La colpa delle coppe

08/05/2022 alle 11:58.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Togliamo di mezzo lo sfottò e la paura giustificata dei tifosi che riceverebbero un duro colpo se l'odiata Roma vincesse una coppa europea. Ci sta, è catalogabile nella natura delle cose. La loro prima condanna sono i giorni che stanno separando il passaggio del turno dalla finale di Tirana. Venti giorni in sospeso fra i tentativi di sminuire la Conference League e il terrore che dopo dodici anni sia la Roma, e sia ancora Mourinho, ad alzare una coppa.

Se la Lazio si apprestasse a vincere un trofeo, qualsiasi tifoso romanista rinnegherebbe i ragionamenti di sportività e penserebbe alla catastrofe. Idem i tifosi interisti quando sta per vincere il Milan o la , e via dicendo.

Macumbe, esorcismi, campagne denigratorie atte a ridurre la possibile impresa. Niente di anormale. Di ridicolo e insensato c'è altro. Il patetico snobismo degli organi di informazione nazionali, che per mesi hanno dato importanza soltanto alle leghe nobili, o meglio soltanto alla . Miopi nel vedere, e capire (ancora più complicato), che le italiane in coppa dei campioni sono delle povere vittime predestinate, oneste sparring partner, comparse goffe laddove un tempo da primattori rubavano la scena a chiunque.

Ma ai media italiani piace troppo scrivere che usciamo a testa alta, anche quando le avversarie ci trattano da esseri inferiori, concedendoci il contentino della onorevole sconfitta nei match di ritorno, a discorso qualificazione già archiviato. Perché non accettiamo il ridimensionamento che dura da un decennio, e ci chiediamo perché soltanto dopo le ennesime disfatte. Una noia mortale. La ripetitività dei gesti e delle esposizioni dei pensieri tipiche degli ottusi. Troppo complicato capire e accettare che il nostro habitat sono proprio Europa League e Conference League, che vincerle significa aumentare autostima e mentalità.

Ancora più avvilente l'atteggiamento delle società e degli allenatori. Quasi tutti. Laddove c'è uno dei tecnici più vincenti della storia, che dovrebbe essere da esempio massimo per come, seppur sbuffando, si sia calato con serietà in una competizione meno famosa, lui che ha vinto tutto ai massimi livelli, c'è un'orda di allenatori che ha vinto un quarantesimo di Mourinho e che rinnega gli impegni infrasettimanali. Lo scopo? Giustificare le disfatte, non assumersi le proprie responsabilità.

Sarri non è nuovo nell'esercitazione del pianto preventivo. "Senza le partite di coppa avremmo una media punti da ". La morte del calcio. L'allenatore di una squadra che in nella storia non ha mai visto una semifinale, che non vince un trofeo dal 1999, si permette di rifiutare tutto ciò che non è la . Qualcuno dovrebbe spiegargli che pure la coppa a cui lui ambisce si gioca a metà settimana. Qualcuno del suo club dovrebbe richiamarlo all'ordine perché i quasi quattro milioni di euro che guadagna li deve anche all'Europa League in cui la sua Lazio ha fatto la comparsa.

Ma Sarri era così anche a , usava le coppe per giustificare l'incapacità di gestione di una rosa che lui poi nei fatti vorrebbe composta da una quindicina di calciatori, portieri compresi. Peccato non abbia allenato negli anni settanta. Peccato che siamo nel 2022. Peccato che lui una Europa League l'abbia vinta e che quella coppa alzata col Chelsea gli ha permesso di avere quella meritata gloria che poi lo ha portato alla .

I club italiani, i media italiani, devono scendere in fretta da un piedistallo virtuale da dove credono di dominare il mondo. Siamo il calcio sbruffone, immotivatamente arrogante, incapace di produrre utili, di gestire coppe e campionato, siamo un calcio stantio che non è più competitivo, ed è anche molto stupido, perché esulta quando si esce dalle coppe considerate minori, salvo poi chiedersi perché. Siamo il calcio che nel giorno in cui una italiana raggiunge la finale di Conference League, in prima pagina relega l'avvenimento in un boxino in taglio basso, accanto alla pubblicità della pomata per le ragadi anali.

In the box - @augustociardi75

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