
CORSPORT (VOCALELLI) - I giocatori della Roma sfileranno oggi in ritiro. Ci resteranno fino a domenica, almeno fino a domenica. Perché, a caldo, lavvertimento è stato anche più duro: Trigoria potrebbe essere la loro casa fino al termine del campionato. Non cè dubbio che i calciatori abbiano molte, pesanti, responsabilità. Un vecchio slogan del calcio, recita stucchevolmente così: la società? Lallenatore? Sono sempre i giocatori che vanno in campo. Certo, non cè dubbio che la squadra meriti di finire sotto accusa per una stagione impressionante, scandita da errori, omissioni e rimpianti (lultimo sabato, alimentato dalla sconfitta del Genoa).
Sono giorni caldi per la società. Si discute, per la terza volta, di una possibile cessione. Questo giornale ha sempre, scrupolosamente, rispettato la cronaca; riferendo i passaggi della trattative, spiegando ciò che era, ciò che stava accadendo, ciò che sarebbe potuto succedere. Sarà così anche stavolta.
Perché la Roma deve moltissimo alla famiglia Sensi e - anche se sono forti la curiosità e linteresse della gente in attesa di capire se i possibili acquirenti potrebbero davvero riservare un futuro di altissimo profilo - per prima cosa deve essere garantita e rispettata la volontà di chi deve scegliere. Non è questo infatti il punto. Il punto, piuttosto, è che al termine di un ciclo calcistico - perché non cè dubbio che la Roma sia arrivata alla fine di un percorso tecnico e da qui debba ricominciare - indipendentemente da qualsiasi trattativa, da qualsiasi scenario futuro, la famiglia Sensi debba dare risposte chiare, concrete. Ordinare il ritiro, magari a tempo indeterminato, può essere - condivisibile o no - una terapia durto. Ma non è così che ci si cura e non è questo che aiuta a fare una diagnosi. Per questo serve altro. E serve in fretta.
Non è accettabile che anche nei momenti più delicati, più critici, e questo è uno di quei momenti, non ci sia nessuno della famiglia a fare chiarezza. I Sensi, e in questo hanno perfettamente ragione, dovrebbero innanzitutto pretendere risposte: perché una squadra ufficialmente costruita per vincere, forse inferiore solo allInter, è ridotta così? Ma dopo aver ottenuto le risposte che merita - ed è una responsabilità non aver finora preteso queste risposte - la società ha anche il dovere di fornire le sue risposte. Chiare.
La Roma, cioè la società, ha capito cosa è successo? Ha capito perché la Roma squadra si è trasformata in un anarchico gruppo capace soltanto di incassare quattro reti a partita e di allungare una serie impressionante di espulsioni? Ha capito dove sono gli errori dellallenatore e dove, o come, hanno sbagliato i giocatori? Siamo sicuri che la società abbia le idee precise su come e dove intervenire? Su quali siano stati gli errori progettuali in fase di calcio mercato - pagati a carissimo prezzo - quali siano stati gli errori di programmazione e dove o come sia mancata lapplicazione pratica?
Non è accettabile che una società come la Roma resti così, immobile, alla finestra. Pronta a ordinare il ritiro, senza però dare corso alle principali prerogative di un club. Chi comanda non può limitarsi ad assistere a distanza, ha lobbligo di andare in trincea, di andare al confronto, magari allo scontro. Ha la responsabilità e il dovere di essere magari discusso per le proprie decisioni. Ma da qui non può sfuggire. E lo sapeva bene il presidente Franco Sensi: irruente, duro, capace di provocare uno choc, quando si trattava di scendere personalmente in campo.
E poi - e il tempo da questo punto è più che maturo - una società deve anche dare risposte. Si è detto, per anni, che questa Roma era stata bravissima ad autofinanziarsi e il presidente Rosella Sensi merita da questo punto di vista un applauso convinto. Ma ora che lautofinanziamento subirà comunque un duro colpo, questa società è pronta ugualmente ad affrontare il futuro? E quale futuro? Bisogna dirlo chiaramente, senza giri di parole. Oltre al ritiro, cosa intende fare la Roma? Ha capito dove sono stati commessi gli errori? E chi li ha commessi? Ha capito dove ha sbagliato anche la società?
E poi ancora: qual è la strategia per il prossimo anno? Ci sono le energie per consolidare la squadra e ricominciare un progetto tecnico? Ecco, tutto questo si aspettano di sapere i tifosi. E tutto questo si aspetta di sapere questo giornale: con il rispetto che merita una famiglia che ha dato tanto e con lo stesso rispetto che meritano le aspettative della gente.
Così come la società - e detto dei giocatori che sono per definizione responsabili quando i risultati non arrivano - anche Spalletti è chiamato a dare risposte chiare, concrete. Come alla famiglia Sensi si riconosce limpegno di tutti questi anni, così al tecnico nessuno nega il credito giustamente ottenuto nel primo triennio. Ma anche lui deve dare, e probabilmente darsi, risposte chiare. Perché limpressione di oggi è quella di uno Spalletti in continua contraddizione con se stesso. Come quel sorriso ostentato nei momenti più critici. Spalletti sa cosa non condivide della campagna acquisti. Spalletti sa cosa non condivide dellatteggiamento di alcuni, molti, giocatori. Spalletti sa cosa non condivide delle decisioni societarie. Però non è chiaro se Spalletti abbia anche profondamente compreso dove ha sbagliato lui. E non ci riferiamo allinserimento di Loria a Reggio Calabria o di Cassetti in casa della Fiorentina. Ma errori evidentemente più profondi, che hanno inciso nella carne della Roma, se è vero - come purtroppo è vero - che non cè più traccia della squadra vincente, divertente, in salute e serena dei suoi primi tre anni.
Uno che si è sempre ispirato alla normalità, non può non essere e non sentirsi responsabile di una squadra dai risultati fallimentari, brutta, perennemente malata e coi nervi a fior di pelle. Dai malintesi dellestate scorsa a una programmazione evidentemente sbagliata, da una serie di rapporti più o meno ufficialmente elettrici a un continuo tira e molla su questo o quel modulo. Da un passato che poteva essere e non è stato, a un futuro troppo nebuloso - tale da spingere la Roma a ricordare in un comunicato al tecnico i due anni di contratto - ci sono troppe risposte che i tifosi giustamente aspettano.
proposito del ritiro, dopo lumiliante sconfitta di Firenze, Spalletti ha detto: «Obbedisco, ma non condivido». Posizione legittima. Gradiremmo però sapere da Spalletti anche cosa avrebbe fatto lui. E soprattutto cosa farebbe lui nellimmediato o cosa farà lui in un futuro prossimo per restituire la Roma alla gente.