LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Oggi non parliamo di Mourinho. Ci adeguiamo alla linea della Roma di queste ore. Che si è limitata a un comunicato attraverso il quale ha analizzato gli episodi da moviola della partita, al punto che mi aspettavo fosse firmato Graziano Cesari o Luca Marelli, e non Tiago Pinto. La linea della Roma ha finora portato fatti e non parole o testi scritti. Quindi nelle considerazioni a margine possiamo includere la possibilità che domani ci siano novità da registrare in chiave futura.
Non parliamo di Mourinho perché da quasi settantadue ore lo fanno, ancora di più, tutti. Legittimo. Soprattutto per chi parlandone cerca quella visibilità di cui non gode neanche fra le mura domestiche. Ma non parliamo di Mourinho. Lo fanno tutti. Magari impariamo a distinguere. Il sottoscritto preferisce chi coerentemente non lo ha mai sopportato a chi, negli anni, o nei mesi, ha cambiato registro, per patetici interessi di cassetta. Quei paladini dell'informazione, per esempio, che fin quando allenava l'Inter godevano di erezioni sparute se l'allenatore portoghese mimava il gesto delle manette o mentiva affermando che la sua Inter era danneggiata dagli arbitri. All'epoca c'era la claque fantozziana, che tredici anni dopo è diventata santa inquisizione.
Non ne parliamo perché continuano a parlarne gli opportunisti che vanno oltre il tempo e lo spazio: Mourinho torna in Italia, subodoro la possibilità di trarre vantaggi economici, firmo articoli e tomi sul ritorno del Re. Cambio casacca, e approfittando della memoria scadente della gente divento il suo principale avversore. Magari perché il tentativo di trarre vantaggi personali incensandolo è penosamente scemata, quindi userò il mio rancore come benzina da gettare sui miei strali infuocati. Funziona così. Nel calcio come nella politica. Quanti parlamentari avete visto tradire gli elettori passando da un partito all'altro come niente fosse? Per quale motivo il calcio dovrebbe sfuggire a questa malsana abitudine?
Non parliamo di Mourinho perché alla lista infinita di tweet ostili al presunto fustigatore mancano soltanto gli account del Papa e del Quirinale. Ma siamo in vigile attesa. L'esempio cattivo del lupo cattivo. Mourinho è l'untore secondo i molti. L'epicentro. L'origine del male. Una specie di Wuhan del pallone. Via lui, il calcio italiano sarebbe il più bello del mondo. Come no. Di colpo si parla di lui e il patetico processo alla Juventus viene dimenticato.
Gli italiani esprimono solidarietà agli inglesi per i fatti dell'aeroporto. Agli inglesi. Gli esportatori della violenza nel calcio, degli hooligans che in quaranta anni hanno seminato morti, sangue, devastazioni, sui selciati delle città e sugli spalti degli stadi. Eppure gli italiani manierati inviano messaggi di solidarietà e di scuse agli inglesi, sospirando con amarezza perché vivono nel Paese dove lavora il mostro Mourinho, mentre vorrebbero stanziare nella patria del povero Taylor.
Deprecabili gli insulti all'arbitro e alla sua famiglia? Certo che sì, chi lo nega? Il problema non è questo, ma la solerzia che ha indotto chiunque, pure chi non ha neanche aperto i video della scena, a scagliare la propria pietra. Per i fatti di Budapest urlando "è corpa de Murigno". Giammai indignati per le parole del presidente della Figc dopo la sentenza sulla manovra stipendi, men che meno per decenni di scandali, di violenze, di curve nelle mani della malavita, del doping, del calcioscommesse, degli arbitri comprati e dei dirigenti radiati.
Non parliamo di Mourinho perché ne stanno parlando pure quelli che poi i dirigenti radiati li ospitano nei salotti televisivi e sulle colonne dei propri quotidiani. E ne parlano pure quei paladini dell'informazione che durante Calciopoli erano sotto botta del sistema e preparavano editoriali e servizi tv sotto dettatura di chi muoveva i fili. Taylor santo subito perché ha tolto il tappo a bottiglie dilatate dai gas prodotti dalla bile.
Avesse vinto la Roma, sarebbero implosi. Avesse vinto la Roma, indossando l'ennesima maschera avrebbero avuto l'onere di celebrare Mourinho. Di cui non vogliamo parlare perché da un lato verrebbe voglia di augurargli di andare via. Dall'altro, aspettiamo che la Roma smetta i panni del moviolista e al comunicato alla Graziano Cesari o alla Luca Marelli faccia seguire la mossa rivoluzionaria. Libero arbitrio.
In the box - @augustociardi75