Come si cambia

21/04/2022 alle 15:53.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il calcio piace a tutti perché non sempre rende conto ai calcoli. Può scompaginare i piani, anche i più articolati. Puoi chiamarti e pensare che manchi soltanto Cristiano Ronaldo per vincere la , ma poi arriva lui e non vai oltre i quarti di finale. Puoi essere il Bayern Monaco e il Manchester City e dare per scontato che con Guardiola ti prenderai l'Europa, ma poi nel 2022 scopri che Guardiola non alza la coppa più importante da undici anni. E puoi essere la Roma, avere chiuso lo scorso campionato a cinque partite di distanza dal quarto posto, e scoprire di avere quasi azzerato le distanze un anno dopo, nonostante un fine autunno e un inizio anno solare terribili.

Ai primi di dicembre, l' scendeva a Roma per pasteggiare con la squadra di Mourinho, già spolpata da infortuni e squalifiche, trovando il piatto pronto e servito caldo. Cibo da fast food, una manciata di minuti per saziarsi. C'era ancora negli occhi la Roma che sbatteva il muso ogni volta che affrontava una squadra d'alta classifica. Andare a Bergamo, a Milano, a Torino, giocare il derby, equivale a una via crucis. La Roma andava a consegnarsi. Quasi si pregava che l'Atalanta avesse pietà e non infierisse.

Un girone asimmetrico dopo, il viaggio a Milano, contro la squadra che nel frattempo si è rilanciata nella corsa allo scudetto bis, non viene visto come il trasferimento dello sparring partner. Provate a chiedere a Inzaghi e agli interisti se sabato preferirebbero giocare con la Roma o con quasi qualsiasi altra squadra di Serie A.

Oggi le avversarie della Roma non hanno più la certezza che contro i giallorossi potranno contare su almeno cinque palle gol nitide, certe che prima o poi arriveranno quei lapsus mentali deleteri. Perché la squadra nel frattempo ha acquisito consapevolezza, carattere, tigna, identità di gioco, solidità, schemi che fanno aumentare notevolmente il numero dei gol belli. Una Roma tutta diversa. Che aveva bisogno di rodaggio. Che aveva bisogno dell'arte dialettica dura e cruda del suo allenatore, che spiazzando gli astanti ha sbattuto al muro i calciatori, per una selezione naturale che ha lasciato in vita quelli che hanno colto gli obiettivi di lavoro fissati da Mourinho, condividendoli.

Passa il tempo, cambiano le squadre. Spesso in peggio. A volte in meglio. Nel giro di poche settimane. A conferma che il calcio ammette calcoli ma non dipende necessariamente da essi. Soprattutto se scegli l'allenatore giusto.

In the box - @augustociardi75

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