LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il giorno dopo Milan-Atletico, l'Italia dei giornali si strinse a corte, digrignando i denti davanti all'arbitro Čakir, all'Uefa. Eran pronti alla morte pur di difendere l'Italica compagine. Commovente. Nostalgica. Indignazione, dossier, voglia di ribaltare scrivanie.
Il giorno dopo Sassuolo-Inter, giusto qualche cenno all'obbrobrio di Pairetto che danneggia il Sassuolo, persino qualche tentativo di ribaltare la storia della partita: a guardarlo bene, per qualcuno, era stato Defrel a cercare il braccio (e la gamba) di Handanovic. Solita storia, solita solfa. Motivi di cassetta, si diceva un tempo. Quelli che confermano come forse la giustizia sia uguale per tutti, ma in tribunale. Forse. Sicuramente non (sempre) nei media. Tantomeno negli uffici dove le enormi terga che occupano le poltrone che contano hanno sempre lo stesso atteggiamento, perché in fondo coloro che vi si accomodano sono sempre gli stessi.
E allora benvengano, e che rimangano impuniti, i cori sulla mamma di Zaniolo, ma mi raccomando controlliamo se l'inno della Roma venga irradiato all'Olimpico prima che entrino in campo le squadre. Hai visto mai che condizioni la partita? Hai visto mai che tolga spazio in palinsesto a quella meravigliosa sinfonia commissionata, pensata e messa sullo spartito che accompagna le squadre in campo? Non piagnistei, ma dati di fatto. Quando il già citato Čakir vergognosamente eliminava la Roma dalla Champions League, nei titoli si parlava soltanto dell'eliminazione e poi, in fondo a destra, come i cessi, il boxino "Ma la Roma protesta". Come il Sassuolo, che protesta. Sia mai schierarsi se si tratta di affari interni. In un boxino, perché le nove colonne sono per la celebrazione dell'Inter. Il fascino, e la subordinazione che scaturisce, del potere.
Il "gestaccio" di Zaniolo gli costa la nazionale, nonostante la diplomazia dialettica di Mancini. Il dito medio alto di altri calciatori passa e si dimentica. Non si dimentica l'ammonizione di Rapuano a Pellegrini. I dettagli sono importanti. Ai dettagli questa Roma sta attenta. Perché quando le pagine si fanno patinate, quando le grandi e medio e piccole firme vergano pagine nazionali o quando i faccioni vanno nelle grandi emittenti, le dinamiche sono sempre le stesse. Ricordate il nauseante refrain dei favori e dei torti arbitrali che a fine stagione si compensano? Ecco. L'input è quello. Poi però la Roma eliminata da Čakir "si lamenta", mentre il Milan che dallo stesso arbitro subisce lo stesso trattamento, diventa la squadra da difendere fino quasi al punto da chiedere che il Paese esca dall'Unione europea.
Avremmo potuto scrivere di cinque vittorie in sette partite, di un Pellegrini mortifero e di un Abraham straripante, dei colpi di genio di Mkhitaryan, della crescita di condizione di Zaniolo e delle risposte in campo di Darboe. Ma parla la classifica. La Roma dopo tre anni di oscurantismo deve provare a tornare in Champions League, e dopo sette partite là sta. Con tre punti di vantaggio sulla quinta. Meglio rompere le scatole quando le cose vanno bene.
In the box - @augustociardi