Rubabandiera

25/09/2024 alle 17:42.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Forse gli ex della Roma, bandiere e grandi personalità, a maggior ragione dopo l'esonero della scorsa settimana, verranno ingaggiati quando si smetterà di invocarli. Passa il tempo non cambia la gente, quando c'è da correre al capezzale del club, o quando si deve riorganizzare presente e futuro, ai soliti noti fischiano le orecchie. Ce n'è per ogni occasione. Che si debba cambiare allenatore o ingaggiare un dirigente. Il pensiero corre sempre a chi ha dato tanto, in campo e fuori. Daniele De Rossi è stato bruciato sull'altare dei sacrifici sadomasochistici del calcio, pagando chissà quale colpa, quasi attirato da una trappola a tempo. Serviva lui per il dopo Mourinho. Intento chiaro. Delittuoso invece l'atteggiamento di chi, stappando tremebondi spumantini zuccherosi per festeggiare la decapitazione del portoghese, ha spacciato a metà gennaio la Roma per la valle dell'Eden, dove tutto finalmente filava liscio, con la Souloukou a capo di tutto e con una squadra forte che finalmente si affidava a un tecnico in grado di valorizzarla. Che Dio li perdoni, se ci riesce e se ha voglia.

Preambolo doveroso, perché spesso le bandiere e i grandi ex vengono sfruttati. Da tutti. Per fini populistici. L'affronto più grande è stato fatto al De Rossi allenatore, non a Daniele De Rossi. Affronto di chi lo ha ammaliato e scaricato, affronto di chi lo ha mediaticamente usato per i motivi di cui sopra. Gli ex creano equivoci. Perché ci sarà sempre qualcuno che si chiederà perché. Perché si creano aspettative non sempre supportate dai fatti. Perché in caso di critiche ci sarà sempre un freno fisiologico figlia dell'amore, o una eccessiva foga da parte chi non li ha mai digeriti. Prima di De Rossi, c'è passato Totti. In un periodo in cui dirigenti e proprietari all'atto di dovere comunicare l'addio agli idoli del popolo facevano a gara a chi si tirasse indietro per primo. Dici Totti dirigente e iniziano le guerre. Da un lato chi lo vorrebbe a capo del mondo. Dall'altro chi inizia a rimarcare che deve andare a studiare in America e imparare l'inglese. Divisioni simili a quando si avvicinava la fine della carriera agonistica. Totti e De Rossi nella Roma sono tornati, e sono durati un amen. Altri hanno nomi che riecheggiano nell'eternità. Serve un Direttore generale? Chiamate Boniek! Telefonate a Völler! Fate il biglietto aereo a Falcao! La squadra batte la fiacca? Ci vuole Francesco Rocca! Fategli fare i gradoni di Zeman! Neanche l'avanzare del tempo impedisce di nominare, per il ruolo di direttore tecnico, Capello e ora anche Ranieri, magari con la new entry Aquilani in panchina.

Inutile fare notare che raramente i grandi ex e le bandiere siano riusciti ad avere carriere di pari valore dietro la scrivania o in panchina. Ci riuscì Boniperti, uomo di Giovanni Agnelli. Ci stava riuscendo Maldini, dopo anni di embargo. Ci provò con risultati altalenanti Facchetti. Mentre altri, che occupano poltrone di rappresentanza, non si capisce che meriti abbiano, perché di loro si ricordano al massimo strette di mano in tribuna autorità. C'è speranza? Forse. Perché qualcuno finalmente sta iniziando a capire che Ancelotti non allenerà mai la Roma. Ma non escludiamo che fra trenta anni qualcuno invocherà Pisilli direttore generale.

In the box - @augustociardi75