Crociate Romaniste

15/01/2020 alle 19:34.
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LR24 (MIRKO BUSSI) - La situazione iniziale sconvolta, le peripezie. Poi, almeno secondo lo schema classico, il lieto fine. In attesa che segua il terzo punto, per ora all’eroe romanista spettano i viaggi, ripetuti, nel primo e secondo capitolo. Più che peripezie, però, queste somigliano a crociate.

La prima: la lotta tattico-religiosa del suo allenatore. Per la quale non bastano soldati in marcia per una remunerativa ricompensa personale, piuttosto adepti infuocati dal desiderio di un risultato da raggiungere tramite un ideale calcistico. L’avversario non semplicemente da sconfiggere ma da possedere. Tra gli strumenti per dominare tempo, spazio e opponenti della partita c’è anche la costruzione dal basso. Quella maledettamente necessaria, quella che scatena la frana nella partita con la Juventus.

Perché Pau Lopez non libera l’animo di chi lo guarda sparigliando un pallone nei pressi della Madonnina che attonita assisteva all’autodistruzione? Perché il meccanismo, che già più volte in stagione ha smontato le strutture avversarie, prevede l’uscita da dietro che evapori le pressioni altrui o sciolga gli schieramenti più difensivi, oltre a fluidificare il successivo sviluppo. La perseveranza mostrata dopo il dannato errore di Veretout è il messaggio di maggior speranza di una squadra che necessita di frammenti di fondamentalismo per immergersi definitivamente in una proposta così totalizzante. Ripartiremo. Da dietro, ancora.

La seconda: la crociata dei crociati. Il freddo, il campo, la Lazio o banalmente il fato. La colpa o la reazione: tanto inutile, se non per chi è chiamato a dar risposte scientifiche sul tema, maciullarsi sulla prima piuttosto che destinarsi alla seconda. Zaniolo tornerà e riprenderà quell’azione fuori dal tempo e dalla logica per portarla a compimento. Perché Zaniolo, oggi più di ieri, ha le stimmate dell’eroe. Con scudo romanista, l'augurio.

La terza: i crociati di domani. L’occasione per cambiare il corso degli eventi passa di giovedì, appuntamento fissato alle 21.15, sui binari del ‘Tardini’. Freddo, campo e fato da lasciare sulla banchina, per arrivare alla fermata dei quarti di finale di un trofeo. “Il trofeo”, di cui quest’anno qualcuno ha avuto l’ardire di parlare. L’unico lieto fine possibile per dar senso ad infinite peripezie.

@MirkoBussi - In The Box