IL MESSAGGERO (E. MAIDA) - Due ore e mezza nella fossa dei leoni (e di qualche pecorella) rappresentano comunque un atto di coraggio che merita di essere apprezzato. Anche se qualche risposta è mancata e qualche altra è stata incompleta, anche se su molte cose si può non essere daccordo, è giusto riconoscere che Rosella Sensi ci ha messo la faccia accettando per la prima volta un pubblico contraddittorio.
Detto questo, nel rispetto delle opinioni bisogna fare qualche distinzione sui contenuti. Partendo dalle motivazioni sulla cessione di Aquilani, definita dolorosa dalla presidentessa con un aggiunta attribuibile a Sigmund Freud: meritava di giocare in una grande squadra, si è lasciata sfuggire Rosella.
Dunque il Liverpool è una grande squadra e la Roma no, per esplicita ammissione dellazionista di maggioranza: un messaggio che non farà piacere ai sognatori, ma un segnale di chiarezza che i tifosi possono e devono captare preparandosi a unaltra cessione, ma anche a due acquisti che presumibilmente saranno scarti di altre grandi società.
La Roma di oggi è questa e occorre prenderne atto. Per sognare a occhi aperti ci vorrebbe un nuovo, facoltoso proprietario, ma Rosella fa sapere di non avere mai ricevuto offerte reali e consistenti. Qui dobbiamo crederle sulla parola, fino a prova contraria: fino a quando, cioè, non si farà vivo un innamorato respinto per raccontare i retroscena del ripudio. La Inner Circle che lavorava per conto di Soros, il disinvolto Fioranelli con il suo carico di avvocati chiacchieroni, il playboy russo: tutte storie mai sbocciate, ad ascoltare le parole della presidentessa che ammette di essere disposta a esaminare proposte serie ma al tempo stesso rivela di avere individuato larea dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio. Cioè il Grande Affare. Resta quel piccolo problema del debito con Unicredit, ma Rosella mostra il sorriso dei tempi migliori e professa un ottimismo berlusconiano: in qualche modo si farà e comunque Italpetroli è una cosa e la Roma unaltra.
La Roma è un atto damore che non va mischiato con volgari questioni venali come, per esempio, gli stipendi della famiglia. Che non mangia con la Roma, precisa Rosella stizzita rivendicando limpegno finanziario del padre e i diritti di un manager che lavora 24 ore al giorno. Per carità, sarà pure vero che quel milione abbondante di euro non serve alla presidentessa per fare la spesa al mercato (e così per sorelle, mamma e zia), però si metta nei panni degli altri. Cominciando dagli azionisti della Roma che non hanno mai visto lo straccio di un dividendo.