LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Poco più di un quinto di campionato. Vietato parlare di inizio stagione, la Serie A è iniziata un mese e mezzo fa, non fatevi ingannare dal caldo agostano. In egual misura non è tempo di sentenze, semmai di considerazioni parziali.
La Roma ha chiuso col botto. Romelu Lukaku, c'erano pochi dubbi, entra subito nella categoria dei calciatori più decisivi del torneo. Assieme a Lautaro, Osimhen, Leao, che però non sono neo acquisti, i loro servigi erano già privilegio di Inter, Napoli e Milan. Fra i "nuovi", il belga si è già preso la Roma, così come Reijnders fa girare il Milan, così come Thuram ha bruciato le tappe trovando l'incastro perfetto con Lautaro. Acquisti azzeccati. Lukaku colpo da novanta. Come il numero che porta sulla schiena.
E il resto? Parliamone. Premessa d'obbligo nella città che vede retropensieri tendenziosi ovunque e sempre: nessun parere lusinghiero o aspro nei confronti dei calciatori che verranno nominati di seguito, sarà usato per giustiziare o creare alibi all'allenatore. Proviamo (mi sforzo anch'io, giuro) a parlare di calcio senza ricondurre sempre tutto a Mourinho. Ndicka, Llorente, Kristensen, Renato Sanches, Aouar, Azmoun. A parte Lukaku, cinque facce nuove, una seminuova. Analizziamo rendimento e prospettive. La Roma gioca a tre in difesa. E mentre tutti si ostinano a dire che Mourinho gioca a tre perché non ha esterni da difesa a quattro, la verità è che non considera Smalling e Mancini (in parte pure Ndicka), per anagrafe o caratteristiche, adatti a una terza linea con due soli centrali.
Ndicka ci ha messo un po' a vedere il campo, e dopo una manciata di partite capiamo anche perché Mourinho lo ha mostrato al mondo della Roma soltanto dal match contro l'Empoli. Ha bisogno di tempo, e speriamo gli basti solo quello, per mostrare le peculiarità del buonissimo difensore visto a Francoforte. Per ora sta prendendo le misure a schemi, compagni e avversari. Finora però non è un valore aggiunto o quantomeno sostitutivo di quell'Ibanez nominato fin troppe volte dall'allenatore.
Capitolo Llorente, per quasi tutti considerato da subito alternativa ai compagni di reparto, chi invece conosce i pensieri di Mourinho sapeva dall'inizio sapeva da giugno che sarebbe stato titolare fino a quando, e se, Ndicka sarebbe promosso punto fermo. E infatti lo scrivevamo già a giugno. Llorente ancora più titolare in assenza di Smalling. Llorente uomo di Mourinho? Sì, ma fino a un certo punto. Giocava per lui da ragazzino, una vita fa. Diciamo che è un calciatore di cui si fida l'allenatore e che a maggior ragione, anche per questo, è diventato una manna per il club, che lo ha rimesso in rosa a un prezzo super conveniente. Perché veniva dal Leeds pericolante che poi è diventato il Leeds retrocesso.
Come Kristensen. Tutti rapiti all'arrivo dallo sguardo da Ivan Drago. Poi? Tutti a scoprire che non spiezza in due nessuno. Esistono le categorie, a occhio e croce la sua non dista troppe miglia da quelle di Karsdorp e Celik. Forse perché la Roma si è messa in testa di collezionare calciatori di quelle categorie lì, in quel ruolo lì, per la fascia destra.
In mezzo al campo, a parametro zero è arrivato Aouar, mezzala al pepe che nel Lione non aveva mai giocato nel 2023 una partita da titolare. Sano, eh, stava nelle retrovie per questioni di contratto non rinnovato. Un'alternativa a Pellegrini, o comunque uno da mettere in ballottaggio col capitano della Roma. Nessuno si aspettava un novello Iniesta o la reincarnazione di Zidane. Se aggiungiamo i guai fisici di inizio stagione, ecco che finora il suo apporto si limita a un gol inutile al Verona e al fallo sull'arbitro Marchetti. La stoffa c'è, aspettiamo che ce la mostri prima di giudicarne il pregio.
Paredes si conosce, la Roma si è ritrovata in fretta e in furia a dovere sostituire l'ammutinato Matic e ha fatto bingo perché il nome preferito da Mourinho, fra i raggiungibili, in emergenza totale, era il suo, che giocava nel club amico di Parigi. Non è Matic nelle imbucate, non è Matic in fase di non possesso palla, ma ringraziamo Dio che sia arrivato a cifre stracciate, perché lo scorso anno quando ad agosto si fece male Wijnaldum arrivò Camara.
E se Azmoun rappresenta un eventuale plus nel reparto più forte, che potrà aggiungere un buon apporto e mai incidere in negativo, restando sulla mediana gli equilibri della squadra li avrebbe dovuti modificare la mezzala destra (o sinistra all'occorrenza).
Renato Sanches. Che per ora è virtuale come le corse dei cani e dei cavalli riprodotte dal computer nelle sale scommesse. Un potenziale smisurato, spaziale, che sistematicamente si disintegra quando entra a contatto con l'atmosfera terrestre. Preso a buon prezzo? Certo, ma la Roma non partecipa al campionato dei commercialisti. Renato Sanches, o chi per lui se ne fosse arrivato un altro, sarebbe servito sano, perché siamo tutti consapevoli di quanto risulti troppo spesso lento e scontato il giro palla in mediana, e Mourinho per questo contava sull'arrivo di un calciatore che avesse un passo diverso o una qualità di palleggio superiore agli altri centrocampisti. Sanches cambierebbe passo, probabilmente lo farà, ma per ora è un calciatore virtuale, non per sue colpe, poverino. Nel mentre c'è Bove? Certo, ma Bove già c'era, e a oggi Bove non è ciò che dovrebbe essere Sanches. Nel mentre Mourinho ha riproposto Cristante mediano, perché in fondo le buone trovate tattiche non le hanno soltanto i celebrati scienziati della panchina. Ma comunque c'è un calciatore che nella realtà a oggi non c'è, quindi anche numericamente le rotazioni sono condizionate.
Insomma, il mercato della Roma ha avuto un picco assoluto quando il club è partito in blocco per Londra a prendere Lukaku. Per il resto, come minimo c'è da aspettare, sperando nelle inversioni di tendenza, auspicando che alcuni completino il rodaggio in fretta risultando all'altezza, e pregando che le cicatrici che si porta dietro Sanches lo lascino in pace una volta per tutte. Nel mentre, obbligatorio consegnare la palla a Dybala e a Lukaku, per vincere partite che riportino in quota la squadra. A oggi migliorata in attacco, ma non a centrocampo, e non in difesa.
In the box - Augusto Ciardi