CORSPORT (L. CASCIOLI) - "Con la Roma / non cambiare: / stessa spiaggia, / stesso mare. La parodia della vecchia canzone sembra tornata di moda anche quest'anno. Se una tifoseria è chiamata a doversi eternamente 'contentare', questa non può essere che quella giallorossa, con lo stesso Spalletti che recita, per l'ennesima volta, l'elogio del 'chi si contenta, gode'. L'arte di sapersi contentare è sempre presente nello spirito del tecnico. Ed è un'arte che è diventata preziosa di questi tempi, in cui persino le grandi sono state...
Spalletti spera di avere comunque successo richiamando i suoi uomini ad una rivincita. Spera in un successo fatto di puntualità e di ricapitolazione della vecchia formula di gioco. La sua fiducia è fondata sul valore morale (oltre che tecnico) dei giocatori, che hanno tenuto tutti a ricordare nelle interviste rilasciate a Brunico che non scenderanno in campo solo per difendere i colori di una squadra, ma addirittura di una città.
Convinto anche per questo di riuscire a motivare al meglio i suoi ragazzi, il tecnico si accinge a partire fiducioso per un lungo e accidentato viaggio alla ricerca del tempo perduto, dei traguardi mancati, dei successi smarriti e di una Roma (la sua Roma) lungamente dimenticata per tutta una stagione, nella corsa illusoria verso mete che apparivano ogni settimana più lontane. Riuscirà il nostro eroe, con gli stessi ingredienti, invecchiati tutti di un anno, a cucinare una ricetta più saporita? Quando sento parlare della possibile cessione di Vucinic o di Brighi comincio a dubitarne. La Roma è alla ricerca disperata di un attaccante e pensa di potersi privare dell'unica pedina d'attacco della sua rosa? La vitalità di Brighi, che salvò lo scorso anno la squadra dalla palude in cui stava affondando, sembra interessare molto alla Fiorentina, che è l'unica società che la Roma deve tenere a distanza, per sperare in un quarto posto che sembra ormai il solo traguardo possibile per tutte le squadre di seconda fascia. Cedere un giocatore importante ai diretti concorrenti è molto più che un errore: è una stupidaggine.
Consapevole di tutto ciò, l'allenatore si mostra comunque fiducioso ad oltranza e man mano che si avvicinano i traguardi agonistici ci si accorge che tale atteggiamento è necessario, come l'unico, in mancanza di denaro, a cui si leghi qualche speranza. Il fatto è che questa filosofia della vita è improntata ad una pragmatica malinconia. Non c'è ombra di polemica nella voce di Spalletti, non c'è falsa retorica. Le verità più importanti le pronuncia a mezza voce, quasi scherzando, considerando come una fortuna il meglio e come ineluttabile il peggio. Intanto è 1-1 con il Viktoria Pilsen, che ha più birra dei giallorossi e non solo per definizione. Abbiamo parlato prima di puntualità e la preparazione è solo agli inizi. Ma bisogna già stringere i tempi. Più puntuale di tutti mi sembra l'allenatore, che ha scelto di adottare la politica dei toni smorzati al momento giusto, cioè nel periodo più acuto della crisi che ha investito la Roma, ricordando a tutto l'ambiente in fibrillazione alcune ovvie verità, come 'chi si muove poco sul mercato, riduce anche le possibilità di sbagliare'. Ed è vero. Ma c'è un vecchio detto che ha avuto sempre fortuna nel calcio (squadra che vince non si tocca) e che la Roma, per forza di cose sta cercando di ribaltare, non toccando anche la squadra che perde (anzi, impoverendola). Se Spalletti e i giocatori riusciranno nell'intento di portarla al successo, sarà più che un'impresa: sarà un miracolo.