La battaglia dei moduli

20/07/2009 alle 09:27.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. E, si sa, anche di allenatori. Alzi la mano chi non ha mai snocciolato una formazione, anzi la formazione giusta per la propria squadra del cuore. Adesso ve lo dico io come si deve giocare, il ritornello intonato a petto in fuori di fronte a amici, parenti e conoscenti. Vietato non saper disquisire di tattica, ormai. Chi non lo fa, è perduto. E chi non sa, si arrangia.

Prendete la Roma. Dopo aver prodotto con il il più bel calcio d’Europa, almeno questo si diceva, Luciano Spalletti, più per necessità che per scelta, ha deciso di passare al 4-2-4, variazione turbo diesel con gli alettoni del 4-4-2. E che dire della Lazio? Davide Ballardini ha preso in mano le redini della squadra biancoceleste e ha trasformato il 4-4-2 di Delio Rossi in un parzialmente inedito. Nulla vieta di ipotizzare, però, che le cose in casa laziale e romanista potranno cambiare: tutto sta a valutare come andranno le prove. A proposito: Leonardo, dopo aver messo in cantina l’albero di Natale di Carlo , al Milan sta provando a giocare il , un po’ per far stra traqnuilli tutti i big (ma Seedorf davvero non è titolare?) e per far contento chi gli passa lo stipendio a fine mese. La di Claudio Ranieri giocava il più puro dei 4-4-2, adesso con Ciro Ferrara sta provando a piazzare un trequartista, il brasiliano Diego, alle spalle delle due punte. Non più quattro centrocampisti il linea, ma tre più uno più avanti. Un po’ quello che vorrebbe proporre ancora Josè Mourinho all’Inter, a patto che Stankovic, l’uomo dietro le punte, continui a trovare spazio. Se si dovrà, per mille motivi, far giocare Milito e Eto’o (se arriverà...), senza trascurare il talento di Balotelli, il serbo ex laziale potrebbe ritrovarsi a spasso, e così l’Inter si sistemerebbe con un quasi vero, nulla a che vedere con la minestra 4-5-1 portata in tavola nei mesi passati con la presuntuosa etichetta di 4-3-1-2.

Chi sembra non aver voglia di cambiare modulo è il di Roberto Donadoni, abbonato fin dai tempi di Edy Reja al 3-5-2: cambiano molti degli interpreti, non cambia il sistema di gioco. Stesso discorso a Udine, con Pasquale Marino, il più zemaniano degli allenatori italiani, ancorato al . Nessuna novità, per ora, al , dato che il 3-4-3 ha dato soddisfazioni enormi a Giampiero Gasperini e ai tifosi rossoblu. Chi si deve inventare qualcosa, invece, è Cesare Prandelli, che a centrocampo ha perso (senza batter ciglio) un muro come Felipe Melo. Ipotizzare Montolivo al posto del brasiliano davanti alla difesa è utopia pura: ecco perchè il gettonato di questi tempi potrebbe camuffarsi in un 4-4-2 più adatto alle caratteristiche dell’azzurro e del neo arrivato Marchionni. Anche se Gilardino, si sa, ha bisogno di spazio e di pochi compagni tra le scatole.

Walter Zenga a Catania giocava il 4-4-2; a Palermo, invece, proseguirà il lavoro di Ballardini, con un 4-3-1-2 più forte in fase offensiva ma anche più vulnerabile quando la palla l’avranno gli avversari. Angelo Gregucci a Bergamo insisterà sul 4-4-1-1, mentre Gigi Del Neri alla Sampdoria abbandonerà il suo adorato 4-4-2 trasformandolo in un 4-4-1-1 per consentire a Cassano, suo nemico ai tempi della Roma, di giocare come, dove e quanto vuole. Novità in arrivo a Siena, dove Marco Giampaolo sembra intenzionato a trasformare il vecchio 4-3-1-2, orfano di Galloppa e Kharja, in un meno accorto tatticamente. Forse.