LR24 (AUGUSTO CIARDI) - C'era una volta la BBC. Pensavi alla Juventus e prima ancora che Tevez, Pirlo e Cristiano Ronaldo, l'attenzione era catturata da quel blocco monolitico tutto italiano composto da Barzagli, Bonucci e Chiellini, ai quali copriva le spalle Buffon. Due su tre hanno smesso, e forse non a caso i problemi bianconeri sono iniziati quando il muro difensivo ha iniziato a perdere mattoni. Prima Barzagli, poi Chiellini, che da tempo garantiva al massimo un part time causato dal logorio della vita calcistica moderna.
Eppure la Juventus ha speso tanti quattrini per garantire continuità alla fase difensiva, perché De Ligt doveva essere l'erede naturale dei granatieri. Ottanta milioni per tre campionati da buon difensore che al massimo ne vale una trentina, quindi i saluti, via al Bayern, ed ecco Bremer, cinquanta milioni per cercare di riallacciare il filo, invisibile considerando l'apporto della suggestione Rugani, mai esploso ma neanche mai accesosi, o dai giri immensi del mercato che hanno portato via in fretta Demiral. Insomma, rimane Bonucci, la chioccia, ma la Juventus non vanta più la difesa più rodata e longeva del campionato.
Idem il Napoli, che giocando a quattro, per anni ha contato su Albiol ma soprattutto su Koulibaly, la vera colonna della terza linea. Lo spagnolo per ragioni anagrafiche è da tempo tornato a casa. Dopo di lui Manolas, troppo poco settato sull'ambizione per diventare un punto fermo, e poi Rrahmani, buon mestierante, Juan Jesus e, infine, Kim, che raccoglie la pesantissima eredità del nuovo acquisto del Chelsea. Difesa rivoluzionata.
Nel Milan ha abdicato Romagnoli, che da tempo era capitano per definizione e non perché comandasse la squadra dal campo. A differenza di Juventus e Napoli, più o meno sempre in zona Champions, i rossoneri non possono certo vantare una coppia di difensori che gioca insieme da una vita perché negli anni, passando anche per Bonucci, a Milanello ci sono state le porte girevoli. Ora Tomori più Kalulu più il rientrante Kjaer rappresentano un'ottima garanzia.
C'è poi la Lazio, che in un solo colpo perde Luiz Felipe e soprattutto Acerbi, la vera colonna d'Ercole delle ultime stagioni, per un addio pieno di rancori e livori. Si ricomincia da capo, con Romagnoli e Casale.
E se l'Atalanta coi calciatori intercambiabili difficilmente paga dazio alle rotazioni e alle sostituzioni, possiamo registrare Roma e Inter al vertice della classifica di longevità dei pacchetti difensivi. 2017, 2018 e 2019. L'Inter che gioca a tre (come la Roma) ha messo dentro prima Skriniar, poi De Vrij, quindi Bastoni, che nei due anni precedenti l'arrivo andava a farsi le ossa per meritare il nerazzurro milanese. Una terza linea solida guidata però da Skriniar, il più forte di tutti, che fino all'ultimo istante di mercato potrebbe andare via per necessità economiche del club. Un punto interrogativo che turba Inzaghi.
Sonni tranquilli, invece, per Mourinho, che semmai può aspettarsi un'altra alternativa oltre a Kumbulla. Perché sa che i suoi difensori titolari, Mancini, Smalling e Ibanez, non se ne andranno. Per loro, sta iniziando la quarta stagione nella Roma. Mancini e Smalling arrivarono in estate, nel 2019. Era la prima stagione con Fonseca in panchina, il direttore sportivo era Petrachi. Mancini era già stato prenotato a gennaio. Sembra passato un secolo, il Covid non esisteva all'epoca neanche nei peggiori incubi. A inizio 2020 arrivò Ibanez dall'Atalanta, assieme a lui sbarcarono a Roma Villar e Carles Perez, appena ceduti. Pregi e difetti. Mancini e Ibanez fanno ancora i conti con dei raptus agonistici compensati dallo spirito di gruppo e dall'essere considerati due soldati di Mourinho. Smalling è il più forte ma ha bisticciato spesso con gli acciacchi, e quando manca si sente tanto la sua assenza. Nella Roma, in Serie A, 98 partite Mancini, 73 Smalling, 73 Ibanez. Si conoscono alla perfezione, giocano insieme, come i difensori dell'Inter, da più tempo rispetto a quelli alle altre big. Un segnale di continuità per un reparto in cui un difetto di comunicazione o un'incomprensione legata al dazio che si paga ai rodaggi, può risultare letale. Nella difesa della Roma non c'è un Samuel, uno Zago, un Vierchowod o un Aldair, ma tre ragazzi che oramai stanno insieme da una vita. Perché quattro stagioni sono quasi mezza carriera di un calciatore ad alti livelli.
In the box - @augustociardi75