Se la fiamma diventa flemma

14/03/2022 alle 12:02.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Mourinho e quella sensazione di stanchezza che neanche lui comprende, come se la partita di Conference League si fosse giocata domenica mattina. La Roma contro l'Udinese più che stanca è parsa pigra mentalmente. I buoni risultati ottenuti negli ultimi venti giorni, sembrano avere determinato nella squadra la convinzione che per diritto ottenuto si potesse vincere la quarta partita consecutiva per uno a zero. Che prima o poi la svolta positiva sarebbe arrivata. Facendo meno del minimo sindacale. Poi il brusco risveglio, suonato dalle incursioni a mille all'ora di Deulofeu e compagni. Da un lato nell'ultimo mese è cresciuta la consapevolezza nei propri mezzi che, in una marea di questioni da risolvere a fine stagione, permette ancora di competere per il quinto posto. Dall'altro lato la voglia inconscia di appoggiarsi troppo su quelle poche certezze consolidate. Diverso da un anno fa quando ci si rifugiò nel cammino in Europa, dimenticando di avvertire i tifosi che in funzione della coppa veniva abbandonato il campionato. Il colpo di coda di La Spezia e la splendida vittoria con l'Atalanta hanno forse alimentato la convinzione che pure a Udine sarebbe andata così. C'è voluto tanto per capire che la flemma della Dacia Arena fosse deleteria.

Andando nel dettaglio, a oggi diventa esercizio complicato convincersi che Pellegrini e Sergio Oliveira possano coesistere. Stesso passo, stesse reazioni di postura quando il pallone gli gira attorno. Fateci caso, mentre la palla circola nei loro pressi, Pellegrini e Oliveira fanno gli stessi movimenti del corpo, come se uno fosse il riflesso dell'altro davanti allo specchio. Per farli coesistere serve una squadra rodata e in grado di sopperire alle loro lacune dinamiche. Non (ancora) questa Roma. Che continua a non perdere ma che, classifica alla mano, non ha più a portata di tiro la . Si giocherà per il quinto posto. C'è l'Atalanta, con una partita in meno, che in campionato è molto più umana di un anno fa. C'è la Lazio che sta ingranando, ma che ha limiti di organico evidenti. E ci sarebbe ancora la (una partita in meno), più per demeriti altrui che per legittime ambizioni.

Postilla sui gol e sui cross. Urgono realizzazioni di quegli attaccanti che non si chiamano Abraham. Perché se non segna l'inglese non c'è mai traccia nei tabellini di Zaniolo, Shomurodov e compagnia. L'ultimo gol "alternativo" porta la firma di Zaniolo, a Empoli, ventitre gennaio, quasi due mesi fa. Quindi i cross: zero contro l'Udinese. Nella Roma che oramai a Karsdorp rinuncia quasi a passare il pallone, bisognerà studiare per il futuro qualcosa (aspettando il mercato) per ovviare a una mancanza che nel calcio moderno ti fa perdere una via di accesso alla porta avversaria. Quando l'area si riempie di maglie giallorosse, con la palla attiva, non si sfrutta mai il gioco aereo, che invece funziona se i cross partono da calcio d'angolo. È un peccato.

In the box - @augustociardi75