Quella fuga nella notte...

02/06/2009 alle 16:19.

CORSPORT (AGRESTI) - Ultime dalla Juventus: il pre­scelto è Spalletti Luciano da Certaldo, allenatore della Roma. Cobolli Gigli, presidente e porta­voce bianconero, non nega. Anzi, conferma: « In effetti, è uno dei candidati». L’affare s’ingrossa, la storia comincia a farsi imbaraz­zante. Il triangolo, del resto, è perverso. Come definirlo altri­menti? La rivalità tra i due club è storica, il precedente è addirit­tura clamoroso: ricordate Capel­lo, fuggito da Roma in una notte dell’estate 2004 con destinazione Torino? Certo che lo ricordate: performance indimenticabile.

Gli aspetti più discutibili della faccenda, però, sono altri. In particolare, è amaro il fatto che giorno dopo giorno, ora dopo ora, emergono troppe verità negate, troppe parole spese per comodo proprio, troppi com­portamenti che hanno il retro­gusto amaro della presa in giro. Chiariamo: qui discutiamo soprattutto l’atteggiamento te­nuto nelle ultime settimane e negli ultimi giorni da Spalletti Luciano da Certaldo, allenatore ( fino a prova contraria) della Roma. Il quale, dopo una sta­gione molto, ma molto deluden­te, è riuscito miracolosamente a ribaltare la frittata: devo de­cidere io se rimanere, resto so­lo se c’è chiarezza. Come se fa­cesse un favore a chissà chi, co­me se fosse vittima di chissà cosa, anziché uno dei principa­li colpevoli (assieme alla socie­tà e ai calciatori, ovviamente) della disastrosa stagione della Roma. Cioè di una squadra che appena un anno fa ha sfiorato lo scudetto e quest’anno ha sal­vato un posto in Europa all’ulti­mo tuffo. Correo, insomma, al­tro che vittima.

Diciamo, dunque, che Spal­letti rimane (deve, dovrebbe ri­manere) alla Roma perché lo dice un contratto che lui ha li­beramente sottoscritto e che scade nel giugno del 2011. E perché l’orgoglio dovrebbe ob­bligarlo a riscattare quel sesto posto che è notevolmente al di sotto del potenziale dei giallo­rossi, cioè di un gruppo che lui - e nessun altro - ha gestito tec­nicamente e condotto vicino al­la deriva. Peraltro ci siamo già espressi in proposito: sarebbe l’uomo giusto, il migliore pos­sibile per rilanciare subito la Roma. Negli ultimi tempi, pe­rò, l’allenatore ha avuto un at­teggiamento che possiamo defi­nire in molti modi: curioso, strano, ondivago, sgradevole. Certo non è stato un comporta­mento lineare e corretto, come avrebbero richiesto la situazio­ne e il contratto. Anziché chie­dere chiarezza, è lui che avreb­be dovuto farla. Attorno a se stesso e al suo futuro. Ho voglia di spaccare il mondo, non vedo l’ora di ricominciare per dimo­strare chi siamo: ecco cosa avrebbe dovuto dire Spalletti, senza se e senza ma.

Ebbene, alla luce delle ultime notizie di mercato (confermate dalla stessa ) la posi­zione assunta dal tecnico in queste ultime settimane pren­de un aspetto diverso. Non sembra più, insomma, il com­portamento di chi vuole mag­giore potere e forza la mano al­la società per ottenerlo. Pen­sando male - perché spesso a pensare male ci si azzecca - vie­ne il sospetto che si sia aperto la strada, che abbia predispo­sto tutto per l’addio. Ha messo in moto la macchina, l’ha siste­mata con il muso diretto verso Nord. Pronta a partire. Tutto coincide, del resto. Anche i tempi: l’appuntamento con Ro­sella Sensi fissato per metà set­timana, le dichiarazioni dei di­rigenti juventini (prima Blanc poi Cobolli Gigli) secondo i qua­li la scelta verrà ufficializzata tra cinque giorni, otto al massi­mo. Se Spalletti riuscirà a libe­rarsi dalla Roma, la sarà lì ad aspettarlo.


Luciano Spalletti come Fabio Capello? Be’, qualche differen­za c’è. Per esempio Capello «poteva» andarsene, perché la Roma aveva firmato una carta che gli dava la possibilità per qualche giorno di cambiare squadra a dispetto del contrat­to. Spalletti, a quanto ne sap­piamo, non ha questa opportu­nità e può soltanto chiedere la separazione oppure cercare lo scontro e il divorzio. Il gioco, insomma, è ancora nelle mani della Roma. Sapranno essere abbastanza forti da non lasciar­selo sfuggire?