LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Quando la prima Roma di Mourinho giocava con la difesa a quattro, nella prima parte di stagione, è capitato che davanti alla difesa agissero Cristante e Veretout, con Pellegrini e Mkhitaryan sulla stessa linea di Zaniolo, alle spalle di Abraham. Cristante faceva Cristante, ossia il soldato illuminato che gira e rigira tutti gli allenatori che ha avuto mandano in campo. Veretout inizialmente faceva Veretout, inserimenti e gol, e si pensava che per caratteristiche fosse il calciatore ideale (non potendo la Roma prendere un Kante) per il tecnico. Poi qualcosa si è rotto, Veretout piano piano si è allontanato dai suoi standard, ed è stato scavalcato a gennaio da Sergio Oliveira, diversissimo dal francese, molto meno dinamico, ma probabilmente nella testa di Mourinho l'uno era alternativo all'altro per le mansioni in fase difensiva e di impostazione che il tecnico chiede alle mezze ali (quest'anno Renato Sanches era in lizza con Sabitzer e Kamada, diversissimi tra loro, ma Mourinho non è uno di quelli che si fissa con le caratteristiche del singolo, se sfuma un obiettivo, per un ruolo specifico, va bene anche chi lo interpreta in maniera diversa, l'allenatore cuce l'abito tattico sul modo di giocare dei singoli).
Nella prima stagione di Mourinho, spicca in fase realizzata e di rifinitura Pellegrini, mentre nei primi mesi fatica Mkhitaryan, che poi l'allenatore arretra, perché la Roma ha bisogno di fosforo e lucidità a metà campo. Quindi Pellegrini sempre più a supporto dell'attacco, l'armeno qualche metro più dietro. Terminata la stagione che doveva prevedere Xhaka, alzata la coppa della Conference League, va via Mkhitaryan ma arrivano Matic prima e Wijnaldum poi. La mediana viene immaginata con Matic, o Cristante, più Wijnaldum. Poi davanti una giostra che fa presagire mille colori sgargianti: Pellegrini, Dybala, Zaniolo, Abraham. Persino Belotti. Crac di Wijnaldum, rimpasto. Cristante inamovibile. Come sempre. Dopo qualche mese diventa "coppia" con Matic, e la Roma fila in finale di Europa League. Pellegrini continua a stanziare davanti, nel 3-4-2-1, ma il suo rendimento è sceso sensibilmente. Taylor rovina il finale e la finale.
La Roma si butta ancora sul mercato dei mediani, Mourinho cambia pelle tattica, si passa al 3-5-2, serve una mezzala da affiancare a Matic (o Cristante) e a uno fra Pellegrini e l'ultimo arrivato Aouar. Come già scritto prima, e nei mesi scorsi, uno fra Kamada, Sabitzer e Renato Sanches. Arriva il portoghese, diverso dagli altri, dinamico come nella Roma c'è soltanto Bove, che nel frattempo non è più un bambino ma un giovane adulto. Oggi la Roma ha probabilmente la mediana più completa dell'era Mourinho. Forse meno dotata di estro creativo in regia, perché Mkhitaryan prima e Matic poi avevano dei lampi accecanti che non appartengono a Paredes e a Cristante, ma di sicuro con Sanches acquista un dinamismo sconosciuto negli ultimi tempi. Centrocampo geometrico con una fionda da lanciare come mezzala, e poi l'estro e il peso specifico della manovra offensiva affidato là davanti ai mostri della squadra. In attesa che Pellegrini e Aouar aggiungano qualità partendo più da intermedi che da rifinitori.
La grande costante del triennio è Cristante. Perché in estate abbiamo immaginato un po' tutti un gioco delle coppie: uno fra Paredes e Cristante, uno fra Sanches e Bove, uno fra Pellegrini e Aouar. Manca un metronomo illuminato, ma la linearità nello smistare palloni di Paredes può essere esaltata dagli inserimenti di Renato Sanches, uno che cambia ritmo e che può cambiare connotati. Difficile stabilire se la mediana 2023-24 sia la più forte dell'era Mourinho, avendo annoverato negli anni Mkhitaryan, Veretout e Matic. Di sicuro sembra la più completa. Laddove, tra l'altro, alla voce alternative non risultano più i vari Diawara e Villar, che con tutto il rispetto non erano all'altezza.
In the box - Augusto Ciardi