pres­sione delle banche. Qual è l’obiettivo, andare avanti anco­ra una stagione, nella speran­za che la squadra centri alme­no la ? Ma se così fosse, sarebbe grande il rischio che corre la Roma: tra un anno potrebbe ritrovarsi con gli stessi debiti, se non più pesan­ti, e una squadra più vecchia, più logora, sfiancata dal tenta­tivo di rigenerare se stessa. A queste domande la società de­ve dare una risposta. Se non al­tro per rispetto verso quei tifo­si che continuano a metterci il cuore e i soldi, ma che sono stanchi di farlo al buio. Senza sapere.

Luigi Ferrajolo, firma auto­revole del Crosport e pre­sidente dell’Ussi, Unione Stam­pa Sportiva Italiana.