Se la Roma perdesse la memoria

17/08/2020 alle 22:13.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se Roma perdesse la memoria, ora che è iniziata l'era Friedkin, non correremmo il rischio di dover vivere i primissimi anni nel nome dei confronti con l’era . Così come per anni, e qualche strascico ce lo portiamo ancora dietro, si sono fatti confronti con l'epopea della famiglia Sensi. Al punto da riscrivere erroneamente la storia della Roma, mistificando la realtà, revisionando le ere antecedenti pur di rafforzare i propri concetti, mettendo per esempio nella bacheca di Ciarrapico una Coppa Italia mai vinta, pur di dimostrare che pure lui avesse conquistato qualcosa, litigando per lo stemma della squadra, sulla data di nascita, estrapolando frasi che decontestualizzate hanno foraggiato quasi un decennio di discussioni speciose.

Sarebbe bello mettere un punto. E valutare l’operato di chi arriva, criticandolo o lodandolo senza avere pietre di paragone. Per evitare di innescare quel circolo vizioso che in politica porta ad addossare le proprie responsabilità alle amministrazioni precedenti o che consente alle opposizioni di urlare che si stava meglio quando si stava peggio. Nessun appello affinché Friedkin possa lavorare in pace. I personaggi in vista trovano pace anche andando oltre l’assenza di consenso popolare. Nessun auspicio legato a una comunicazione di favore, perché i più grandi presidenti hanno dovuto e saputo superare ostacoli che sembravano insormontabili. L’augurio che Roma perda la memoria è legato alla necessità di non scadere nel chiacchiericcio più banale, che non serve a nulla, che non arricchisce ma divide, che non fa concentrare ma distrae.

Ciò che è stato è di dominio pubblico. Non serve rinfrescare la memoria. La Roma di Friedkin deve sistemare i conti e poi riportare il prima possibile un trofeo in bacheca. Cosa che è mancata ai predecessori. Perché è evidente che la Roma di con una Coppa Italia nella sala trofei, magari quella del 2013, non sarebbe stata così bistrattata. Ok, punto. Chi impegna tanti soldi in un club arriva preparato, ha studiato la materia. Saprà, si spera, circondarsi da persone competenti. Che non dovranno illustrargli il libri delle frasi consumate nella capitale da troppi anni a questa parte, frasi, espressioni, luoghi comuni, citazioni estrapolate, banali pure queste. Dal "rendere la Roma una regina" al "chi ha detto Aquilani" , dal "fucking idiots" al "te meriti Ciarrapico", fino al "pure Lotito ha vinto di più", e alle new entry " e Monchi volano in Europa e noi siamo comparse". e Monchi oggi incensati da chi ieri magari li vedeva come fumo negli occhi. Frasi figlie della massima “mai ‘na gioia”, il male dei mali, in cui la Roma piaciona ci sguazza, a forza di raccontarsi eventi passati di una storia che, in fondo, vincente non è mai stata. Roma, fatti un favore, perdi la memoria.

In the box - @augustociardi75

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