L’allarme «Il calcio è nel mirino della mafia»

03/08/2009 alle 08:55.

GASPORT - Una vera boccata di ossigeno, i tre giorni vissuti in Austria dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Tifosissimo del Palermo, un passato da mediano, Grasso si diverte ancora a giocare a calcio nella nazionale dei magistrati, nonostante i 64 anni e gli impegni.

Il 30 giugno l'Ocse, l'organismo dello sviluppo e della cooperazione economica con sede a Parigi, ha lanciato l'allarme per il «rischio di infiltrazioni mafiose nel calcio». Il 5 luglio Grasso ha dichiarato che «il rischio esiste e il calcio deve apprezzare posizioni come quella di Mediobanca nella vicenda-Roma. Bisogna accertare la provenienza del denaro quando qualcuno cerca di entrare nel sistema». Il pericolo quindi è reale? «Il rischio d'infiltrazione da parte dei truffatori o della criminalità organizzata non va sottovalutato. Abbiamo già avuto casi eclatanti come quello Lazio-Chinaglia e, di recente, il problema della Roma, in cui non era chiara la provenienza del denaro».

Dove si rischia di più? «Nelle serie inferiori, che hanno meno visibilità mediatica. Nel Sud, in particolare, bisogna fare molta attenzione». Secondo studi recenti sulla criminalità organizzata la quinta regione italiana infestata dalla mafia, dopo Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, è la Lombardia: si rischia anche a Nord. «La malavita organizzata da tempo investe in Borsa e nell'alta finanza. Per questo motivo bisogna fare attenzione anche nel Nord Italia. Il pericolo è ovunque».

Quali sono i punti deboli del calcio? «Va seguito con attenzione il fenomeno scommesse. E' un giro d'affari che si può cercare di condizionare in varie forme. I risultati possono essere falsati non solo corrompendo i giocatori, ma anche con trucchi più sofisticati. Faccio un esempio: se in una partita una squadra gioca con le riserve, è una squadra indebolita. E una squadra più debole può far saltare i pronostici».

Il business maggiore che offre il calcio alla malavita organizzata? «Il riciclaggio del denaro sporco. E' denaro che produce altro denaro». Come può difendersi il calcio da queste infiltrazioni? «Servono trasparenza ed applicazione delle regole. Oggi i club sono società per azioni ed alcuni sono persino quotati in Borsa. Le regole per i controlli ci sono, basta applicarle». A luglio lei ha incontrato il capo della procura federale del calcio Palazzi. «E' stato un contatto per avviare un dialogo. Ci scambieremo informazioni». Quest'anno il suo Palermo punta allo scudetto. «Pensare positivo è importante. Io ho sempre lottato per ottenere il massimo nel lavoro. Mi sembra giusto che anche il Palermo punti ad obiettivi di prestigio».