Oltre la tattica

13/09/2022 alle 11:37.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Nel campionato delle splendide imperfezioni (non quelle arbitrali, le loro sono obbrobriose e inaccettabili), non è automatico che vinca chi disegna la tattica migliore in campo. A oggi, dando per assodato che Milan, e Atalanta siano le squadre con maggiori idee calcistiche, si sta facendo strada una componente che non passa mai di moda. La differenza vergata dai grandi calciatori. Kvaratskhelia, Leao, Koopmeiners, Dybala, Vlahovic, Milinkovic-Savic. Con Lautaro che prova a cantare e portare la croce di un attacco interista privato per alcune settimane di Lukaku, l'uomo di ritorno chiamato, appunto, a rappresentare la differenza fra l' della scorsa stagione e quella l'attuale, che ha il compito di riportare a casa lo scudetto. Magie e costanza sotto porta. Oppure la differenza decentrata, sulla fascia, e per questo aggiungiamo Udogie, gioiello dell'Udinese rivelazione che da anni non mostrava calciatori così interessanti.

Partiamo dal terzetto che si divide il primo posto. A , San Giuntoli ha fatto il miracolo. Perso Insigne, ha regalato al Maradona i colpi geniali di uno sbarbatello smaliziato, che più degli attaccanti sublima il gioco orchestrato da Lobotka, Anguissa e Zielinski. Dribbling sulla fascia, accentramenti, assist e tiri di precisione chirurgica. In un mese ha già convinto, se non sparisce sarà l'arma fino a ieri segreta di un che affida a lui la rivoluzione generazionale. Nel Milan che attende De Ketelaere, c'è Leao che fa chiedere alla piazza rossonera come sia possibile che uno così giochi ancora in Serie A. Ancora. Per adesso. Perché difficilmente il nostro campionato anche la prossima stagione potrà permettersi uno che già oggi può stare nel roster offensivo delle principali squadre europee, con una valutazione di cartellino che rasenta già i cento milioni, e una richiesta di ingaggio che rischia di essere fuori portata persino nella Milano rilanciata.

In attesa, e nella speranza, dei numeri di Di Maria, la dipende totalmente dai colpi di Vlahovic, unica luce in un inizio di stagione più nero che bianco. La Lazio, oltre al bomber Immobile, ha in Milinkovic-Savic il calciatore fuori categoria. Così come l'Atalanta, rasa al suolo la generazione dei Papu Gomez e degli Ilicic, punta forte su Koopmeiners, e a distanza di un anno ci si chiede ancora come sia stato possibile che nessuna big storica abbia provato a portarselo a casa, visto che a centrocampo avrebbe fatto comodo a chiunque.

E poi c'è lui, la luce romanista. Paulo Dybala. Tecnica da numero uno della Serie A, tre gol in sei partite, assistenza perfetta per il partner di prima linea, intesa da affinare con il resto della squadra perché il rodaggio lo fanno anche le fuoriserie, capacità di ribaltare le partite. Paulo Dybala. Preso a parametro zero. A cifre di ingaggio che solo un paio di mesi prima era vietato anche soltanto sognare. Laddove non vai in porta col pallone a colpi di due tocchi, devi avere i Dybala. Uno può non bastare per vincere lo scudetto. Ma aiuta a vincere le partite perché a certe latitudini non sempre si è visto un calciatore così. Capofila dei frombolieri del campionato imperfetto ma affascinante, grazie anche ai lineamenti adolescenziali e ai tocchi deliziosi dell'argentino.

In the box - @augustociardi75

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