LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Cerchiamo di vedere l'anno nuovo come un'occasione. Le occasioni che vanno però sfruttate e prima ancora scovate. Quelle da sfruttare non richiedono troppi sforzi. Quelle da scovare prevedono intuito e intuizioni. Il calciomercato è un'occasione da sfruttare. C'è da sempre, sta lì, puntuale come il capodanno e celebrato come il Natale.
Nel calcio al tempo dell'indebitamento collettivo, non reggono più di tanto le giustificazioni legate alle difficoltà economiche, sta al talento dei dirigenti trovare la formula per reperire nuovi ingaggi, soprattutto nella stagione in cui sta per scadere il più alto numero di contratti di calciatori di livello di sempre. Effetto covid. Gennaio quindi diventa occasione doppia, perché si reperiscono calciatori più che validi giunti al passo di addio coi club proprietari dei cartellini. Serve (servirebbe o serviva) tempismo per chiudere anzitempo le operazioni, in modo da anticipare la concorrenza e per consegnare agli allenatori gli uomini giusti una volta individuate le emergenze. Se tutti hanno un problema, in questo caso economico, per paradosso nessuno ha problemi. Nel senso che armi a disposizione e armi nemiche, vengono distribuite democraticamente, e sono le stesse. Poi chiaro che il ricco avrà sempre strade più scorrevoli del povero, ma questo avviene pure in tempi normali, quindi questa sessione per paradosso si presenta esattamente come le altre, col vantaggio dell'imminente svincolo su scala mondiale di numerosissimi calciatori forti. E non c'è nessun riferimento a Mbappe o fenomeni simili. Si può (potrebbe o poteva) pescare bene anche fra gli "umani".
C'era poi un'altra occasione sotto gli occhi di tutti, ma va spiegata bene affinché il concetto non sia frainteso, con una premessa d'obbligo: nessuno può impedire la libertà di movimento, a meno che non sia imposta dallo stato d'emergenza. Due settimane di stop al campionato e fuga dall'Italia, come da tradizione. Sarebbe stato opportuno valutare la possibilità di riposarsi a casa, o era necessario prendere aerei, frequentare locali à la page, ossia affollati dalla "bella gente", fare trenini, e obbligarsi ai riti previsti dai luoghi comuni? Mentre lo scrivo mi taglierei i polpastrelli, perché trovo mostruoso fare le pulci alle decisioni altrui. Però quest'anno forse poteva essere sfruttata l'occasione presentata dalle circostanze, per evitare un'ulteriore esposizione al contagio rispetto alle tante che la quotidianità ci presenta.
La stagione professionale dei calciatori è atipica. Contagiandosi si salta quel numero di partite che rischiano di decidere un campionato. L'atipicità del loro lavoro non si può liquidare spiegandola con una normale sostituzione in caso di contagio, come accade in cantiere o in ufficio. Due partite possono decidere le sorti del lavoro di dieci mesi. E siccome in queste settimane ci si può contagiare anche soltanto scendendo le scale di casa per firmare e ritirare una raccomandata, forse è lecito chiedersi se fosse stato il caso di usare maggiore coscienza nello scegliere come e dove passare la settimana di vacanza. Il tempo per agitare tovaglioli sporchi di sugo e di salse da carne alla brace cantando maracaibo mare forza nove non sarebbe mancato nei mesi a venire.
In the box - @augustociardi75