LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Paulo Fonseca è come gli adolescenti col telefono senza soldi. Sempre col credito esaurito. E con la voce guida che gli ricorda di passare alla cassa. Secondo le voci "di dentro", il credito dell'allenatore si avvicina allo zero durante la settimana, poi magari la Roma vince (è successo molto spesso negli ultimi tre mesi di calcio italiano, contando anche la passata stagione) e per Fonseca scatta una specie di SOS ricarica, che gli dà voce per un paio di giorni.
Poi si intensifica il traffico telefonico, le chiacchiere fanno correre il contatore, e gli oneri si addebitano sul conto del portoghese, una volta perché la sua Roma non convince e magari avrebbe bisogno di un tutor tattico, un'altra volta perché rilascia un'intervista. Caso strano. Qualunque cosa succeda, deve pagare lui. Eppure pesando i suoi primi quattordici mesi romanisti, Fonseca è in credito con la Roma molto più di quanto possa esserlo la Roma nei suoi confronti.
Per quanto non esente da colpe, ha allenato una squadra perennemente falcidiata dagli infortuni, ha vissuto un delicatissimo momento di passaggio di consegne societario, durante il quale chi pianificava la vendita del club lo ha lasciato letteralmente da solo, togliendo di mezzo a un certo punto persino il direttore sportivo che, al di là di quale rapporto avesse col tecnico, per definizione è l'uomo deputato a fare da raccordo fra gli amministrativi e la squadra.
E poi il mercato condotto da Fienga, l'unico dirigente rimasto, che candidamente (pure troppo) ha ammesso di non essere un grande esperto di questioni calcistiche, che richiedono figure professionali specifiche. Fonseca che come tutta la Roma ha sbagliato clamorosamente la partita in Europa League col Siviglia, mentre nella coda dello scorso campionato aveva raddrizzato la barra rischiando in proprio, cambiando pelle tattica, escludendo in modo fermo calciatori che riteneva non fossero più utili alla causa. Fonseca che ha preparato la prima a Verona senza un solo attaccante di ruolo a disposizione (Dzeko era in panchina per fare numero), cosa mai vista a nessun livello negli ultimi quindici anni di calcio mondiale. Nonostante tutto si sono intensificate le chiacchiere, e il suo credito si è di nuovo assottigliato, maledetti telefoni bollenti, roba da hot line primi anni duemila, roba da lucchetto al telefono di casa. E poi la suggestione Allegri, nonostante la Roma giocasse nettamente meglio della Juventus e nonostante portasse a casa la vittoria di Udine.
Il suo credito sta finendo, all'orizzonte i fantasmi toscani, perché torna in auge il nome di Sarri. Pure quando la Roma ne fa cinque al Benevento. Colpa della teleselezione, delle interurbane, e delle chiamate internazionali perché bastano delle stereotipate risposte a un periodico portoghese per azzerarlo di nuovo, il credito. In esaurimento. Quasi non si veda l'ora di stracciare il contratto, non del gestore telefonico, ma di Fonseca, classico caso del creditore che diventa debitore. Alla lunga, se nessuno taglia il filo, oltre al credito si esaurirà il suo rapporto con la Roma. Cornette calde. Indigeste.
In the box - @augustociardi75