LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il giorno dopo viene da ridere il doppio. Perché il sapore della partita perfetta ce l'hai ancora in bocca, e perché le chiavi di lettura di alcune presunte autorevoli fonti di informazione sembrano copioni mal recitati di commediole scollacciate di inizio anni ottanta. La roboante vittoria della Roma, laddove nessuno negli ultimi cinque anni aveva mai imposto all'Atalanta una simile differenza di gol, si riduce nei titoli alla sgradevole e inopportuna polemica creata da Gasperini, cavalcata fantasiosamente da chi cerca la shitstorm per restare in vita.
E così l'impresa di una squadra che per molti andava a Bergamo da vittima predestinata, sparisce. Perché l'informazione e il commento oggi sfociano nella mera provocazione per attirare attenzione. La cronaca e i fatti da commentare vengono sfruttati per creare uno spinoff nel tentativo di avere risalto mediatico. Esce la serie di Zerocalcare, e per una settimana si parla soltanto di chi lancia l'amo della polemica sui dialetti. Che permette di tirare su migliaia di pesci che abboccano. E il gioco è fatto. Funziona così. Triste. Ma funziona così. I quotidiani non vendono più, e la scusa più semplice è l'effetto delle notizie sul web che bruciano sul tempo la carta stampata. Zero autocritica, vietato parlare della qualità discutibile del prodotto che si vende. Quindi si corre ai ripari. Ieri erano i gadget in allegato per fare cassa, tipo i cacciabombardieri da costruire grazie alle uscite settimanali da sette euro e novanta, oggi sono i dati che gli uffici commerciali portano agli sponsor: retweet, like, numero di risposte ai post, non potendo più contare sugli incassi. E come ottieni questi dati? Facendo parlare di te, bene o male, purché se ne parli. In politica come nello sport. Ci sono quotidiani che ti ricordi che esistono soltanto perché fanno i titoloni contro i "negri" che sbarcano in Sicilia. Poi la copia in edicola non la compra comunque nessuno, ma il nome della testata circola.
In piccolo, per lo sport, per il calcio, attirare attenzione significa magari dedicare le nove colonne al fantomatico calciomercato della big, oppure provocare reazioni stravolgendo la realtà, inventandone una parallela. Alla fine la Roma la vittoria l'ha rubata: questo potrebbe pensare l'appassionato che non ha fatto in tempo a vedere la partita. Il calcio crea sempre di più rapporti ambigui fra club e organi di informazione. Ambigui perché questi ultimi non ti daranno mai più la sensazione di essere totalmente svincolati dai condizionamenti, nel momento in cui si creano partnership commerciali. Per i diritti televisivi e per le esclusive. Come se non bastasse l'atavico fascino che esercitano i club più potenti e blasonati. Ieri la Roma ha giocato una partita esemplare. Da ieri in vetta alle tendenze dei social non ci sono però Abraham, Zaniolo, Smalling e Mourinho ma Gasperini, e i nomi di alcune testate che hanno sfruttato la sconclusionata verbosità dell'allenatore atalantino per servire ai meno attenti il pass per quel mondo parallelo necessario per avere visibilità, che per ora consente di sopravvivere. Vittorio Sgarbi a fine anni ottanta a Telemike da Mike Bongiorno creò un filone che nei decenni successivi è stato pateticamente scimmiottato. Il personaggio del bastian contrario, dell'anti. Lui però, all'epoca, basava le sue spiazzanti e originali teorie su una cultura personale impareggiabile. Oggi nell'era della superficialità basta negare l'evidenza, o fare casino, o dire cazzate. Quindi in piena pandemia, Enrico Montesano farà notizia non per le acclarate qualità di attore, ma per le sue teorie su virus e vaccini. Quindi nel giorno in cui si è vista forse per la prima volta la Roma come la immaginava Mourinho, la scena viene rubata da chi spalleggia Gasperini, e da chi non ha alimentato il contraddittorio mentre scaricava su arbitro var le colpe di una sconfitta causata dalla magistrale prova della Roma e dai suoi evidenti errori commessi nel preparare e nel gestire la partita. E si ride il doppio.
In the box - @augustociardi75