Roma-Mourinho: passato, presente e futuro

21/12/2022 alle 11:50.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Tre anni di fila al Chelsea, dal 2004. Tre anni di fila al , dal 2010. Jose Mourinho nella sua straordinaria carriera non è mai stato più di tre anni consecutivi sulla stessa panchina. Non è un'eccezione nel panorama degli allenatori. Anzi. Sono semmai rare le storie sui tecnici che mettono radici. Quando si parla di Mourinho, per natura e importanza del portoghese, tutto si accentua, tutto si amplifica. Fino a un mese e mezzo fa per quasi tutti sembrava impensabile che lui e la Roma dovessero aggiornarsi sui possibili, eventuali, piani futuri. Ne parlammo a ottobre. Fra lo stupore e l'incredulità di molti, e la solita solfa di chi pensa che ci siano sempre interessi personali o secondi fini quando si propongono temi per cui, invece, basterebbe conoscere i protagonisti, non necessariamente in modo diretto, per trarre spunti che sistematicamente nelle settimane successive determinano questioni che diventano di dominio pubblico, che fanno parlare. Che dividono. E che spesso producono teorie inverosimili.

Riavvolgiamo il nastro. Mourinho sposa la Roma a maggio del 2021. Venti giorni prima, chi ne parlava veniva tacciato di darci troppo dentro con l'alcol, di vaneggiare. In sintesi, chi parlava di Mourinho che avrebbe accettato la Roma se la Roma si fosse fatta sotto con un progetto che sartorialmente si cuciva sulle sue rinnovate volontà e necessità, si beccava il più classico dei "ma che cazzo stai a di'?!", con risate e sberleffi annessi. Amen. Viene Mourinho e di colpo chiunque sa tutto di lui, mosse e reazioni, c'è chi spiffera millantando, escono libri, si fanno abbuffate di inflazionate docuserie in streaming, si cercano persone che lo conoscono per avere pezze d'appoggio, notizie di seconda mano per avere un presunto punto di contatto. Mourinho sposa la Roma e il suo progetto, che la prima estate, col fair play finanziario in freezer, comporta una spesa notevole per la campagna acquisti. In campionato arriva il solito sesto posto, tipico di una squadra composta da calciatori che, tolta la splendida vittoria europea, in Serie A godono di una fama ingiustificata se si osservano i piazzamenti degli ultimi quattro anni. E che infatti, tornati da Tirana, hanno ripreso subito il passo lento e monotono di sempre.

Non è dato sapere se il club si sia pentito di avere chiuso le porte del mercato in uscita in queste tre estati, ma poniamoci anche la domanda: quanti club si sono fatti sotto nelle ultime stagioni per portarsi a casa Zaniolo, Pellegrini, Mancini, Spinazzola e Cristante? Risposta facile. Estate 2022, Mourinho confida nel fattore consapevolezza: buona intelaiatura di squadra a cui aggiungere prestiti e parametri zero stellati. Aggiungendo, appunto, la consapevolezza acquisita vincendo un trofeo, la conseguenza doveva essere il salto di qualità immediato, naturale, per salire di livello. Finora, non c'è stato nulla di tutto ciò. C'è tempo? Certo, ma i primi tre mesi sono stati spesi male. Si fatica. Tra infortuni, sconfitte evitabili e inserimento dei nuovi nello spogliatoio non sempre automatico, non sempre agevole. La classifica non è drammatica, ma le ultime partite pre mondiali sono tragicomiche.

Arriviamo ai giorni nostri. Oggi molti capiscono, con ritardo, che non è scontato che Mourinho rimanga il terzo anno. E la panchina del Portogallo c'entra relativamente. Piacerebbe in patria, ovvio, ma quando la nazionale del suo Paese cambia selezionatore, il nome di Mourinho sarà sempre in cima alla lista. Ma lasciamo stare Portogallo, Newcastle e . Mourinho e la Roma si separerebbero soltanto se le strade non convergessero nella stessa direzione. E se ciò accadesse, non sarebbe per scarsa volontà di una delle due parti. Quest'anno il fair play finanziario, nuova versione, è uscito dal freezer, e la Roma già ha iniziato a farci i conti.

Ipotizziamo che si decidesse di cambiare l'ossatura della squadra perché Mourinho ha capito che anche i senatori più di tanto non possono aggiungere, perché hanno già dato buca al primo appuntamento col salto di qualità. Ipotizziamo. Non essendo possibile mettere sul mercato centinaia di milioni di euro, bisognerebbe vendere e poi investire l'incasso. E qui arriva il difficile. Perché molti senatori della Roma hanno contratti che sembrano vitalizi e stipendi da squadra che non scende mai dal podio, mentre nei fatti, fino a oggi, per la Roma da anni il podio è un miraggio. Chi li compra? A quali cifre? Ecco perché da ottobre abbiamo iniziato a parlare di riflessioni sul futuro, che non significa affatto che Mourinho "accannerà la Roma", ma soltanto che i proprietari e lui troveranno opportuno, da uomini di impresa che vivono il presente programmando il futuro, fare un giro di ricognizione in sala riunioni per capire se sia possibile, per esempio, cambiare strategia di mercato per modificare in modo marcato la squadra, non limitandosi soltanto a inserire perle nel filo della collana. E questo è un nodo da sciogliere, conoscendo i paletti fissati a Nyon. Perché le direttive UEFA sono una discriminante. Hanno cambiato gli scenari futuri, non soltanto alla Roma. Impongono un condizionamento che può mutare il corso della programmazione, che impone la ricerca di nuove strade.

Facciamo un piccolo passo indietro. Dopo la sconfitta nel derby, Mourinho ha usato se stesso come esempio per ricordare che se si fosse mentalmente seduto sentendosi appagato dopo il triplete, avrebbe smesso di allenare ai massimi livelli nel 2010. Non è difficile capire a chi fosse rivolto il messaggio. Ecco perché le lusinghe della federazione portoghese lo inorgogliscono, ma non sono oggi il pensiero fisso nella sua testa. Così come non lo sarebbe una proposta del Newcastle e neanche una telefonata di Florentino Perez, che come raccontammo un anno fa era già arrivata, ma prima dell'esonero al Tottenham e parecchio prima del contatto con Friedkin. Insomma, la Roma è a un bivio, e come sempre nella vita saranno i risultati a scrivere il futuro. C'è un altro anno di contratto, Mourinho a Roma sta benissimo, è un'esperienza che lo stimola, non è venuto a svernare, e le sue incazzature, quando le cose non vanno come vorrebbe, lo testimoniano.

Per questo non ci meraviglieremmo se un giorno di questi ci svegliassimo con la notizia della firma sul rinnovo, ma è più che logico guardare anche oltre, come fa lui su , per evitare di restare spiazzati, che non significa pensare al mercato di gennaio. Il possibile scambio Karsdorp-De Sciglio è ordinaria amministrazione, è contorno. Le questioni da prendere in esame riguardano il 2023-24, per capire come e se sia possibile intervenire. Perché, e torniamo alla Nazionale portoghese, o anche al Newcastle e al , le lusinghe diventerebbero sirene soltanto nel caso in cui ci si rendesse conto che la Roma non è nelle condizioni di muovere il passo verso la crescita definitiva, come da programma triennale, perché il muro del fair play finanziario crea più ostacoli del previsto. Club e Mourinho sapevano che l'UEFA sarebbe tornata alla carica, non erano impreparati. E contavano, oltre che sugli ottimi innesti estivi, sulla crescita del nucleo storico della squadra, sullo zoccolo duro della rosa. Che finora non si è registrata. Fra due settimane si riparte. Con un paradosso. Visto il quadro della situazione, il progetto triennale con Mourinho dipende più dai calciatori presenti che da quelli eventualmente da acquistare. Se arriverà la svolta in campo, sarà tutto molto più semplice.

In the box - @augustociardi

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