LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Siamo pieni di preconcetti. Sfoghiamo la rabbia frequentando i luoghi comuni più classici. Finale della neonata Europa Conference League, Tirana, 25 maggio 2022. La sede ospitante è stata scelta addirittura nel dicembre del 2020 (ma fino a dieci giorni fa nessuno si indignava), dall'ineffabile Uefa, che formalmente fa filtrare di volere portare il grande calcio nei Paesi che altrimenti difficilmente vedrebbero grande calcio. Basti guardare dove si sono giocate le recenti finali di Supercoppa. Formalmente.
La realtà disegna una strategia politica atta a raccattare consensi fra le nazioni del continente per rafforzare la propria posizione nel più classico dei giochi di potere. Il calcio è del popolo, dicono, ma al popolo tolgono la possibilità di vederlo dal vivo. Quest'anno a Tirana, il prossimo a Praga, in uno stadio ancora più piccolo. Può comprarseli, quelli dell'Uefa, chi non li conosce.
Nel frattempo, esigue scorte di biglietti per le finaliste. Roma si indigna, Rotterdam pure. La Roma li regala, il Feyenoord discute animatamente perché nessuno ha avvisato l'Olanda sulle tempistiche di messa in vendita di un secondo quantitativo di ticket. E poi gli hotel della capitale albanese che annullano prenotazioni già registrate perché fiutano il business e riscrivono i prezzi, e poi la paura che a Tirana arrivino decine e decine di migliaia di tifosi delle due squadre senza biglietto, e se la Roma e i suoi tifosi sono stati il più bello spot promozionale per la Conference League, per presenza, colore e voce negli stadi, il Feyenoord ha spesso esportato facinorosi male intenzionati appartenenti alle frange più estreme del tifo politicizzato. Avete presente i danni che fecero a Roma qualche anno fa in Europa League? Roba da educande. Le cronache aggiornate parlano di guerriglia urbana a Marsiglia, tanto per nominare l'ultima trasferta degli olandesi. Scene raccapriccianti.
Tirana come una bomba a orologeria per una serie di fattori. L'Uefa, ancora una volta, l'ha fatta grossa. L'Uefa. Non Tirana. Non il popolo albanese. Torniamo ai preconcetti di inizio considerazione. Siamo abituati a pensare che la civiltà sia propria soltanto della nostra nazione. Al massimo guardiamo con invidia o ammirazione i soliti Stati Uniti, o l'Inghilterra, tutt'al più la Francia e la Germania. Per il resto immaginando Paesi che neanche saremmo in grado di indicare sul mappamondo, abbiamo la presunzione ignorante di raccontarli come fossero terre da conquistare abitate da popoli da ammaestrare, istruire e sottomettere.
Se pensiamo ai Balcani crediamo di trovare strade bombardate, edifici sgarrupati, servizi inesistenti. Forse perché dimentichiamo che queste scene apocalittiche le viviamo ogni giorno nelle nostre città, il più delle volte condite da olezzi da immondizia accatastata e mai ritirata. Crediamo che l'Albania sia ancora quella terra addolorata che Gianni Amelio descrisse a inizio anni novanta girando Lamerica. All'epoca non c'era un telegiornale che non aprisse coi servizi sui disperati locali che saltavano su qualsiasi superficie galleggiante a motore, pur di scappare finalmente dall'oscurantismo di casa propria.
Sono passati trent'anni da quelle scene epocali. Ma la nostra spocchia ha cristallizzato il tempo. Che invece è trascorso in modo funzionale dalle loro parti. Sull'altra sponda dell'Adriatico sono rinate nazioni accoglienti, all'avanguardia, dove la gente e i dirigenti politici si sono rimboccati le maniche. Da nord a sud, da Lubiana in Slovenia a Tirana in Albania, se inforchiamo gli occhiali sconfiggendo la miopia classica degli ottusi presuntuosi, possiamo scoprire città gioiello e villaggi deliziosi, mezzi di trasporto impeccabili, strade pulite e senza voragini, linee internet avveniristiche e ricettività invidiabile.
Come dite? Gli albergatori di Tirana hanno portato alle stelle i prezzi delle stanze? Ok, allora provate a prenotare una singola a Milano durante la settimana della moda, e se riuscirete a trovare una materasso gonfiabile in un dormitorio da una dozzina di posti letto a cifre inferiori di trecento euro a notte, allora potrete fare la morale agli albanesi. Che nel frattempo, mentre noi facciamo ancora le battute sui barconi e gli scafisti, in questi trent'anni hanno saputo sfruttare la ritrovata democrazia e reso vivibile la loro terra.
In the box - @augustociardi75