LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se sono nati canali Telegram di disinformazione più che controinformazione, se note vocali in dialetti indecifrabili diventano virali viaggiando su un binario parallelo e inverosimile rispetto alla realtà, c'è un motivo. Che dovrebbe indurre a serie e ponderate riflessioni. La gente non si fida più dei canali istituzionali di informazione. Troppo facile giustificare l'attuale momento con la scusa che i social network hanno offerto possibilità a chiunque di dire la propria.
Negli ultimi quindici anni, da Facebook e Whatsapp siamo passati a Twitter e Twitch, persino Tik Tok viene sfruttato per la "divulgazione". Medici scomunicati, complottisti paranoici, strateghi esperti di geopolitica, presunti insider calcistici, bambini paonazzi con le guanciotte, chiunque si lancia nella speranza di fare proseliti e soldi. Premesso che i soldi li hanno fatti i visionari che per primi hanno visto nei social un mezzo per veicolarsi, e che tutti gli altri provano a darsi un tono serioso e autoreferenziale per racimolare briciole pecuniarie e di visibilità, risultando il più delle volte patetici, i fari vanno puntati sul motivo che ha indotto la massa ad andare oltre i canali soliti attraverso i quali poteva soddisfare la sua fame di notizie.
I grandi organi di informazione godono di sostegni giustamente elargiti dallo stato affinché possano fare al meglio il proprio mestiere. Ma i fatti, riscontrabili nelle vendite, parlano di crisi nera settoriale. E torniamo alle scuse facili. Internet prima, i social poi, hanno leso l'autorevolezza delle grandi testate. Pianto preventivo. Le cosiddette grandi testate hanno da anni imboccato una strada senza uscita. Hanno perso la fiducia dei clienti. Si sono vendute ai click (invece di gareggiare sul web con le nuove fonti di informazione, hanno riempito le home page di culi femminili), si sono fatte condizionare dagli accordi commerciali, hanno cavalcato unicamente l'onda dell'audience e praticato il tifo politico più fazioso, dimenticando il più delle volte la loro missione.
Dalla guerra alla pandemia, dalla politica al calcio. La sensazione sempre più forte è che per leggere una notizia "libera" si debba bazzicare unicamente i portali delle agenzie di stampa. Sui quotidiani c'è sempre più commento e sempre meno cronaca. In tv la guerra ha monopolizzato i palinsesti per tre mesi, nei salotti bene dei canali principali sono spuntati decine di espertoni che spiegavano tutto parlando però con la sciarpa del partito al collo. Poi la guerra televisivamente ha stancato e con nonchalance lo spazio in tv si è ridotto, nonostante il conflitto non fosse finito. Ma come? Le Maratone non erano un obbligo verso i telespettatori perché la terza guerra mondiale era imminente? Più o meno quanto accaduto col covid. Abbiamo passato le feste invernali nel terrore mediatico del contagio che di nuovo ci avrebbe raso al suolo. Stavamo quasi al Morirete tutti. Poi, magicamente, a metà gennaio in coincidenza con le elezioni per il presidente della repubblica, il Covid è stato relegato in terza fila, fino a scomparire dai radar. Succede per argomenti così seri, figuriamoci per il calcio.
Piuttosto che dividerci sulla veridicità delle voci su Cristiano alla Roma, così come tre anni fa su Guardiola alla Juventus, non sarebbe forse il caso di chiederci perché si dia credito a note vocali in cui si violenta l'italiano sparando date e dettagli? O perché imbarazzanti comunicatori ottengono risalto accendendo una webcam e sparando notizie a cazzo che attirano l'attenzione di centinaia di navigatori? Non sarà forse perché la credibilità delle notizie (?) diffuse dai grandi mass media sia scesa a livelli di altrettanto imbarazzo?
Perché per esempio in un calciomercato che finora ha ufficializzato tre parametri zero di ultratrentenni, Matic, Mkhitaryan e Onana (il correttore ha provato tre volte a cambiare il cognome in Obama per dare un tono decente a questa operazione), da un mese si continua a sparare in formato nove colonne nomi altisonanti come se la Serie A fosse l'Eldorado di venticinque anni fa quando le italiane potevano comprare chiunque? Ci si interroga sul motivo che magari induce i tifosi della Roma a cullare con leggerezza il sogno Cristiano, perché magari è stanco di leggere che fra la Roma e Zaniolo è guerra sanguinaria? Mentre magari ad altre latitudini le stesse testate hanno dipinto coi colori dei fiori i sanguinosi mancati introiti per calciatori big persi a parametro zero da Juventus e Milan? Che forse è meglio pensare che il ventinove giugno mentre smontano il palco di Cremonini, ne alzano un altro su cui salirà CR7, invece che sorbirsi pseudo notizie, spesso figlie di malizia indotta da livore e interessi personali, mascherate e spacciate per news?
Sarà forse che la gente non ha più fiducia nei mezzi di comunicazione? Che dalla loro torre d'avorio non percepiscono più la realtà che li circonda, novelli Maria Antonietta, che non si chiedono perché ogni giorno chiudono in Italia decine di edicole? Troppo facile scagliarsi con chi per gioco o mitomania condivide una nota audio. Troppo facile. Troppo difficile mettersi in discussione.
In the box - @augustociardi75