LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Premessa d'obbligo al tempo d'oggi. Le righe odierne di questa rubrica non sono una risposta a X o Y e tantomeno una verità inconfutabile. Men che meno sono una semplice deduzione o una delle tante ipotesi che si formulano dopo un tris di partite da dimenticare. Queste righe sono la traduzione del suono di una campana. La versione di una delle parti chiamate in causa da spifferi e indiscrezioni, che nelle ore post match, complice un silenzio rumorosissimo da un lato, e il solito mutismo dall'altro, ha dato adito a millemila ricostruzioni. Qui riportiamo il suono atlantico di una campana.
Mourinho non ha dovuto respingere nessun assalto frontale dei suoi calciatori. Nessuno si è rigirato, nessuno minaccia ammutinamenti (ma voi ce li vedete gli attuali calciatori della Roma fare fronda? Pardon, questa è una considerazione personale inopportuna), nessuno ha richiesto modifiche all'impianto tattico. C'è stato il più classico dei faccia a faccia post sconfitta dura. Mourinho chiede a chi sta meglio fra i suoi ragazzi di raddoppiare le forze, preoccupato perché in troppi sono giù di corda, fuori condizione. La lista è nota. Dai nuovi arrivati a quelli più soggetti agli stop per guai muscolari. O a entrambe le categorie, perché Mourinho era il primo a sapere che Renato Sanches sarebbe stata la monetina da lanciare in aria. Esce testa, ti cambia il centrocampo. Croce, e la croce ce la metti sopra per qualche settimana.
Non a caso a inizio estate sottolineavamo che il portoghese, che a Mourinho piace assai, non fosse in cima alla lista delle preferenze per la mediana. C'era Kamada, c'era Sabitzer, oltre a Koopmeiners, Mc Tominay e De Paul. Tutti fuori portata. Tranne uno. Su Sanches c'erano logiche perplessità sullo status fisico. Mourinho conta di recuperarlo in fretta perché sa che può essere la chiave di volta tattica. In queste settimane non ha niente altro in testa.
Non ha parlato venerdì sera. Ha sbagliato? Ognuno la pensi come meglio crede. Nella sua testa oggi c'è indifferenza verso le voci che circolano sul suo conto. Non si dimette, non teme esoneri, fa spallucce e tira avanti se amici degli amici degli amici di calciatori e affini fanno circolare voci che lo riguardano, ma che non lo toccano. Sa che quest'anno in Serie A i risultati avranno un peso ancora più grosso bel giudizio sulla sua Roma rispetto ai primi due anni.
Arriverà pure il momento in cui commenterà il mercato e l'arrivo di Lukaku. Per ora nella sua testa c'è una squadra da riavviare. Le celebrazioni, anche quelle più kitsch, sono già andate in scena, in un caldo pomeriggio romano, prima della partita. Poi la partita stessa ha spento gli entusiasmi. A lui la responsabilità di cercare l'interruttore. D'altronde, in una Roma super silenziosa, pur facendo un torto alla comunicazione del club che non lasci adito e spazio alle interpretazioni, Mourinho si è semplicemente adeguato alla tendenza vigente.
Ps come il rinforzino degli spaghetti ajo e ojo in piena notte dopo una cena luculliana, ribadiamo che in questo #inthebox riportiamo una versione dei fatti, e che nel farlo non è stato maltrattato nessuno che abbia detto o scritto cose diverse da questa versione.
In the box - Augusto Ciardi