LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Prima i russi, poi quei cattivoni del Qatar, quindi gli americani e dopo ancora i pericolossimi cinesi. Quindi il covid. Ora gli arabi. C'è sempre una scusa buona per giustificare incompetenza, latitanza e dabbenaggine. Il calcio italiano, a parte rare eccezioni, è unito e coeso sotto la bandiera dei piagnoni, bene accompagnato da una stampa che ostenta i diritti e i doveri di cronaca battendosi il petto, ma che poi, come accade in ogni ambito della vita, si veste da Fantozzi e per conto dei piagnoni va alle crociate spargendo inchiostro sul campo di battaglia, cercando cause esterne per giustificare una crisi che andrebbe del tutto ricondotta ai presunti super manager, istituzionali e dei singoli club nostrani.
Allarme Arabia! Giocano in modo scorretto! Si faccia qualcosa!
Qualcosa? Sì, giusto. Facciano qualcosa i club italiani, dicano grazie a chi porta ossigeno per le loro casse massacrate da un ventennio di incapacità gestionale. Fino ai primissimi anni duemila erano i club italiani a depredare le leghe straniere. Ora ci incazziamo (si incazzano) se subiamo (subiscono) razzie. La Serie A (Made in Italy, oh yes!) è diventata come l'Eredivisie olandese. Un supermercato. I titoloni dei "grandi" quotidiani sportivi fanno quasi tenerezza. Un tempo servivano triple prime pagine per contenere le news su tutti i grandi acquisti del nostro campionato. Ora si celebrano le cessioni.
Grande Inter che hai venduto Brozovic! Super Milan: dopo Massara e Maldini via anche Tonali! E via dicendo. Precisiamo: vendere e fare plusvalenza per reinvestire è un metodo sano. Ma in questi casi certi titoloni a novemila colonne non hanno l'intento di spiegare perché bisogna cedere, sono figli della necessità di attrarre lettori in edicola e clic sul web sapendo però che bisogna in molti casi assecondare i club con l'acqua alla gola (quasi tutti). Questione di rapporti da mantenere. Quindi la colpa è sempre di qualcun altro.
Durante il lockdown il calcio si mostrò patetico nel piangere miseria pretendendo aiuti. "Siamo la seconda azienda italiana! Diamo lavoro a milioni di miliardi di cittadini!" con i paladini dell'informazione che facevano da megafono in modo del tutto acritico. Scene penose. Che ora trovano il ter nella "lotta agli arabi". Che secondo i soliti noti nell'era del libero mercato dovrebbero castrarsi e non importunare le nostre società modello. Forum e simposi per capire come opporsi. Opporsi? Favole per bambini duri di comprendonio. Sono i club italiani a mostrare la merce tramite intermediari. Sono i club italiani pronti con il cappello in bocca a ricevere palate di soldi per calciatori spesso invendibili. Invendibili come il nostro campionato all'estero.
L'Italia ha poco appeal mediatico, ci si aggrappa a una buona stagione europea delle nostre squadre per rivendicare una grandeur che non ci appartiene da almeno quindici anni. Il tutto condito da dichiarazioni vuote o addirittura deleterie su prospettive, riforme, temi sociali, omosessualità, stadi di proprietà, giustizia sportiva. Sempre più spesso quando leggiamo dichiarazioni ufficiali dei "big" del pallone #madeinitaly, ci viene il dubbio che provengano da account parodia. Purtroppo no, sono proprio loro, sempre gli stessi. Che ora hanno apparentemente messo nel mirino gli arabi. Dopo i russi, i qatarini, gli americani, i cinesi e il lockdown. E nessuno si chiede per quale motivo i veri ricchi stanno alla larga dal nostro calcio. Per quale motivo nessuno abbia voglia di investire in un Paese dove vige un sistema chiuso, malato di burocrazia, nepotismo e corruzione. Dove il tema degli stadi di proprietà spesso è usato come un cartellone pubblicitario dalle amministrazioni comunali sotto campagna elettorale.
Da una parte invochiamo l'intervento della FIFA, della Nato, dell'Aia per contenere l'ondata araba, dall'altro pretendiamo decreti salvacalcio, leggi spalmadebiti e pene leggere per evitare che l'eco dei continui scandali arrivi sui giornali e nelle tv straniere.
Molto meglio dare la colpa agli arabi. Molto più comodo.
In the box - @augustociardi75