LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se togliessimo la Roma dalla sessione estiva del calciomercato, si parlerebbe della Serie A soltanto per la fuga di campioni. Abbiamo salutato il portiere più forte degli Europei, uno dei tre migliori esterni destri al mondo e il calciatore più forte dell'ultima stagione. Via Donnarumma, via Hakimi, ciao Lukaku, via anche il fresco campione del Sudamerica De Paul, vanno ad arricchire PSG, Chelsea e Atletico Madrid.
Se la Roma partecipasse alla Jupiler League o alla Bundesliga austriaca, i "colpi" a effetto della Serie A sarebbero gli ultratrentacinquenni Dzeko e Giroud, il protagonista dell'operazione più chiacchierata dell'estate, Locatelli, e l'ottimo portiere Maignan, che però va a raccogliere l'eredità del campione d'Europa volato a Parigi. Con un asterisco sul neo fiorentino Nico Gonzalez, esterno d'attacco che a occhio in carriera potrebbe avere forse più successo da mezzala, per fisico, tempi di inserimento e progressione, uno da tenere d'occhio, che tra l'altro sarà il primo avversario della Roma in campionato.
Perché in fondo la Roma gioca in Serie A ed è l'assoluta protagonista di un mercato che ha rubato l'occhio soprattutto a maggio e giugno, quando il nostro campionato ha sparato i fuochi d'artificio per gli allenatori, riportando in panchina Mourinho, Allegri, Sarri, Spalletti, pur perdendo Conte. A differenza delle altre la Roma ha seguito il fil rouge del cambio di marcia mettendo in piedi una campagna acquisti notevole, arrivando a spendere ciò che in Europa in pochi si sono potuti permettere. Oltre 90 milioni di euro di impegni in una sessione in cui, fatto salvo i soliti noti, fiancheggiati dal capo dell'uefa (volutamente sono state usate le minuscole), tutti hanno fatto i conti coi conti, quasi da bancarotta.
Come fa la Roma con tutti quei debiti a permettersi certe spese? Urlano gli stolti che evidentemente hanno poca dimestichezza anche con le più elementari regole dell'economia domestica. Basterebbe conoscere qualche basilare concetto finanziario, non serve essere dottori commercialisti, quindi diventa superfluo spiegare. Annoieremmo. Badiamo al sodo.
L'Inter campione d'Italia prende Dumfries, Calhanoglu e Dzeko, salutando Hakimi, purtroppo Eriksen e Lukaku. Buoni giocatori in entrata, che però raccolgono eredità pesantissime, come quella di Conte, sostituito da Inzaghi. Due passi indietro per una rosa che perde valore, pur mantenendo alto il livello di competitività. Il Milan ha preso un ottimo portiere e una punta esperta, ha aggiunto il jolly Florenzi e si è adoperato per completare le operazioni felici iniziate un anno fa, per Diaz e Tomori: i rossoneri si consolidano ma non fanno il salto di qualità. Quello che la Juventus cerca con il migliore allenatore italiano, Allegri, che si regala Locatelli. Basterà? La sensazione è che il centrocampo bianconero continui a mancare di peso e fosforo. Kaio Jorge andrà valutato, forse, fra due anni. L'Atalanta, se non perde Zapata, batte la strada della continuità. Acquisti mirati, Musso e Demiral, cessione da mille e una notte (Romero a 50 milioni acquistato dal "geniale" Paratici che lo aveva venduto per 16 milioni). Il Napoli si rafforza con Juan Jesus, che con tutto il rispetto è l'emblema di come pure chi ha sempre avuto bilanci virtuosi non riesca a salire di livello se non entra in Champions League. E ciò dovrebbe fare riflettere, allargando la considerazione pure alla Lazio, che ha faticato persino a depositare il rinnovo di Radu, limitandosi a riportare in Italia Felipe Anderson e a ingaggiare Hysaj.
Un calciomercato povero, per club con l'acqua alla gola, gestiti coi piedi da proprietari e dirigenti che piangono miseria ma non fanno mai un esame di coscienza. Ben supportati dai grandi mass media che più che analizzare con una critica costruttiva il nostro calcio, lo spalleggiano quando c'è da chiedere sguaiatamente sostegno al Governo. La Roma nel frattempo si è rimboccata le maniche, ha trovato un main sponsor a condizioni economiche da applausi, e ha raggiunto intese impegnando decine di milioni di euro seguendo i dettami del suo allenatore. Insomma la Roma quest'anno sembra tutto fuorché una società italiana.
In the box - @augustociardi