LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Che vinca o che perda, alla fine sarà sempre José Mourinho a rubare la scena. Una pacchia, quando le cose vanno male, per i calciatori. Una manna, quando vanno malissimo, per la dirigenza. Il destino di un capotecnico sta nell'accentrare le attenzioni, anche morbose, in ogni caso. Nel bene e nel male. Finché la scadenza o la rottura del gentlemen's agreement non lo separi dalla struttura che lo tiene sotto contratto. Magari per vagliare altre strade. Nel caso di Mourinho, sotto contratto, ma non sotto scacco. La pigrizia umana induce spesso a guardare il dito anziché la luna.
La Roma perde in modo quasi patetico a Cremona, nel dopo gara Mourinho parla di match e motivazioni, poi per dovere di cronaca si vira sulla questione quarto uomo. E da quel momento in poi per fisiologica quanto limitata volontà di molti commentatori, si scade nel banale, si finisce col parlare soltanto di Mourinho che maschererebbe ancora una volta le sue mancanze spostando l'attenzione su Serra. Succede sempre. E lui si starà maledicendo, perché tutto ciò comporta assenza di critica non solo nei suoi confronti (premesso che le critiche non piacciono a nessun allenatore, e che lui non fa eccezione) ma anche in quelli dei calciatori della Roma, quasi idolatrati, che ancora una volta la fanno franca.
Perché di loro non si parla mai. Non si dice mai che Pellegrini ha azzeccato l'ultima partita a Tirana nove mesi fa. Che Cristante per rendere al meglio ha bisogno che accanto ci sia il tutor Matic. E via dicendo. Mourinho fa ombra. Si prende la scena se le cose vanno bene, spacca l'opinione pubblica quando la Roma gioca con la Cremonese o si distanzia dalla parte alta della classifica. È il destino dei grandi personaggi.
In una Serie A che alla voce allenatori conta soltanto delle comparse mediatiche (e sottolineo mediatiche, perché Spalletti, Allegri, Sarri, ma anche Pioli, Inzaghi e Gasperini sono bravissimi tecnici), Mourinho è l'unico generatore di titoli e di argomenti da tavole rotonde, spesso per teste quadrate. Funziona così. Lui è diverso. Lo sa, sa come ci si sguazza, ma a volte la sua diversità gli si ritorce contro. Perché è tanto facile parlare solo di lui. Spesso rendendo scenograficamente vittime gli altri.
Celik oggi come Shomurodov ieri non rendono nonostante i cartellini siano stati pagati fior di quattrini? Certo, mica è facile per Tiago Pinto poverino lavorare con uno così. In un mondo regolare, il giovane manager che lavora gomito a gomito con un'eccellenza della panchina, verrebbe considerato un meritevole privilegiato. A Roma se Tiago Pinto lavora con Mourinho lo si spaccia per martire che deve subire angherie mentali.
Dei calciatori meglio tacere. Roma è la piazza migliore dove svolgere questo lavoro da professionisti. Strapagati grazie anche a strategie societarie poco lungimiranti, riempiti d'amore, trattati (e sfruttati) da star dal sottobosco di cui amano circondarsi, fra starlette, pesci spazzini e faccendieri ruffiani, mai messi al centro della critica. Perdi a Cremona? Eh ma Mourinho...non sia mai che si analizzino, magari a margine, prestazioni scadenti di elementi sopravvalutati che stanziano a Roma da almeno tre anni e che negli anni di militanza hanno collezionato piazzamenti in classifica mediocri.
Mourinho, Mourinho, Mourinho. Ogni discorso inizierà e finirà con lui al centro del mondo. Ciò non sorprende, semmai annoia. Gli ultimi tempi a Londra, sponda Tottenham, finiva sempre di più nell'occhio del ciclone. Da allora, oltre al ruolo ad interim di chi lo sostituì, il Tottenham ha proposto Espirito Santo e Conte. Ma a occhio e croce grossi risultati non sono stati registrati. Come dire: inizia e finisce sempre tutto da lui e con lui o sarebbe il caso di allargare il campo delle analisi?
Un giorno Mourinho andrà via. Forse questo giorno non è neanche così lontano. Non ci sarà più la sua grande ombra a fagocitare luce e colori. Il sole e il calore torneranno a essere energia per chi oggi a Trigoria si sente stretto in una morsa soffocante. I calciatori troveranno linfa tattica con cui nutrire le cellule. Finalmente la Roma sarà libera di vincere come ci ha abituato. Come? Prima di Mourinho non si vinceva nulla da quattordici anni? Vabbè, stai a guardà il capello.
In the box - @augustociardi75