Come volevasi dimostrare

03/01/2023 alle 15:35.
mou-tp-itb

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - L'antefatto ve lo avevamo raccontato tre mesi fa: il fair play finanziario, seconda edizione, cambiava le carte in tavola. Non che non fosse prevedibile, ma se ragioni su base triennale, e dopo un anno sei costretto a vincoli limitanti, quantomeno devi cercare l'aggiornamento per evitare che l'applicazione si apra senza intoppi. L'intoppo lo ha creato anche la mancata crescita della squadra, da ricercare non solo nei calciatori di secondo e terzo piano, ma soprattutto nella parte di squadra che costituisce la colonna portante, quella composta da senatori che guadagnano come se giocassero in una squadra che da anni non scende mai dal podio, e che invece nei fatti colleziona piazzamenti poco onorevoli da quattro anni.

La somma dei nuovi, recenti, accadimenti si è tradotta nella necessità di Mourinho di non restare pigro alla finestra pensando soltanto ai soldi garantiti da oltre un anno, restante, di contratto. Come spesso fanno i calciatori o molti suoi colleghi. Perché la smania del grande allenatore non va mai spacciata per capriccio. Va analizzata perché il grande allenatore vive nel futuro. E il futuro della Roma necessita (o necessitava) del famoso aggiornamento.

Che non passa attraverso l'intervista che la Gazzetta dello Sport, nella persona di Andrea Di Caro, ha realizzato con il manager Tiago Pinto. Perché Pinto ha detto cose che Mourinho sapeva già. Quindi si deve ragionare sull'opportunità di rilasciarla a ridosso del ritorno del campionato, avendo potuto disporre di quasi due mesi di nulla, a causa della stop per il Mondiale, per toccare certi temi che pubblicamente non fanno comodo alla Roma. Non che i calciatori si facciano influenzare dalle parole dei dirigenti, ammesso che sappiano che hanno parlato. Ma l'armonia quasi da libro cuore da un po' di tempo si è spezzata, ora ci sono arrivati tutti a capirlo. Per i motivi di cui, con cognizione di causa, parlavamo e scrivevamo da ottobre.

Cui prodest? A chi giova? Immaginiamo scenari, senza fantasticare. Perché i paletti di Nyon non sono un optional, sono la testata del motore, a meno che la direzione sportiva non sia dotata di super ingegno al punto tale da andare oltre i condizionamenti svizzeri. Ma alla luce dei fatti degli ultimi due anni, i super poteri se ci fossero sarebbero invisibili.

Quindi, gli scenari. Mourinho e la Roma. Tre anni di contratto. Il primo porta subito la grande gioia. Il trofeo. Internazionale. La Roma di Mourinho entra nella storia. Mourinho rarità, uno dei cinque allenatori della Roma, con Liedholm, Bianchi, Capello e , ad avere vinto negli ultimi cinquanta anni. L'unico ad avere vinto un trofeo internazionale. Busto al Pincio. In più, con lui, la Roma lancia in orbita ragazzini come se piovessero. Zalewski e Tahirovic, Volpato e Felix e Bove. La linea verde con il tecnico che, per luoghi comuni da falso storico, molti pensavano che mai potesse lavorare con gli under 21. Trofeo e sostenibilità. What else?

Dall'altra parte il club, o meglio la proprietà, che Mourinho lo ha messo sotto contratto, che nei limiti del possibile gli ha comprato e ingaggiato Abraham e Matic, Dybala e Wijnaldum e Belotti. Due anni su tre, un capitolo di storia indelebile, più tutto quello che può ancora venire da qua a maggio. Che, chiariamolo, anche se portasse altri trofei o piazzamenti da , non significherebbe in automatico che si va avanti "come da contratto".

Quindi? Testa o croce? No. Programmi da rivedere, ammesso che ci sia tempo e soprattutto che ci siano soluzioni. E prese di posizione da rivedere, perché se l'intervista a Pinto dal punto di vista giornalistico è un colpo notevole, sotto il profilo dell'utilità in questo frangente temporale lasciamo stare. Solleva polvere. Laddove oltre a evidenziare i condizionamenti a cui deve sottostare il club, diventa, per le risposte, una vetrina per il dirigente, che rimarca la bravura nell'abbassamento dell'età media e del monte ingaggi. Pinto che fa cose.

Quindi, monito: continuare a cercare autocritica negli allenatori, che raramente ammettono proprie responsabilità quando le cose vanno male, diventa pretestuoso dal momento in cui scopriamo che lo stesso fanno i dirigenti, perché manco loro ammettono mai di avere sbagliato. E se la Roma ha pochissimi giocatori con un buon mercato, è anche perché sono stati fatte operazioni sbagliate, sia nello scegliere alcuni acquisti, sia nel blindare fino a rendere invendibili determinati calciatori. E se non si possono mettere soldi sul mercato per via del fair play finanziario, ed è quasi impossibile produrne attraverso le cessioni, se non stiamo in un cul de sac poco ci manca. Quindi, impariamo a non fermarci ad analizzare soltanto ciò che ci presenta la superficie. Non fossilizziamoci su Frattesi, Nazionale portoghese, caso Karsdorp e minutaglie varie. Perché faremmo come tutti gli altri. Sceglieremmo la via più facile. Quella dei like facili. La via della banalità.

In the box - @augustociardi