LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Roma-Napoli è già stata giocata, sui social, in tv, nelle radio. Come è normale e giusto per un match atteso per tante ragioni. Una settimana scarsa, dalla vittoria della Roma a Genova, per immaginare la super partita di domenica, condita come al solito con troppo amarcord. Fateci caso, appena si entra nell'orbita della sfida che contrappone la quarta alla prima, arriva quello che ti racconta, dando la sua versione, la vicenda Totti-Spalletti come se la stesse svelando al mondo per la prima volta. "ti dico io come sono andate realmente le cose". Fatima: la serie.
E poco importa se sia tottiano o spallettiano, assumerà tono e postura rigorosi e di presunta autorevolezza. Una rottura di palle senza fine. Perché poco importa persino che Roma-Napoli di quest'anno faccia respirare aria rarefatta. Che potrebbe consentire alla Roma di portarsi a meno uno dal Napoli superstar di oggi, o allo stesso Napoli di infilare la terza vittoria in trasferta contro una big, dopo avere fatto fuori la Lazio e il Milan. Totti contro Spalletti. La guerra dei mondi. Laddove si vince poco, domineranno gli spinoff.
Verrebbe da sperare che quantomeno ci sia col passare del tempo meno trasporto e meno sacralità, anche perché è certificato che laddove si reitera l'amarcord, si trascura il presente. Ed è un peccato, perché Roma e Napoli possono già quest'anno aggiornare le rispettive storie, spesso ricche di contorni più o meno sfiziosi ma scarne di portate principali. Mourinho e Spalletti, mondi diversi, categorie diverse, bacheche oscenamente diverse, rappresentano uno il Gotha del calcio mondiale, l'altro uno dei migliori allenatori italiani degli ultimi venti anni. Che sanno ottenere risultati mostrando agli estremisti la possibilità di farlo attraverso strade diverse. Perché non necessariamente hanno ragione quelli che bestemmiano appena vedono un'azione che parte dal basso, o quelli che al contrario brindano alla resuscitata erezione perché il loro film porno è un gol figlio di diciotto tocchi consecutivi, dal portiere al centravanti che appoggia in rete a un metro dalla linea di porta.
Spesso estremista fa rima con ottuso. Mourinho e Spalletti non hanno perso tempo a teorizzare un'idea, sono diventati forti mostrandone la bontà. Perché, come per la patente dopo i quiz arriva la pratica, con l'ingegnere appollaiato sul sedile posteriore pronto a giudicare il cambio marcia e la svolta all'incrocio, nel calcio c'è sempre la verifica del campo.
Mourinho ha iniziato a superarle in Europa nel 2002, vincendo premi e trofei. Spalletti, il tecnico della Serie A più longevo, visto che iniziò a Empoli nel 1997, può raccontare di gavetta e di campi toscani di periferia, di crescita di squadre e calciatori e trofei, a Roma, che valgono doppio. Una gran bella partita. Due signori allenatori. Una classifica che sorride a entrambi. Due prospettive radiose. Un'attesa succulenta. Fino a quando non ti batte sulla spalla il solito onniscente che ti stacca dal presente per svelarti "te lo dico io come so' andate le cose fra Totti e Spalletti". Sipario.
In the box - @augustociardi75