LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Di punti ne occorrevano tre, perché tre erano state le sconfitte prima della sosta, intervallate dalla vittoria sulla Juventus. E perché nel frattempo, al fischio di inizio di ieri, avevano già vinto Lazio e Atalanta, e pure la Juventus, e poi avrebbe vinto il Milan, mentre l'Inter aveva deciso di proseguire il percorso verso un suicidio inspiegabile. Si doveva battere la Sampdoria. Tre punti contro una squadra nettamente inferiore alla Roma, per quanto in crescita. Arrivati quando hanno messo i puntini sulle i tre giocatori di caratura superiore. Caratura internazionale. Razza calcistica diversa dalla media. Matic, Wijnaldum e Dybala, troppo per la Sampdoria, e con la ragionevole convinzione che quando girano bene possono essere troppo anche per avversari più blasonati.
Nel momento in cui la partita rischiava di complicarsi, hanno alzato il tasso di intelligenza abbinato alla qualità e alla sagacia tattica per lavorare e chiudere la pratica. Col serbo a giostrare alla Falcao, l'olandese a dettare i passaggi da sfruttare per gol e rigori da procurarsi, l'argentino, tornato in forma smagliante dal viaggio in Sud America, alla ricerca del decimo gol che troverà su rigore. Tre punti. Conservati al meglio non soltanto perché la Samp di Stankovic non può mostrare niente di più di una discreta organizzazione tattica e di tanta buona volontà, ma anche perché togliendo dalla naftalina la difesa a quattro, Mourinho ha affiancato Llorente a Smalling, e lo spagnolo ha dimostrato che ci sa fare, senza necessità di strafare o di sbraitare o di eccedere nei gesti tecnici e nella gestualità. Un difensore tranquillo ed efficace, "alla Smalling". Per il quale si potrà lavorare, magari anticipando i tempi, per un rinnovo del prestito. Tempo al tempo.
A fine partita, Mourinho ha smontato la teoria secondo cui rimarrà senza se e senza ma, a prescindere da incontri o da rinnovi contrattuali, come ventilato da alcuni media a metà settimana. Ha tirato in ballo un dirigente della Roma e il direttore del Corriere dello Sport, non per metterli alla berlina, ma per mettere, appunto, i puntini sulle i. Perché in tempi diversi si sono sbilanciati a suo dire dando voce a loro interpretazioni, in modo fin troppo perentorio. Il riferimento che, nel post partita, Mourinho ha fatto ai contratti che non sono fondamentali, vale sia per ritenere che non vuole incontrare Friedkin soltanto per farsi aumentare lo stipendio e strappare chissà quanti anni di rinnovo, ma soprattutto per evidenziare che non è automatico che rimanga soltanto perché l'attuale accordo scade nel 2024. Friedkin sa. L'incontro ci sarà.
Anche perché le big europee continuano a dimostrare come il futuro prossimo e lontano si deve iniziare a scrivere oggi, in queste settimane, se non già nelle settimane passate. Dopo il Bayern e il Tottenham, è saltata la panchina del Chelsea. E dopo la sconfitta con il Lione è a forte rischio pure quella del PSG. Volano grossi nomi di allenatori per grossi club. E siamo in piena primavera. La stagione della semina per la stagione successiva. Periodo in cui si lavora e si cambia non solo per mettere pezze a ciò che resta del 2022-23. Ma per iniziare a scrivere i capitoli del 2023-24. Tutto chiaro, adesso?
In the box - @augustociardi75