La fiducia a oltranza di Spalletti e l’arte di sapersi accontentare

14/07/2009 alle 16:01.

CORSPORT (L. CASCIOLI) - "Con la Roma / non cam­biare: / stessa spiaggia, / stesso mare”. La parodia della vecchia canzone sembra torna­ta di moda anche quest'anno. Se una tifoseria è chiamata a doversi eternamente 'contenta­re', questa non può essere che quella giallorossa, con lo stes­so Spalletti che recita, per l'en­nesima volta, l'elogio del 'chi si contenta, gode'. L'arte di sa­persi contentare è sempre pre­sente nello spiri­to del tecnico. Ed è un'arte che è diventata pre­ziosa di questi tempi, in cui per­sino le grandi so­no state...


Spalletti spera di avere comun­que successo ri­chiamando i suoi uomini ad una rivincita. Spera in un suc­cesso fatto di puntualità e di ri­capitolazione della vecchia formula di gioco. La sua fidu­cia è fondata sul valore morale (oltre che tecnico) dei giocato­ri, che hanno tenuto tutti a ri­cordare nelle interviste rila­sciate a Brunico che non scen­deranno in campo solo per di­fendere i colori di una squadra, ma addirittura di una à.


Convinto anche per questo di riuscire a motivare al meglio i suoi ragazzi, il tecnico si accin­ge a partire fiducioso per un lungo e accidentato viaggio al­la ricerca del tempo perduto, dei traguardi mancati, dei suc­cessi smarriti e di una Roma (la sua Roma) lungamente di­menticata per tutta una stagio­ne, nella corsa illusoria verso mete che apparivano ogni set­timana più lontane. Riuscirà il nostro eroe, con gli stessi ingre­dienti, invecchiati tutti di un anno, a cucinare una ricetta più saporita? Quando sento parlare della possibile cessio­ne di Vucinic o di Brighi comin­cio a dubitarne. La Roma è al­la ricerca disperata di un at­taccante e pensa di potersi pri­vare dell'unica pedina d'attac­co della sua rosa? La vitalità di Brighi, che salvò lo scorso an­no la squadra dalla palude in cui stava affondando, sembra interessare molto alla Fiorenti­na, che è l'unica società che la Roma deve tenere a distanza, per sperare in un quarto posto che sembra ormai il solo tra­guardo possibile per tutte le squadre di seconda fascia. Ce­dere un giocatore importante ai diretti concorrenti è molto più che un errore: è una stupi­daggine.

Consapevole di tutto ciò, l'al­lenatore si mostra comunque fiducioso ad ol­tranza e man mano che si av­vicinano i tra­guardi agonisti­ci ci si accorge che tale atteg­giamento è ne­cessario, come l'unico, in man­canza di denaro, a cui si leghi qualche speran­za. Il fatto è che questa filosofia della vita è im­prontata ad una pragmatica malinconia. Non c'è ombra di polemica nella voce di Spallet­ti, non c'è falsa retorica. Le ve­rità più importanti le pronun­cia a mezza voce, quasi scher­zando, considerando come una fortuna il meglio e come inelut­tabile il peggio. Intanto è 1-1 con il Viktoria Pilsen, che ha più birra dei giallorossi e non solo per defi­nizione. Abbiamo parlato pri­ma di puntualità e la prepara­zione è solo agli inizi. Ma biso­gna già stringere i tempi. Più puntuale di tutti mi sembra l'al­lenatore, che ha scelto di adot­tare la politica dei toni smor­zati al momento giusto, cioè nel periodo più acuto della cri­si che ha investito la Roma, ri­cordando a tutto l'ambiente in fibrillazione alcune ovvie veri­tà, come 'chi si muove poco sul mercato, riduce anche le pos­sibilità di sbagliare'. Ed è vero. Ma c'è un vecchio detto che ha avuto sempre fortuna nel cal­cio (squadra che vince non si tocca) e che la Roma, per forza di cose sta cercando di ribalta­re, non toccando anche la squadra che perde (anzi, impo­verendola). Se Spalletti e i gio­catori riusciranno nell'intento di portarla al successo, sarà più che un'impresa: sarà un miracolo.