LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Chi siamo noi per descrivere ciò che è stato? O per ricordare cosa abbia rappresentato? Ognuno di noi, semmai, può raccontare come lo ha vissuto, come lo ha percepito. Maradona ha fatto per Napoli, in modo più fragoroso, ciò che quattro anni prima fece Falcao per la Roma. Ha cambiato il senso di percezione delle cose. Ha indicato la via. Falcao da stratega, Maradona da esecutore illuminato. Falcao Oscar come migliore regista, Maradona Oscar come migliore attore protagonista. Entrambi hanno vinto lo scudetto al terzo tentativo. Una specie di passaggio di consegne fra città che il più delle volte hanno visto vincere gli altri. E allora la Roma piano piano calava, e il Napoli velocemente saliva, sempre nel nome delle sfide al nord, con la Juventus che veniva sostituita da Milan e Inter, che furono le grandi avversarie di Maradona. Succedeva quindi che la Roma, rientrata nei ranghi, affrontasse il Napoli di Maradona in fase di lancio. E per chi all'epoca aveva poco più che dieci anni (l'età i cui ricordi calcistici si fanno indelebili, fateci caso, a distanza di decenni rimangono impressi molto più dei ricordi recenti), subire gol dal più forte di tutti non era motivo di rabbia. "M'ha segnato Maradona", era la consolatoria frase per farsene una ragione. O almeno provarci. Accadde la prima volta a fine settembre 1985, Eriksson si stava prendendo poco a poco la Roma, mix di giovani, Giannini, Tovalieri e Lucci, e senatori, Conti, Boniek e Cerezo. Segna il Cobra. Poi fallo su Bagni, rigore, e Maradona pareggia. Un anno dopo, a fine ottobre 1986, la Roma sgonfiata di Eriksson cade a inizio secondo tempo. Assist di Giordano, Maradona stoppa al volo e batte Tancredi sotto la nord, davanti a quindicimila napoletani, che si aggiungevano ai quarantacinquemila romanisti. Altri tempi. Due stagioni senza gol alla Roma del Diez, che ne fa tre nel 1989-90: il primo, per pareggiare il gol di Comi, lo realizza su rigore, al Flaminio. Il secondo e il terzo, a febbraio, al San Paolo, entrambi su rigore, finisce tre a uno dopo una magnifica punizione illusoria di Nela, gol numero settanta e settantuno in A per l'argentino. Cinque gol alla Roma, quattro su rigore, soltanto uno su azione. Nelle sfide al Napoli, se segnava Maradona la Roma non vinceva. E, davvero, per i poco più che bambini nati a metà anni settanta l'unica consolazione era proprio ripetere ad alta voce "m'ha segnato Maradona". E un po' ce la facevamo passare.
In the box - @augustociardi75