LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Milan, Sporting, Galatasaray, Marsiglia, Lens, Benfica, Braga. Se la Roma per il terzo anno consecutivo dovesse fare piangere il Feyenoord, entrerebbe nel tabellone degli ottavi di finale di Europa League, probabilmente assieme a queste squadre, favorite nei playoff su Rennes, Young Boys, Sparta Praga, Shakhtar, Friburgo, Tolosa e Qarabag. Già qualificate, in quanto arrivate prime nei gironi di primo turno, West Ham, Brighton, Rangers, Atalanta, Liverpool, Villarreal, Slavia Praga e Leverkusen. Una specie di Champions League 2.
Se misceliamo blasone e potenziale attuale, partiamo dal Liverpool e dal Leverkusen, capofila di Premier League e Bundesliga, aggiungiamo Milan e Atalanta, teniamo in debita considerazione Benfica, Sporting, Marsiglia e Brighton. E consideriamo più abbordabili sulla carta Galatasaray, Lens, Braga, West Ham, Rangers, Villarreal e Slavia Praga. Salta agli occhi che agli ottavi di finale di Europa League non arriveranno squadre materasso. La terza fila è composta da outsider che ai sorteggi, salvo abbinamenti sfortunati, avranno almeno un 30% di possibilità per il passaggio del turno.
Come si inserisce la Roma in questo contesto? I crediti sono stati acquisiti negli ultimi sei anni. E che crediti! Vincitrice in Conference League, finalista in Europa League, semifinalista in Champions e in Europa League. Poi un'eliminazione in Champions League negli ottavi di finale, nel 2019, per mano più dell'arbitro che del Porto, nel match di ritorno. E, in piena pandemia ad agosto 2020, un'eliminazione senza attenuanti a Duisburg per mano del Siviglia che avrebbe poi vinto la finale contro l'Inter di Conte, sempre in Germania. Ecco, quell'Inter di Conte e la Roma di Mourinho sono le uniche due finaliste italiane in Europa League da quando è stata uccisa la Coppa Uefa. Una coppa tabù, che tabù non era quando si chiamava col vecchio nome, vinta per l'ultima volta nel 1999 dal Parma di Malesani, che a Mosca schiantò il Marsiglia tre a zero. Ogni male ha una causa e un nome. Il male si chiama snobismo. Lo snobismo italiano che per fortuna non ha attecchito a Roma. L'Europa League vissuta più con fastidio che con entusiasmo, perché porta meno soldi della Champions, offre meno visibilità, inficia sul campionato italiano. Mentalità perdente. Rasa al suolo dalla Roma di Mourinho, unico allenatore di squadre italiane ad avere vinto coppe (due) dal 2007-08 a oggi. Perché se togliamo l'Inter 2010 e la Roma 2022, eccezion fatta per l'Inter finalista nel 2020 e nel 2022, la Fiorentina finalista di Conference League nel 2022 e sempre la Roma 2022 finalista defraudata a Budapest lo scorso maggio, le italiane in Europa hanno collezionato flop, pacche sulle spalle dopo sconfitte onorevoli da sparring partner e tanta tanta presunzione. Quella che porta gran parte degli italiani a snobbare Europa League e Conference. E che induce persino parecchi tifosi della Roma a non dare peso alla vittoria di Tirana, forse perché credono di essere tifosi del Real Madrid, o forse perché in panchina a dirigere la Roma quella sera c'era il loro incubo. Problema loro.
La Roma in Europa da più di un lustro ha cambiato marcia. E stasera prova a riallacciare il filo, con un allenatore che fa l'esordio in coppa dopo il rodaggio in campionato durato un mese. Edizione complicata, piena di squadre di livello "rubate" alla Champions League. Ma lo scorso anno non fu tanto più semplice. Perché la Roma per arrivare a Budapest buttò fuori il Salisburgo, realtà in crescita costante e scuola formativa per campioni in erba; la Real Sociedad, che quest'anno ha messo in fila dietro di sé l'Inter nel girone di Champions, e il Bayer di Xabi Alonso, che sta dominando la Bundesliga. Poi ci ha pensato Taylor a mandare ai matti Mourinho e tutti i tifosi della Roma. Negarlo o sorvolare è esercizio inutile e tendenzioso. La Roma sa come si fa, ma sa anche quanto sia complicato.
De Rossi sa bene pure quanto sia complicato fare strada se si incontra l'ostacolo costituito da arbitri incapaci, per non chiamarli addirittura sicari. La Roma non è favorita in Europa League ma ha i mezzi per fare fuori ancora una volta il Feyenoord. E da qualche anno il giorno del sorteggio fa storcere il naso agli avversari a essa abbinati perché sanno che incontreranno una squadra che non snobba le coppe, che non le considera un fastidio, che le onora, e che sta contribuendo più di qualsiasi altro club al ranking che potrebbe consentire alla Serie A di avere un posto in più in Champions League l'anno prossimo.
Avete notato? Quest'anno che il Milan punta sull'Europa League, le grandi testate nazionali danno peso e importanza alla competizione. Gli anni scorsi a malapena si trovavano articoli inerenti la manifestazione su certi quotidiani. Tipico della mentalità perdente di un Paese arrogante e servile che ha contribuito alla quasi estinzione dei club italiani negli albi d'oro tornei europei. Poi la Roma ha iniziato a crearsi una giovane tradizione vincente, a farsi rispettare, in campo ma non sempre fuori dal campo, perché rimarrà nei secoli assordante il silenzio post Budapest.
In the box - @augustociardi75