GUERIN SPORTIVO (C. TECCE) - Caccia al colpevole. O addirittura al nemico. Mancini voleva licenziare Combi, Spalletti lo ha fatto con Brozzi, Cobolli Gigli e Blanc dubitano di Agricola, Kakà ridimensiona addirittura Milan Lab. Tutti contro i medici sportivi, l'ultimo alibi. Consistente, ci mancherebbe: Inter, Milan e Roma hanno patito una trentina di infortunati a testa, ben settanta alla Juventus. E se i processi (silenziosi) si tengono persino a Milan Lab, il futuro anteriore della medicina applicata al calcio, allora tira aria di rivoluzione. Decine di infortuni, ricadute, strappi, stiramenti, contratture, infiammazioni. Tempi che si allungano e carriere che si accorciano: sono loro i malefici, i responsabili. Loro, i medici sportivi. E chi sono, poi? La numero 91/81, articolo 7 prevede la
Parafrasiamo il dottor Tranquilli con un pizzico di malizia: un professionista di nome e di rango appone il suo timbro alla "sanità" di una squadra, in realtà fa altro e a tempo (tutt'altro che) perso, il prestanome con tornaconto di prestigio. Perchè il medico sociale è un concentrato di responsabilità e di missione umanitaria "a gratis", esatto. Non esiste un contratto collettivo dei dottori del pallone, non esiste uno stipendio minimo, la garanzia che uno stipendio ci sia. Il medico è un tesserato atipico che, se vuole e non per il giuramento di Ippocrate, può offrire il suo contributo senza intascare denaro. Beneficenza? Semmai curriculum, fama, celebrità. "Il calcio fa pubblicità. Non tollero" aggiunge Tranquilli "i medici che fanno diagnosi senza visite, inscenano duelli con gli allenatori, concedono interviste a destra e a manca. Non tollero chi vuole fare il personaggio". E se anche la salute vuole un raffronto con la vil pecunia, si può dire che i vari Combi (Inter), Agricola (Juventus), Pulcini (Lazio) valgono dai 150 ai 250 mila euro l'anno. Ecco, risolto: per i guai di Kakà. Totti e Amairi, abbiamo la faccia e gli stipendi, il ruolo e il rango degli imputati. Piano. In difesa dei medici, interviene il presidente dei preparatori atletici e direttore del laboratorio di metodologia dell' allenamento della figc, Mario Marella: "Non c'è una causa certa, ci sono cause possibili che possono spiegare la gragnola di infortuni". Vediamo. Le statistiche dicono che il calcio, in dieci anni, è più veloce del 50%. E gli allenamenti, Marella? "Non abbiamo numeri validi per comprendere il fenomeno e questa è una grave mancanza. Nessuno considera lo stile di vita dei calciatori che peggiora e si macchia con fumo e alcol. Nessuno si ricorda più che si gioca troppo". Nessuno si ricorda e appunto Marella l'aveva scritto sul bollettino della Federcalcio: nel corso di una stagione, tra un impegno e un altro, il calciatore completa due, al massimo tre volte la batteria di esami fisici. Segnatevi questa parola, peraltro bruttina: adattamento. E' una voragine dove cadono caviglie e polpacci, ginocchia e flessori, ma che unisce medici e preparatori atletici. Marella scopre il fianco: "Si può cambiare agenda ogni giorno? Il preparatore influisce per il 10-15%, il medico leggermente di più. Però..." . L'allenatore decide o vorrebbe decidere, o fa i capricci e decide. Il medico stabilisce la data di recupero, l'allenatore - che va di fretta - la corregge, l'anticipa e pazienza se da giovane non studiava plicometria. Tranquilli propone una soluzione drastica: "Appena c'è un contrasto tra l'allenatore e il medico, quest'ultimo, senza pensarci troppo, deve dimettersi". Capita di peggio. Mario Brozzi è stato licenziato dalla Roma: "Sono stato mandato via in un minuto, venticinque anni di Roma via in un minuto". Rapporti di lavoro, normale. Il rsto non è normale: "Quando venivo sistematicamente massacrato dai media, mia figlia è stata insultata all'uscita di scuola. "Bastarda anoressica! Quando si leva dalle palle quello stronzo di tuo padre?"".
Ma perchè i calciatori sono così fragili? L'inizio è l'allenamento, che lo è di nome e non di fatto. E' un semplice raduno, neppure più giornaliero: non c'è tempo, non c'è più il caro, vecchio e importante momento defaticante. Discorso a parte merita il Milan Lab. E' la Nasa della medicina applicata allo sport che, per americanizzare la questione, si dice appunto "sportscience"(anche il Siena ha in corso un progetto simile). Milan Lab è diverso perchè è un laboratorio dove i calciatori vengono analizzati in profondità, dalla cartilagine alla psiche, affinchè la cura sia perfettamente omogenea al corpo e alla testa. Dirige l'aretino Piero Tognaccini (recentemente insignito della medaglia d'argento dalla ragione Toscana) e coordinano Jean Pierre Meersserman e Bruno De Michelis. Plofluvio di elogi. Sino a Kakà, un mese fa: "Sono migliorato più in una settimana in Brasile che in cinque a Milanello". Stoccatina che, sommata alle dichiarazioni di Meersseman, potrebbe annunciare una riorganizzazione di Milan Lab.